Era iniziato nel 2014, al Festival del Volontariato di Lucca, con un annuncio del presidente del Consiglio Renzi, il percorso legislativo della Riforma del Terzo Settore, dell’Impresa Sociale e per la Disciplina del Servizio Civile Universale, approvata in via definitiva alla Camera ieri, 25 maggio. «Una Legge Delega – ha sottolineato il deputato Edoardo Patriarca, presidente del CNV (Centro Nazionale per il Volontariato), pronunciando la dichiarazione finale alla discussione sul testo – che valorizza e finalmente riconosce il valore strategico che assume oggi il Terzo Settore nella vita del Paese: nel sociale, nello sport, nel settore culturale, ambientale e non da ultimo anche economico».
«Il testo che oggi andiamo ad approvare -ha aggiunto – ha il valore di una vera e propria riforma costituzionale, basandosi su un vero processo di pubblicizzazione, sull’allargamento dello spazio pubblico ai tanti soggetti che sul territorio agiscono per la solidarietà e per il bene comune, svolgendo opere di utilità sociale e di cittadinanza attiva. Qui si parla di una nuova cornice fiscale, di una nuova alleanza con le Istituzioni, di trasparenza, di uso corretto delle risorse e di un rilancio del Servizio Civile per più di 100.000 giovani. E anche di nuove imprese sociali non contrapposte, semmai giustapposte, ad altre forme di imprese, che in tal modo arricchiranno il tessuto produttivo del Paese, rendendolo più efficiente e più socialmente responsabile».
«Abbiamo dato risposta – ha concluso Patriarca – a richieste disattese per decenni. Per noi è un giorno di festa».
Soddisfazione viene espressa in una nota anche da Pietro Barbieri, portavoce del Forum Nazionale del Terzo Settore, «per essere giunti al termine di questo lungo processo cominciato due anni fa e largamente atteso e voluto dal nostro mondo». «Il testo che l’Aula della Camera ha approvato – dichiara – segna un risultato positivo e molto importante per le migliaia di organizzazioni, associazioni, imprese e cooperative che costituiscono il Terzo Settore, perché ne definisce anzitutto natura, àmbiti di azione, finalità e confini, consegnandoci una definizione giuridica chiara e unitaria, finora assente. Il testo licenziato è più equilibrato di quello proposto all’inizio del percorso, nel quale prevaleva un forte sbilanciamento a favore degli aspetti economici, e a svantaggio della vera essenza del Terzo Settore, che dev’essere luogo e spazio di aggregazione e partecipazione per milioni di cittadini attivi e bacino di solidarietà, civismo e coesione».
Scende poi nel dettaglio degli aspetti positivi, il Portavoce del Forum, parlando innanzitutto «del tentativo di superare l’innata frammentazione del Terzo Settore attraverso il riordino e la revisione organica delle diverse discipline esistenti in un unico Codice del Terzo Settore», ma anche «dell’istituzione di un Registro Nazionale Unico – passaggio necessario a contribuire alla trasparenza di questo mondo – della revisione delle misure di agevolazione fiscale, del riordino in materia di Servizio Civile e della scelta di un’unica sede di rappresentanza istituzionale come il Consiglio Nazionale, purché preveda un coinvolgimento degli organismi di rappresentanza del Terzo Settore». «Ulteriore aspetto di apprezzamento – secondo Barbieri – è che le politiche di governo, promozione e indirizzo siano in capo alla Presidenza del Consiglio dei Ministri».
E ancora, «la Riforma chiarisce quali siano i compiti e ruoli affidati ai Centri di Servizio per il Volontariato e adotta il principio della “porta aperta” per quanto riguarda la base sociale. Bene quindi che i Centri di Servizio debbano accreditarsi ed essere assoggettati a verifica periodica del mantenimento dei requisiti, anche sotto il profilo della qualità dei servizi dagli stessi erogati. Ben equilibrato, infine, il punto cui si è arrivati sull’impresa sociale».
Non mancano tuttavia alcuni dubbi e perplessità, già espressi a suo tempo dal Forum, e segnatamente riguardanti la Fondazione Italia Sociale, «un nuovo Ente – come aveva dichiarato Barbieri – su cui sarà necessaria una comune e attenta riflessione». Oggi il Portavoce del Forum auspica che quei dubbi «possano essere fugati in un secondo tempo, nella fase di definizione delle funzioni e del suo statuto», ricordando poi che «quanto ai temi di trasparenza, monitoraggio e controllo, le funzioni di vigilanza saranno affidate al Ministero del Lavoro e Politiche Sociali, ma sono anche previste forme di autocontrollo positive per la valorizzazione delle reti».
«Siamo in ogni caso ben consapevoli – conclude Barbieri – che il nostro lavoro non termina oggi. I Decreti Delegati, infatti, rappresenteranno il vero banco di prova per capire come in concreto il nostro mondo cambierà con questa Riforma, e in questa fase sarà decisivo il metodo con cui si lavorerà alla loro stesura. Ci auguriamo pertanto che il Forum del Terzo Settore [cui aderisce anche la FISH-Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap, N.d.R.], già riconosciuto nel suo ruolo di rappresentanza in questi mesi di lavoro parlamentare, possa continuare ad essere considerato interlocutore fondamentale, per un costruttivo confronto nell’interesse di tutto il Terzo Settore italiano».
