Se si vuole davvero guadagnare punti strategici nel panorama turistico internazionale, bisogna parlare di “Turismi” e non di “Turismo”, come anche la nostra Associazione [Diritti Diretti, N.d.R.] ha già fatto col suo premio Turismi accessibili: giornalisti, comunicatori e pubblicitari superano le barriere, e questo perché oggi non si vende più un prodotto, ma un’esperienza. Pertanto, è antiquato considerare a sé stante ogni problematica o eccellenza nelle varie tipologie di turismo: balneare, montano, eno-gastronomico, accessibile, termale, culturale, scolastico, religioso, congressuale ecc. Ogni turista, infatti, vive quasi tutte queste esperienze in ognuna delle sue vacanze.
Noi crediamo quindi che soltanto grazie a professionisti della comunicazione che sappiano stuzzicare l’ospitalità per tutti i turisti, si possa fare il tanto invocato “salto di qualità”.
La nostra Associazione progetta, insegna e comunica il turismo accessibile dal 2008. Di conseguenza, considera come un imperativo economico, legale e civile quello di ristrutturare, costruire e ricostruire in caso di calamità naturali – come ad esempio all’Aquila – secondo i criteri della progettazione universale. Allo stesso tempo, però, crediamo che la comunicazione del turismo accessibile non possa più essere improvvisata da chi ha tanta solidarietà e poca competenza, perché il risultato sarebbe quello attuale: l’equivalenza tra turismo accessibile e risposta socio-sanitaria per persone con disabilità. La professionalità, infatti, è fondamentale, se non si vuole che l’Italia continui a essere inerte di fronte ai dati di ricerche nazionali e internazionali che indicano il turismo accessibile come un propulsore di ricchezza economica.
I comunicatori professionisti, dunque, devono far capire che l’accessibilità è una disciplina trasversale e che, come tale, deve entrare a far parte del patrimonio di conoscenza necessario a ogni operatore che operi nel turismo, a qualsiasi livello professionale.