Il teatro che fa crescere la cultura e superare i pregiudizi

Intervista a Silvia Cutrera*
«Per me il teatro - ha dichiarato il regista inglese Peter Brook - è la possibilità di vivere per una o due ore in uno spazio raccolto, insieme al pubblico, un’esperienza di condivisione, per far sì che ognuno esca arricchito dei propri pensieri»: sta in questo concetto il significato stesso del Premio per la Drammaturgia “Teatro e Disabilità”, giunto alla terza edizione, importante opportunità sia per chi scrive di teatro, sia per chi lo vive, sopra o di fronte al palco, di far crescere la cultura e superare le barriere del pregiudizio. Ne parliamo con Silvia Cutrera, una delle promotrici
Immagine-simbolo della terza edizione del Premio per la Drammaturgia "Teatro e Disabilità"
L’Immagine-simbolo realizzata da Giulia Cutrera per la terza edizione del Premio per la Drammaturgia “Teatro e Disabilità”

«AVI e ECAD indicono la III edizione del Premio per la Drammaturgia Teatro e Disabilità per un testo teatrale, che abbia come tema o come implicito riferimento il mondo della disabilità, tutti i suoi protagonisti e la vita delle persone con disabilità in tutti i suoi aspetti. Sarà data una particolare attenzione ai testi che ispirandosi alla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità presteranno interesse all’evoluzione del concetto di disabilità non più basato sull’approccio socio-sanitario ma inserito nel contesto più ampio del rispetto dei diritti umani»: parla da sé il regolamento della terza edizione di un’iniziativa di alto profilo culturale, che il nostro giornale segue sin dagli inizi, nel 2011, e che quest’anno – fatto non certo trascurabile – intende porre ancor più in evidenza l’approccio rivolto ai diritti umani della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità.
Si tratta dunque, come recita il regolamento, del Premio per la Drammaturgia Teatro e Disabilità, aperto fino al 30 ottobre alla partecipazioni di testi teatrali, che verranno poi giudicati da un gruppo di qualificati esperti, con e senza disabilità, fino alla proclamazione dei vincitori e alla consegna dei premi nel mese di dicembre. Un’iniziativa, tra l’altro, che decisamente “porta fortuna” a chi vi prende parte, se è vero che testi come Yesterday di Bruno Cerutti o Amalia e basta di Silvia Zoffoli, rispettivamente primo e secondo nell’edizione di esordio, sono poi stati più volte rappresentati con successo e continuano a girare per l’Italia.
Di tutto ciò abbiamo parlato con Silvia Cutrera, presidente dell’AVI di Roma (Agenzia per la Vita Indipendente), ovvero l’organizzazione che insieme all’ECAD (Ebraismo Culture Arti Drammatiche) ha voluto il Premio Teatro e Disabilità.

Come nasce Teatro e Disabilità?
«Già da anni l’AVI Roma e l’ECAD operano ciascuna nel proprio settore con originalità di proposte sia di innovazione che di modalità di intervento: l’AVI con una delle forme maggiormente all’avanguardia dell’assistenza per la persona con disabilità, attraverso la figura dell’assistente personale, per realizzare i principi della Vita Indipendente, l’ECAD creando attraverso il ciclo di eventi denominato La memoria degli altri, una serie di originali modalità culturali, per celebrare il Giorno della Memoria che il 27 gennaio di ogni anno commemora le vittime dell’Olocausto.
Proprio in un’occasione legata al Giorno della Memoria, le due Associazioni ebbero modo di lavorare insieme per ricordare lo sterminio delle persone con disabilità progettato dal regime nazista, con un evento multispettacolare (Pulling Down), andato in scena nel 2008 nella Sala Santa Cecilia dell’Auditorium Parco della Musica di Roma.
La storia e le vicende umane legate alla disabilità sono spesso caratterizzate da discriminazioni e ingiustizie che necessariamente richiedono linguaggi politici consoni e incisivi, per rivendicare pari diritti e opportunità. È però altrettanto importante utilizzare altri modi, per raggiungere settori nei quali la disabilità è spesso considerata marginale, ininfluente o addirittura assente.
La Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità raccomanda la promozione di maggiore consapevolezza delle capacità e dei contributi delle persone con disabilità, sostenendone la partecipazione alla vita culturale. Abbiamo quindi individuato nel linguaggio teatrale e nella scrittura drammaturgica un àmbito che si predispone a rappresentare la disabilità, capace di evidenziare gli innumerevoli punti di vista.
Insieme all’ECAD pertanto, attraverso l’istituzione del Premio Drammaturgia Teatro e Disabilità, arrivato quest’anno alla terza edizione, invitiamo autori-scrittori, professionisti e non, con o senza disabilità, a immaginare o descrivere  la vita delle persone con disabilità e restituire in forma di testo teatrale la loro narrazione per conoscere quale sia la percezione della disabilità nel nostro tempo. In altre parole si può dire che l’obiettivo di questa iniziativa sia dare una voce all’anima delle molteplici disabilità attraverso il teatro».

