A qualche giorno dal ballottaggio che designerà il nuovo Sindaco di Roma, come Casa al Plurale [Coordinamento delle case famiglia per persone con disabilità, minori in difficoltà e donne con bambino in situazioni di grave fragilità sociale di Roma e del Lazio, N.d.R.] proviamo a spostare la discussione da “Olimpiadi sì”, “Olimpiadi no” e lanciamo cinque domande last minute ai candidati Virginia Raggi e Roberto Giachetti.
Rette inadeguate e rischio chiusura: attualmente il Comune di Roma stanzia per le case famiglia la metà di quello che serve, come abbiamo evidenziato nel nostro rapporto sui Costi standard di una comunità di accoglienza. Per le persone con disabilità, ad esempio, il Comune stanza 15 milioni di euro, mentre quello di Torino 60 milioni. Al momento a Roma ci sono 400 persone in lista di attesa, a Torino nessuna. Inoltre, se dovessimo usare solo i soldi stanziati dal Comune, un operatore sociale guadagnerebbe 3,86 euro netti per ogni ora lavorata, per non parlare delle rette per i minori: in questo caso, il compenso sarebbe pari a 1,54 euro. A queste condizioni, solo i potenti e i mafiosi possono essere “competitivi”!
Che cosa intendete fare, dunque, per risolvere il problema della scarsità di fondi e scongiurare il conseguente rischio di chiusura delle strutture romane che accolgono 380 persone con disabilità e oltre mille minori e decine di donne con bambino in difficoltà?
Integrazione sociosanitaria: è fondamentale un intervento congiunto sociale e sanitario, mettendo assieme le risorse e ricomprendendo, nei Livelli Essenziali di Assistenza, le case famiglia.
Diciamo con forza no alla sanitarizzazione del trattamento e, con ancor più forza, no all’ipotesi di aprire nuovi “casermoni” o RSA (Residenze Sanitarie Assistenziali). Non sono certo queste la risposta per una vita dignitosa delle persone!
Quanto ancora dovremo aspettare – chiediamo ai candidati – per rimettere al centro la dignità della persona e individuare un sistema allargato di governo con soggetti pubblici, privati e sociali?
Progetti personalizzati: vorremmo progetti diversi per ogni persona, con definizione del budget personalizzato su ciascuno. Questo determinerebbe un grosso risparmio economico e rappresenterebbe il modo più corretto di spendere le risorse pubbliche.
Questo approccio si traduce anche in tantissimo lavoro da parte delle istituzioni, ma il Comune di Roma è pronto a questa “rivoluzione copernicana”?
Diritto alla felicità: handicap non vuol dire malattia o necessità di interventi sanitari. E viceversa, la salute, intesa come benessere della persona, passa attraverso azioni sociali, come appunto l’“abitare”, tassello fondamentale di una vita anche felice.
Nei giorni scorsi Papa Francesco ha detto: «Si ritiene che una persona malata o disabile non possa essere felice, […] In alcuni casi, addirittura, si sostiene che è meglio sbarazzarsene quanto prima, perché diventano un peso economico insostenibile in un tempo di crisi […]. Il mondo non diventa migliore perché composto soltanto da persone apparentemente “perfette”, ma quando crescono la solidarietà tra gli esseri umani».
Voi cosa ne pensate, vi sentite pronti ad essere responsabili della felicità di chi è più fragile? Anche se quella felicità ha un “costo”?
Responsabilità: il Sindaco è responsabile dei sui concittadini e in particolare di quelli più fragili. Dei minori abbandonati, poi, è responsabile anche secondo la legge. Noi accogliamo queste persone in nome e per conto del Sindaco. Siamo favorevoli all’affido e all’autonomia, ma non è cosi per tutti: non tutti i ragazzi possono andare in affido (ne accogliamo tanti rifiutati da tutti) e così pure per le persone con disabilità (non tutti sono autonomi o potrebbero vivere a casa propria). Occorrono risposte diverse per persone diverse. I volti dei bambini, dei ragazzi e delle persone con disabilità che vivono nelle nostre case famiglia ci chiamano a una responsabilità irrecusabile: non possiamo voltarci da una altra parte. Ma quella responsabilità è del Sindaco!
Il futuro Sindaco di Roma, quindi, sarà a fianco di questi suoi concittadini e di chi li rappresenta nei prossimi cinque anni, sentendosi sino alla fine “responsabile”?