Finalmente vince la legalità!

È certamente giusto parlare oggi di «vittoria della legalità», seppur conquistata «dovendo mostrare i denti», di fronte al “lieto fine” della tormentata e lunga vicenda riguardante uno studente con grave disabilità di Ragusa. A dare la giusta svolta, condannando l’Azienda Sanitaria Provinciale della città siciliana e ristabilendo il diritto del giovane a un corretto trattamento sanitario, è arrivata infatti una Sentenza del Giudice del Lavoro

Ombra nera su sfondo bianco che fa il segno di vittoria con due ditaParla a buona ragione di «vittoria della legalità», Francesco Diomede, presidente della FINCOPP (Federazione Italiana Incontinenti e Disfunzioni del Pavimento Pelvico), pur conquistata «dovendo mostrare i denti»; e anche per il nostro giornale è un grande piacere poter raccontare ai Lettori il “lieto fine” della tormentata vicenda di lesione dei diritti di un giovane con disabilità, che avevamo denunciato già da qualche mese.

In sostanza, lo ricordiamo, tutto era partito dall’Istituto Galileo Ferraris di Ragusa, frequentato da un sedicenne affetto da una grave malformazione congenita della colonna vertebrale e del midollo spinale, la spina bifida, a causa della quale ha già dovuto subire ben nove interventi chirurgici. Il ragazzo non è autonomo, è deambulante in carrozzina e ha la necessità di effettuare il cateterismo vescicale intermittente per cinque volte al giorno, di cui una durante la ricreazione dell’orario scolastico.
A sottolineare con particolare forza il mancato rispetto dei diritti «sanciti e tutelati dalla Costituzione Italiana, dalla Legge 104/92, dalla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo e dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità», era stata appunto la FINCOPP, organizzazione aderente alla FISH, che in una nota aveva evidenziato la necessità, da parte del giovane, «di disporre a scuola di un infermiere competente, per effettuare durante la ricreazione il cateterismo vescicale intermittente, come più volte richiesto all’Azienda Sanitaria Provinciale di Ragusa, secondo la quale si sarebbe invece potuto procedere a operazioni quali il “cateterismo a sacca” (o “a dimora”) oppure l’“autocateterismo”, la prima delle quali con effetti letteralmente devastanti sulla persona [come si può leggere anche nel breve approfondimento in calce, N.d.R.], la seconda impossibile da eseguirsi, nelle condizioni fisiche di un giovane privo di stabilità ed equilibrio. Il tutto testato da fior di specialisti, chiamati a produrre relazioni e consulenze».
In un “balletto”, quindi, di ricorsi e sentenze, alla fine il Tribunale di Ragusa aveva deciso di confermare una sua precedente Ordinanza, che aveva previsto il “cateterismo a sacca” durante l’orario scolastico, «in netto contrasto – secondo la FINCOPP – con la logica e la coerenza».

Ebbene, a scrivere ora il “lieto fine” è stata Claudia Catalano, giudice del Lavoro del Tribunale di Ragusa, che ha accolto il ricorso depositato da Antonio Santagati, legale della famiglia del giovane, condannando l’Azienda Sanitaria Provinciale di Ragusa a fornire «l’assistenza infermieristica specialistica occorrente per effettuare il cateterismo intermittente durante l’orario scolastico – in corrispondenza della ricreazione – e nei periodi di effettiva frequenza delle lezioni».
In una nota, l’avvocato Santagati e la famiglia del ragazzo ragusano ringraziano «il Giudice del Lavoro, per la sensibilità e la coerenza dimostrata nella corretta applicazione delle norme di legge inerenti il caso in esame; il presidente della FINCOPP Francesco Diomede, per l’assistenza specialistica e culturale fornita nella relativa materia; il presidente dell’ANFFAS Nazionale (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o relazionale) Roberto Speziale e i responsabili dell’ANFFAS di Ragusa, per la collaborazione e il conforto prestato nella risoluzione di un’annosa vicenda». (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: presidenza@finco.org.

Cateteri e appropriatezza del “cateterismo a dimora”*
Il catetere è un corpo estraneo che entra nell’organismo umano, pertanto ricorrenti sono le infezioni delle vie urinarie in pazienti sottoposti a tale procedura. Le infezioni sono piuttosto frequenti e producono sintomi diversi, come: urine torbide, maleodoranti, ematuria, eventuale comparsa di incontinenza da urgenza, febbre con brivido e spasticità. Il catetere produce “infezione”, con conseguente assunzione di antibiotici.
Questa patologia e l’utilizzo dei farmaci comportano l’allontanamento dal posto di lavoro, con l’inevitabile ricaduta sulla spesa pubblica. Tutto ciò per far meglio comprendere, costi aggiuntivi a parte, l’importanza della “libera scelta nell’ottenere un catetere che soddisfi appieno il proprio organismo ed igiene”.
Il cateterismo vescicale “a dimora” è responsabile del 40% delle infezioni dovute ad errati atteggiamenti procedurali ed assistenziali. La prevenzione è certamente la migliore strategia per ridurre le vie di contaminazione e i seguenti sono i punti fondamentali affinché sia efficace: indicazione al cateterismo, scelta del catetere, introduzione del catetere e riduzione della durata del cateterismo. Ne consegue che è fondamentale avere cateteri di qualità, anche se più costosi, e il rispetto delle corrette procedure in ambienti ospedalieri e case di riposo.

*Nota tratta dalla relazione di Francesco Diomede, presidente della FINCOPP (Federazione Italiana Incontinenti e Disfunzioni del Pavimento Pelvico), esposta al Tavolo di Lavoro Ministeriale sull’incontinenza urinaria e fecale.

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