Ma come mai, tra le varie arti possibili, avete penato di scegliere proprio il teatro?
«Abbiamo scelto il teatro tra le varie arti poiché più di altre comunica direttamente, attraverso la fisicità e la corporeità, emozioni e concetti vissuti anche dalle persone con disabilità. Pur essendo infatti “arte della finzione”, il teatro non nasconde sulla scena né la mente né il corpo. E del resto la storia del teatro ha tanti personaggi caratterizzati da condizioni di disabilità, che hanno avuto successo presso il pubblico: dalla cecità di Edipo, alla deformità di Riccardo III, alla follia di Enrico IV, per citare solo alcuni tra i più noti».

Ci sembra quindi una bella opportunità, sia per chi scrive di teatro, sia per chi lo vive, sopra o di fronte al palco…
«È proprio così. Questo Premio, infatti, vuole essere un’opportunità sia per chi scrive, sia per chi fa teatro, sia per chi ne fruisce. Lo scrittore, chiunque egli sia, può dare una voce altra, nascosta e fino ad ora non udita, al mondo della disabilità, non soltanto nei suoi aspetti medico-sociali, ma anche nella vita interiore, di desiderio della persona con disabilità.
Chi opera poi nel mondo del teatro può avere a disposizione nel tempo un archivio di testi dove il mondo della disabilità e le persone con disabilità sono presentati in accordo con la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, favorendone il ritorno nella società reale e avendo a disposizione un panorama cospicuo di personaggi umani da cui attingere e da poter interpretare, secondo i nuovi modelli di vivere e intendere la disabilità. Il pubblico avrà così un maggior numero di spettacoli sulla disabilità ai quali assistere e sui quali riflettere e operare.
Un modo corretto per conoscere il mondo della disabilità è apprenderlo infatti da chi vive in prima persona l’esperienza della disabilità stessa e per tale fine si possono utilizzare proprio strumenti quali la scrittura teatrale, dal momento che il teatro utilizza un linguaggio capace di trasformare il disagio in esperienza scenica e visionaria, sollecitando in autori e spettatori modalità comunicative in grado di superare barriere pregiudiziali che da sempre condizionano l’approccio nei confronti della disabilità, considerata esclusivamente come “problema”, piuttosto che come una delle condizioni relativa agli esseri viventi, feconda di stimoli e potenzialità.
Nella società della conoscenza, il modo in cui si percepisce la disabilità è strettamente correlato a come essa viene rappresentata dai mezzi di comunicazione, ovvero considerata come un fenomeno marginale da relegare all’interno di spazi specialistici. Dare voce quindi alle persone che hanno una storia di disabilità da raccontare può essere un’occasione per conoscerne il percorso umano e artistico e riflettere in modo diretto sulle tematiche culturali legate alla disabilità.
In definitiva si può riassumere il tutto dicendo che l’intento del Premio Teatro e Disabilità è quello di raccogliere testi che testimonino le molteplici forme in cui si presenta la problematicità dell’esperienza di chi è disabile, con l’idea che ciò possa contribuire allo sviluppo di un dialogo culturale in cui si incrocino descrizioni diverse della realtà e linguaggi diversi».

Presidente dell’AVI di Roma (Agenzia per la Vita Indipendente).

Per ogni informazione e approfondimento sulla terza edizione del Premio per la Drammaturgia Teatro e Disabilità: premioteatrodisabilita@gmail.com.

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