Sostanzialmente positivo è anche il commento della ConVol (Conferenza Permanente delle Associazioni Federazioni e Reti di Volontariato), che pur non lesina di sottolineare qualche perplessità. Da una parte, infatti, l’organismo esprime «apprezzamento per il riconoscimento che questa Legge dà alle organizzazioni di volontariato, alla loro specificità e ai loro valori fondamentali – ovvero gratuità, democraticità, partecipazione, radicamento sul territorio – e alla promozione della cultura del volontariato, con l’importante richiamo alla Legge Quadro sul Volontariato 266/91». Dall’altra parte invece, «rimangono due forti perplessità, la prima delle quali sulla revisione dei Centri di Servizio per il Volontariato di cui la Legge estende la platea dei beneficiari ben oltre le organizzazioni di volontariato». «Temiamo – si dichiara in tal senso – che vengano diminuite al Volontariato le già scarse risorse che oggi ricevono».
La seconda perplessità riguarda invece la già citata Fondazione Italia Sociale, «un Ente di cui – secondo la ConVol – non si sentiva alcuna necessità e di cui la Legge approvata non chiarisce compiti e finanziamenti».
«Ora – conclude la nota della Conferenza Permanente – inizierà il percorso di stesura dei Decreti Attuativi che daranno corpo e sostanza al testo di Legge: l’auspicio è che il Governo tenga conto, come già avvenuto durante l’iter parlamentare, del nostro contributo fattivo, quale rappresentante originaria e autentica del volontariato organizzato».
Degli aspetti riguardanti il Servizio Civile Universale, si occupa infine la CNESC (Conferenza Nazionale Enti per il Servizio Civile), secondo la quale «il nostro Paese, con la riforma che disciplina il Servizio Civile Universale, porta a compimento l’ispirazione degli obiettori di coscienza al servizio militare che “la Patria si difende anche senza armi” e contribuisce alla piena attuazione di quanto previsto dagli articoli 11 e 52 della Costituzione, realizzando iniziative di promozione della pace e della nonviolenza. Inoltre, il Servizio Civile Universale si propone all’Unione Europea come una risorsa importante per contrastare i crescenti nazionalismi, razzismi, ed egoismi che ne minano le radici stesse, attraverso la realizzazione di iniziative di cooperazione allo sviluppo anche fuori dall’Unione».
Ma qual è, secondo la CNESC, la principale innovazione di questo testo, che ne giustifica la definizione stessa di Servizio Civile Universale? «È innanzitutto l’obiettivo – si legge nella nota – di far partecipare tutti i giovani che vorranno farlo, in modo volontario. Se per lo Stato è una sfida per le risorse da trovare e per la capacità organizzativa di programmazione da implementare, per le organizzazioni – in primis le tante che compongono la CNESC – è una sfida educativa e di formazione della coscienza civica, oltre che economica e organizzativa, che ben volentieri facciamo nostra. In secondo luogo, la scelta, oggetto di acceso dibattito, della difesa non armata della Patria e del dovere di partecipazione civica come finalità uniche, a cui rendere funzionali i settori di intervento, sono la vera architrave culturale, giuridica e formativa del Servizio Civile Universale, superando le ambiguità del Servizio Civile Nazionale, e inserendolo pienamente nel percorso di costruzione di una difesa civile non armata e nonviolenta della Patria. Da ultimo, ma non certo ultimo, l’apertura, per legge, all’accesso dei cittadini comunitari e degli stranieri regolarmente soggiornanti è l’altro passo concreto verso un’Unione Europea costruita dai cittadini e verso un approccio propositivo di fronte ai fenomeni migratori, a volte generati dalle politiche dei Paesi occidentali».
«Adesso – dichiarano poi dalla CNESC, guardando alle prossime tappe – con il Decreto Delegato si apre la seconda fase, altrettanto importante e delicata, perché alcuni passaggi generici nel testo possano trovare una precisa cornice legislativa. La governance delle relazioni dello Stato con le Regioni, le Province Autonome, gli Enti Locali e il Terzo Settore è il primo nodo da sciogliere e vedremo in quale modo il Terzo Settore, nel cui àmbito legislativo è stata inserita la disciplina del Servizio Civile Universale, verrà valorizzato. Lo status giuridico dei giovani del Servizio Civile Universale e i riconoscimenti per la loro scelta al servizio del Paese, a cominciare dalla valorizzazione delle loro competenze, sarà poi un altro nodo delicato, che con la finalità della difesa non armata della Patria potrà trovare nella legislazione utili riferimenti. E ancora, altri punti nevralgici del Decreto Legislativo saranno il passaggio dai progetti annuali ai programmi, l’articolazione delle durate e la durata dei dodici mesi come prassi ordinaria, un accreditamento che valorizzi la funzione di organizzazione promotrice di servizio civile, i controlli su tutti i punti della rete, un monitoraggio indipendente che metta a disposizione delle Istituzioni e della società le conoscenze necessarie. E allo stesso modo, la programmazione triennale dei contingenti dovrà basarsi sulla definizione triennale delle risorse finanziarie, perché solo così sarà possibile motivare le organizzazioni a investire stabilmente risorse umane ed economiche per un Servizio Civile Universale qualificato e duraturo nel tempo e strutturare un Ufficio Nazionale per il Servizio Civile adeguato alle sfide in corso».
«Come si vede – conclude la nota – con la Legge Delega è partito, e bene, il percorso verso il Servizio Civile Universale. Non vanno però ripetuti gli errori del Decreto Legislativo del 2002, quando vennero introdotti elementi che indebolirono il valore del Servizio Civile Nazionale, che pure ha ben operato. E adesso, tra l’altro, ci aspettiamo che esca finalmente anche il bando ordinario, già atteso per la metà di maggio!». (S.B.)