Ente accreditato con l’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari di Trento, l’AGSAT (Associazione Genitori Soggetti Autistici del Trentino) si occupa di autismo a trecentosessanta gradi, seguendo cioè le persone con questo disturbo – dopo la diagnosi presso il Presidio Ospedaliero Villa Igea di Trento – nella riabilitazione, nell’àmbito scolastico, nel sociale e in ogni altro momento dell’esistenza, cercando di creare per loro un progetto di vita individualizzato.
L’Associazione opera in rete con numerosi altri enti e si avvale esclusivamente di personale specializzato in disturbi dello spettro autistico, formatosi presso la Cooperativa Sociale Autismo (CSA) Trento.
Da circa un anno, oltre al Centro Riabilitativo di Via Maroni a Trento, l’ANGSAT ha avuto in gestione dall’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari anche la bella struttura di Maso Zancanella, con un attiguo terreno di circa 4-5 ettari, oggi curato in gran parte dalla Fondazione Mach.
«Ovviamente – spiega Sabrina Dalpiaz, direttore organizzativo dell’AGSAT – le dimensioni di questa struttura offrono la possibilità di pensare a molte attività, ciò che appare in linea con i nostri obiettivi a medio-lungo termine, tra i quali vi è quello di rendere sempre più sostenibile da un punto di vista economico la gestione di un centro di questo tipo, anche grazie all’idea che le persone che lo frequentano possano essere, ognuno con le proprie risorse e limiti, dei lavoratori che producono beni di qualità spendibili sul mercato, su tutto il territorio del Trentino».
In tal senso, dunque, sono stati promossi due progetti, il primo dei quali, avviato nella primavera scorsa, assieme a CSA Trento e alla Cooperativa Arianna, è centrato sull’ agricoltura sociale e si chiama Coltiviamo il senso.
«Tale iniziativa – spiega Dalpiaz – consiste nella coltivazione di un orto, che vuole diventare un’occasione per fare sinergia tra il mondo dell’autismo con altri giovani, cogliendo e accogliendo la sfida di ampliare il concetto stesso di integrazione sociale. Coltiviamo il senso, dunque, avrà l’obiettivo di realizzare un orto sociale condiviso attraverso il coinvolgimento della comunità tutta, e in particolare dei giovani, sviluppando nei ragazzi competenze lavorative che permettano loro non solo di coltivare fattivamente i prodotti dell’orto, ma di acquisire un set di competenze trasversali, utili anche a favorirne l’ingresso nel mondo del lavoro e nello sviluppare forme di cittadinanza attiva».
«Si parla quindi di agricoltura sociale come nuova frontiera di cultura – aggiunge l’esponente dell’AGSAT -, di promuovere progetti di riabilitazione e di futuro inserimento lavorativo, un tema molto delicato, ma secondo il nostro parere “affrontabile”; e dev’essere un’opportunità non solo per i singoli, ma per il territorio, per un welfare a più ampio raggio, un nuovo modo di fare agricoltura, il prendersi cura della persona».
Parimenti interessante e su linee concettuali analoghe, marcia anche l’altro progetto, chiamato Mobili in pallets e basato proprio sui pallets, ovvero le note attrezzature utilizzate per l’appoggio di vari tipi di materiale, destinate a essere immagazzinate nelle industrie e movimentate con specifiche attrezzature.
«L’idea – spiega ancora Dalpiaz – è molto semplice: prendiamo del materiale di recupero, i pallets inutilizzati, e costruiamo dei mobili da arredamento per interni e per esterni. Il legno viene prima levigato e trattato, verniciato con colori atossici dai nostri ragazzi e i vari pezzi vengono montati per creare dei “pezzi unici” di arredamento. In questo modo stiamo costruendo sedie, tavoli, panche, cassette multiuso (si possono comporre librerie, armadietti, portabottiglie ecc.), che poi vendiamo. Ovviamente il ricavato va ad essere “reddito” per i ragazzi che lavorano e per questo vengono creati progetti ad hoc, quali uscite in montagna, al mare, serate in pizzeria o al cinema, a prezzo ridotto o “gratuito” per loro e per le relative famiglie, in quanto viene “pagato” dal loro stesso lavoro. Anche qui l’ottica è la stessa: proporre un nuovo modello di welfare, attraverso il quale un centro socio-sanitario come il nostro si possa auto-sostenere, grazie appunto a progetti come questi».
Complimenti AGSAT e buon lavoro! (S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: direttoreorganizzativo@agsat.org.