«Secondo le stime più aggiornate, le persone con disabilità rappresentano il 15% della popolazione mondiale. Di queste, l’80% risiede in Paesi a medio e basso reddito. Alla luce di questo dato, la Cooperazione internazionale assume una sua rilevanza rispetto al tema specifico della disabilità al fine di spezzare la catena che attanaglia in un circolo vizioso la povertà e la disabilità nel mondo. La stessa Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità riconosce la Cooperazione internazionale come strumento atto alla realizzazione dei suoi scopi, dedicandole un intero articolo (articolo 32)»: basterebbe questo passaggio introduttivo a caratterizzare l’importanza e lo spessore di un documento oggi disponibile a tutti in edizione digitale, vale a dire Inclusione, Disabilità, Cooperazione Internazionale. L’esperienza della Cooperazione Italiana 2009-2014 (Guaraldi Editore), ovvero la versione italiana della mappatura di tutti i progetti di cooperazione dedicati in toto o in parte anche al tema della disabilità e cofinanziati dal nostro Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
È già un lungo percorso, quello della Cooperazione Internazionale rivolta alla disabilità, un percorso che il nostro giornale ha seguito sin dall’inizio, come si può ben notare consultando qui a fianco l’elenco dei contributi da noi pubblicato. Un percorso che ci ha permesso di constatare, talora sorprendentemente, la posizione di avanguardia del nostro Paese il quale, tra i primi al mondo, ha approvato nel 2013 un Piano d’Azione della Cooperazione Italiana sulla Disabilità, prevedendo – e attuando – varie iniziative nazionali e internazionali. Pochissimi, inoltre, sono anche gli Stati del mondo che hanno finora saputo mappare le iniziative di cooperazione dedicate al tema dell’inclusione delle persone con disabilità.
C’è un protagonista ben preciso, che ha contribuito a ottenere questi risultati, a fianco della Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, ed è la RIDS (Rete Italiana Disabilità e Sviluppo), alleanza strategica avviata nel 2011 da EducAid, dall’AIFO (Associazione Italiana Amici di Raoul Follereau), da DPI Italia (Disabled Peoples’ International) e dalla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), ovvero da organizzazioni che si occupano prevalentemente di cooperazione allo sviluppo e da associazioni di persone con disabilità e delle loro famiglie. Insieme, collaborando sin dall’inizio in un Tavolo Tecnico avviato dal Ministero, si sono poste l’obiettivo di realizzare iniziative di informazione, formazione e consulenza in Italia e a livello internazionale, riconoscendo i rispettivi saperi e capacità e valorizzando in tal modo l’esperienza di progetti basati sul rispetto dei diritti umani delle stesse persone con disabilità, in linea con i princìpi della Convenzione ONU.
Ma perché, potrebbe chiedersi qualcuno, è tanto importante agire – e riferirne – di fronti apparentemente così lontani dal nostro Paese, come possono essere, per citarne solo alcuni, un progetto di qualificazione di terapisti della riabilitazione in Sudan, un’iniziativa di sostegno all’attuazione del Piano Nazionale della Disabilità nel Kosovo, la promozione di un modello pilota di inclusione scolastica nelle scuole primarie del Libano o dell’inclusione lavorativa di giovani adulti con disabilità nel Guatemala? In altre parole, come può incidere concretamente tutto ciò sulla vita dei nostri connazionali con disabilità?
Lo abbiamo chiesto a Giampiero Griffo, componente del Consiglio Mondiale di DPI, che nei giorni scorsi è diventato il nuovo presidente della RIDS e che insieme a Mina Lomuscio e Francesca Ortali (con la collaborazione di Valentina Pescetti e Maria Elisa Marzotti), ha curato il documento Inclusione, Disabilità, Cooperazione Internazionale. «Perché ogni volta che si riesce a rafforzare un’organizzazione nazionale di persone con disabilità – è la sua semplice e incontestabile risposta – si rafforzano i diritti di tutte le persone con disabilità del mondo». Non entità e azioni “lontane”, quindi, ma al contrario iniziative che concretamente migliorano la società, tutte le società.
«L’Italia – sottolinea poi Griffo – era già attiva in questo àmbito, ma l’apporto della RIDS, riconosciuta come interlocutore ufficiale dal Ministero, è stato decisamente importante, contribuendo a un sostanziale passo in avanti. E questo è accaduto perché si tratta di una rete quanto mai solida, tra organizzazioni non governative (AIFO ed EducAid) e associazioni di persone con disabilità a livello nazionale (FISH) e internazionale (DPI), la cui collaborazione favorisce riflessione e concretezza su temi quali l’inclusione, la non discriminazione e le pari opportunità, aspetti fondamentali anche per la cooperazione allo sviluppo».
E del resto anche i dati parlano da sé: il 2,68%, infatti, di tutte le risorse stanziate dall’Italia per la Cooperazione Internazionale, va alle persone con disabilità, e si tratta di cifre non certo trascurabili, che in questo settore caratterizzano, come detto, un ruolo internazionale d’avanguardia per il nostro Paese.
«Il nostro lavoro proseguirà – conclude Griffo – con un obiettivo ben preciso, che è segnatamente quello di rilanciare in continuazione il Piano d’Azione della Cooperazione Internazionale sulla Disabilità, applicando e implementando le linee da esso previste».
Ringraziamo Valentina Pescetti per la collaborazione.
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: cooperarexincludere@gmail.com.
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