In un articolo pubblicato il 15 giugno scorso da «Superando.it» [“Ora a Milano il numero di binario è più ‘in vista’”, N.d.R.], si parlava del problema della numerazione dei binari alla Stazione di Milano, spiegando come esso fosse stato brillantemente risolto – con piena soddisfazione della locale UICI (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti) – con delle nuove etichette ad alto contrasto.
Essendo un problema che seguo da tempo, ma che soprattutto “subisco” come viaggiatrice ipovedente, e che ho segnalato recentemente in una pubblicazione recensita anche da «Superando.it» [“Barriere percettive e progettazione inclusiva”, N.d.R.], ho atteso la prima occasione per verificare di persona la soluzione proposta nella Stazione di Milano.
Mi si permetta dunque di dissentire totalmente da questo penoso espediente, che dovrebbe rimediare a dei gravissimi errori di progettazione grafica (con numeri dei binari satinati e praticamente illeggibili), applicando delle piccole etichette adesive: piccole sia in termini assoluti, essendo i numeri alti meno di 20 centimetri e stampati con un font molto esile, sia soprattutto a livello funzionale, considerando il loro posizionamento in rapporto alla complessità e alle dimensioni della stazione e alla mole di messaggi visivi presenti nel contesto.
Pur informata – proprio grazie a «Superando.it» – dell’esistenza di questa numerazione aggiuntiva, solo dopo diversi tentativi, esplorando sistematicamente e intenzionalmente la zona in testa ai binari, sono riuscita a individuare il famoso cartello con il numero che dovrebbe rispondere alle esigenze delle persone ipovedenti.
Il restyling in corso da anni nelle grandi stazioni sta progressivamente cancellando i classici e leggibilissimi numeri bianchi su sfondo blu, sostituendoli con pannelli ipertecnologici, costosissimi “monumenti ai binari”, realizzati con materiali preziosi (marmi, vetri satinati ecc.) e con una grafica che non risponde ai più elementari requisiti di leggibilità: nessuna attenzione al contrasto, uso di superfici trasparenti e riflettenti, caratteri satinati inadeguati…
Ci sono dei numeri di dimensioni elevate, anche se comunque poco leggibili, ma vengono posizionati a terra, per cui nel caso – per nulla raro in queste stazioni – che l’area sia affollata, essi vengono interamente coperti dalle persone.
Possibile che una persona come me, che pur con qualche difficoltà riesce a viaggiare autonomamente, debba essere costretta a chiedere il servizio di assistenza per farsi accompagnare al binario giusto, solo perché qualche “genio della creatività” ha pensato che i numeri sono più eleganti, e le stazioni, più belle, se questi cartelli si leggono poco?
Se poi le Associazioni che dovrebbero rappresentare e segnalare queste esigenze, elogiano pubblicamente degli accorgimenti raffazzonati e si complimentano perché i problemi sono stati risolti grazie a delle specie di fotocopie in bianco e nero appiccicate ai pilastri, non ci siamo proprio. L’importante è che ci siano tanti bei percorsi a terra, tante mappe tattili che nessuno ha mai toccato, e tutti siamo contenti. Gli ipovedenti non esistono, o comunque non si vedono…
Architetto, presidente dell’Associazione Lettura Agevolata, autrice di “Barriere percettive e progettazione inclusiva. Accessibilità ambientale per persone con difficoltà visiva”, Erickson, 2016.
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