Caro Lone [il “compagno a quattro ruote” di Rosa Mauro, ovvero lo scooter elettrico che l’Autrice ha fatto talora parlare “in prima persona” anche su queste pagine e al quale si era rivolta nei suoi due precedenti racconti di àmbito teatrale, N.d.R.], il 21 maggio al Teatro Aurelio di Roma è stato messo in scena uno spettacolo straordinario. Ma poiché per ben due articoli ti ho parlato solo di una delle due compagnie, lascia che ora ringrazi l’altra, quella senza la quale la magia del teatro sarebbe impossibile.
No, non mettere il broncio, lo sai che il prima dello spettacolo fa parte della vita segreta di una compagnia e non posso spifferarlo. Sappi solo che nella “piccola astronave” ognuno ha ricevuto le giuste istruzioni, si è seduto nelle giuste postazioni e al momento opportuno non sono stati premuti bottoni sbagliati per il viaggio.
Ti regalo solo questo mio piccolo cameo: quando ho attraversato le quinte, è stato davvero come entrare in una singolare nudità. Oh, dai, ma certo che te ne ho parlato. Si tratta di un’anomalia che secondo alcuni aprirebbe le porte a tutta una serie di anomalie nello spazio-tempo. E sì, l’impressione è stata proprio questa, di oltrepassare un confine invisibile, dove non c’ero né io né la recitazione, ma solo una storia da raccontare. Ed è solo a quel punto che ho notato il resto dei “passeggeri”, la seconda compagnia che aspettavamo per cominciare.
Immaginare come fosse, da chi fosse composta, se avrebbe amato ascoltare e vivere la storia anche insieme a noi, è stato un motivo nascosto degli ultimi giorni di attesa, che lo volessi o meno. E credo sia stato così per tutti. Ma quando è giunto il momento di incontrarci, l’ho trovata eccezionale e, se non ti spiace, vorrei approfittare di questo spazio per darle il giusto tributo.
La scenografia per la sua entrata in scena ha richiesto relativamente poco lavoro ed era di tipo semplice: eppure, caro Lone, quanta emozione quando quelle sedie sono state disposte nelle file!
L’abbiamo sfiorata senza davvero incontrarla, fino al momento in cui dovevamo interagire l’una con l’altra; quando abbiamo sentito la voce di Emanuele [il regista dello spettacolo, N.d.R.] che la ringraziava, ho avuto un moto di invidia, perché lui la vedeva prima di me. Ma non mi aspettavo ugualmente che sarebbe stato tutto così spontaneo e semplice, come in una tavolata che si forma per caso e che, per lo spazio di una sera, diventa una cena tra amici.
Ok, le ciance ti annoiano? Lasciami allora fare questo tributo.
Gentile compagnia, desidero ringraziarti di cuore per lo spettacolo del 21 maggio all’Aurelio di Roma. È stato davvero bellissimo e sei stata una compagnia molto affiatata. Non lo avrei detto: in fondo hai provato pochissimo ed eri davvero eterogenea. Nel tuo gruppo c’erano giovani e meno giovani, forse anche qualche bambino. Alcuni di voi li conoscevamo: io per la verità pochi, solo quattro, altri invece ne conoscevano di più. Ma la tua performance, lo ripeto, è stata straordinaria.
Avevi una scenografia estremamente semplice, eppure l’hai riempita della tua vita e dei tuoi colori, delle tue mille voci diverse. Non c’era davvero bisogno di elementi eclatanti per rendere il tuo spettacolo vero e particolare, bastavi tu! Le voci si riconoscevano anche quando si esprimevano all’unisono o quasi, con battute o risate. Da dov’ero non ho potuto apprezzare i gesti, ma sono sicura che qualcuno di noi ha potuto farlo.
La tua capacità di alternarti con noi è stata sbalorditiva: non avevamo mai provato insieme, eppure eravamo davvero affiatati e in grado di condividere la stessa storia, di interpretarla, di goderla.
È stato anche grazie a te, oltre che ai miei compagni di avventura – che ti cito ancora una volta: Emanuela, Rosella, Livia, Andrea e Andrea 2, Federica, Maria Felicia, Paola – che sono riuscita a non avere paura, a divertirmi anch’io.
E che peccato non poter citare anche i tuoi artisti! Ma sono veramente tanti e mentre seguivamo e recitavamo insieme la stessa storia, non li ho potuti comprendere tutti!
Dopo, lo confesso, sono stata assorbita dalla mia famiglia, da mio figlio, da mio marito… Sai, alla fine Giovanni si è fatto un po’ prendere dalla paura e non è riuscito a rimanere per fare spettacolo… Pazienza, capita anche ai migliori… farà il suo debutto un’altra volta!
Mi spiace davvero che i particolari dei tuoi numerosi membri siano sfuggiti ai miei occhi che non funzionano molto, ma ti assicuro che la tua performance, sia come applausi che come risate, non mi è sfuggita, e nemmeno agli altri.
Non so nemmeno quando tu abbia avuto il tempo di provare e di accordarti con i tempi anche delle musiche e nostri, ma lo hai fatto egregiamente. E, lo ripeto ancora una volta, come scenografia avevi solo file di sedie rosse nella platea, nessun altro modo di mostrare la tua abilità e creatività.
Credo tu sia stata una delle migliori compagnie che potessimo avere… Caro Pubblico del Teatro Aurelio!