«Ricordare serve per andare avanti, avere basi solide per portare a compimento progetti e speranze: è la testimonianza che Gabriella ci lascia. Il futuro è la realizzazione del Progetto Casa Gabriella, per dare completezza nel tempo al percorso assistenziale garantito dall’Unità Spinale. Quando Gabriella, insieme ai suoi compagni paraplegici e a Beppe Banchi, suo compagno di vita, iniziò la battaglia per la realizzazione dell’Unità Spinale, pochi avrebbero scommesso sulla possibilità di vederne l’attuazione, sembrava un sogno che si scontrava con la realtà complessa e non favorevole. Similmente oggi il Progetto Casa Gabriella, che lei sentiva necessario per l’invecchiamento proprio e degli altri e sul quale chiedeva l’impegno di tutti noi, appare un sogno non compatibile con la realtà: troppi soggetti da mettere d’accordo, poche le risorse… Ma se abbiamo imparato qualcosa da Gabriella, dalla sua determinazione, dal suo lanciare il cuore oltre l’ostacolo, è il momento di dimostrarlo! Per questo il libro si conclude con la proposta del progetto Casa Gabriella e su questo interpella per la realizzazione di esso le persone e le istituzioni, alle quali lei si è sempre rivolta, certa della loro funzione costituzionale di essere strumento del popolo, non strumento di potere».
Abbiamo scelto di aprire questa nota, con le parole usate dall’ADINA di Firenze (Associazione Difesa Diritti Persone Non Autosufficienti), nell’invito alla presentazione del libro È tempo di travasare i sogni. Dall’Unità Spinale a Casa Gabriella e altre lotte di Giulia Malavasi, Donato Santandrea e Fanny Di Cara, che proprio mentre scriviamo, nel pomeriggio di oggi, 13 maggio, si sta svolgendo alla Comunità delle Piagge di Firenze, con la partecipazione di Beniamino Deidda, componente del Comitato Direttivo della Scuola Superiore della Magistratura, don Alessandro Santoro, fondatore delle Piagge e Gavino Maciocco, docente dell’Università di Firenze e promotore di «Saluteinternazionale.info».
Scomparsa nell’aprile dello scorso anno, Gabriella Bertini fu una vera e propria donna-simbolo della lotta per la dignità, la salute e l’autonomia delle persone con paraplegia. Fu tra l’altro, negli Anni Sessanta, la prima donna italiana in carrozzina a guidare un’automobile.
Negli Anni Settanta contribuì alla nascita dei primi gruppi organizzati di paraplegici e nel 1979 iniziò uno sciopero della fame per ottenere che anche in Italia vi fossero centri attrezzati per le terapie. Ci vollero altri otto anni e un’occupazione di tre giorni del Palazzo della Regione, ma finalmente, nel 1987, fu firmato l’accordo per la realizzazione dell’Unità Spinale presso il CTO dell’Azienda Ospedaliera Careggi di Firenze, la prima in Italia.
Negli ultimi anni, Bertini era impegnata per la creazione di una nuova struttura di supporto all’Unità Spinale stessa e ora, come ben si evince dalle parole dell’ADINA, i suoi compagni dell’ATP (Associazione Toscana Paraplegici) si sono impegnati a completare il progetto che è diventato nel frattempo Casa Gabriella, per continuarne la battaglia, ricordando al tempo stesso una donna, una persona, tanto speciale.
«È tempo di travasare i sogni – leggiamo in “L’altracittà – Giornale della Periferia” – è il titolo di una poesia di Gabriella Bertini e ora è anche il titolo di un libro, edito da Medicina Democratica con la collaborazione dell’Associazione Toscana Paraplegici, che ripercorre la storia travagliata della nascita della prima Unità Spinale italiana, intrecciandola con la biografia personale di questa donna coraggiosa e tenace, paraplegica dall’età di 13 anni, in un periodo in cui in Italia non c’era nessuna struttura o terapia per questa condizione [primi Anni Cinquanta, N.d.R.], ritenuta senza speranza. I paraplegici avevano un’aspettativa di vita molto bassa, per le complicanze causate dall’immobilità. A soli 18 anni Gabriella era segretaria del professor Adriano Milani, fratello di don Lorenzo, che curava i bambini spastici, e subito iniziò a impegnarsi per i diritti dei disabili. Dopo avere sperimentato in Inghilterra l’efficacia delle terapie riabilitative, decise di dedicare tutta se stessa a rendere concreto il diritto alla cura anche in Italia. “Vedere come curavano e riabilitavano persone con lesione al midollo spinale – raccontò allora Gabriella – fu una cosa meravigliosa e capii subito che le stesse cose sarebbero dovute avvenire anche in Italia. Il programma del centro inglese era una realtà che dava speranza, faceva tornare la gioia di vivere, di muoversi, studiare, lottare”. Con il marito Beppe Banchi e con l’aiuto del direttore del centro J.J. Walsh, studiarono le terapie, intervistarono i pazienti e misero a punto un progetto, ma ci vollero altri 8 anni e uno sciopero della fame per ottenere impegni precisi dalla Regione Toscana e dal Ministero della Sanità. Finalmente nel 1979 nacque l’Unità spinale di Firenze, presso l’Ospedale di Careggi».
«Con l’aiuto di una ricca documentazione e di numerose testimonianze – conclude la testata fondata alle Piagge di Firenze nel 1995 – È tempo di travasare i sogni racconta il realizzarsi di un sogno che sembrava impossibile, ma vuol essere soprattutto una spinta verso il futuro. E il futuro si chiama Casa Gabriella, una residenza temporanea pensata come struttura di supporto all’Unità Spinale, che dovrebbe sorgere proprio lì davanti in un terreno di proprietà dell’INAIL. “Dopo la morte di mia moglie – racconta Beppe Banchi – il progetto sembra in stallo. Lei era la prima instancabile promotrice di questa idea. Il libro dovrebbe servire anche a rimettere in moto le cose… Casa Gabriella sarebbe ideale per quei casi in cui serve un’assistenza più tenue – piaghe da decubito, fratture… – casi che oggi finiscono per togliere posti all’Unità Spinale o rimangono senza risposta». (S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: adina.firenze@gmail.com; contatto@atponlus.org.