«I dati infortunistici presentati in questi giorni dall’INAIL non possono che destare allarme e preoccupazione, interrompendo una tendenza al ribasso che durava ormai da ben quindici anni. Questo dato inaspettato si va ad aggiungere, per altro, ai tragici numeri dei morti sul lavoro nel 2015, che hanno fatto registrare un aumento dell’8,2% delle denunce e una sostanziale stabilità dei morti “accertati” dall’INAIL, ma che, secondo le nostre esperienze statistiche, a consuntivo finale saranno destinati a segnare anch’essi una crescita di rilievo».
Così Franco Bettoni, presidente dell’ANMIL (Associazione Nazionale fra Lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro), oltreché della FAND (Federazione tra le Associazioni Nazionali delle Persone con Disabilità), commenta gli ultimi dati pubblicati dall’INAIL, relativi al periodo che va dal 1° gennaio al 31 maggio di quest’anno, che hanno messo in risalto circa 272.500 infortuni denunciati, in crescita di 7.400 unità rispetto ai 265.100 dello stesso periodo dell’anno precedente.
Come viene poi sottolineato in una nota diffusa dalla stessa ANMIL, «l’aumento risulta più consistente tra gli infortuni cosiddetti “in itinere” (+5,4%), che tra quelli “in occasione di lavoro” (+2,4%), un dato da tenere in considerazione, ricordando che proprio verso la fine dell’anno scolastico diventano più stringenti i tempi di conciliazione tra lavoro, famiglia e vita quotidiana, come dimostrato in parte anche il fatto che l’aumento interessa in misura maggiore la componente femminile (+3,3%) rispetto a quella maschile (+2,5%) e risulta diffuso in tutte le aree geografiche del Paese».
Positivo, per contro, risulta l’andamento delle denunce degli infortuni mortali che segna un calo del 6,2% nel periodo considerato.
«Riteniamo – dichiara ancora Bettoni – che proprio in questi frangenti negativi non si debba abbassare la guardia, ma moltiplicare gli sforzi per diffondere ovunque quella cultura della sicurezza che da sempre andiamo predicando e che si può raggiungere solo con un’opera concreta e continua di informazione, formazione e sensibilizzazione, affiancata da una rigorosa attività di controllo per contrastare quelle forme diffuse di inciviltà ancora presenti in vaste aree del Paese, come il caporalato, lo sfruttamento, il “lavoro nero” ecc. A tal proposito, proprio nella recente relazione annuale dell’INAIL, risulta che ben l’87,4% delle aziende ispezionate dall’Istituto i cui addetti si occupano appunto di verificare la regolarità contrattuale e contributiva delle posizioni dei lavoratori, sono risultate irregolari». (S.B.)
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