Un’altra estate sta dunque volgendo verso la sua conclusione. Mi ero illusa che almeno quest’anno i mesi delle vacanze trascorressero indenni da episodi di discriminazione nei confronti delle persone con disabilità, ma un colpo di coda di luglio ha fatto balzare agli onori della cronaca, a raffica, non una, bensì quattro vicende che sono sintomatiche di quanta strada ancora dobbiamo percorrere per definirci “società civile”. Anche se ormai i mass media hanno ripreso ad occuparsi d’altro, ritengo utile riparlarne perché se ci abituiamo a notizie di questo genere il rischio è alto e le conseguenze pericolose.
Fatto numero uno: davanti a una discoteca, in Sardegna, un giovane uomo disabile è stato picchiato da un “amico”, mentre altri ragazzi hanno filmato la scena che è finita online. È il lato demenziale della rete, basta esserci e solo se ci sei diventi “qualcuno”, anche se fai del male a un ragazzo indifeso.
Fatto numero due: una donna con disabilità sarebbe stata lasciata in balìa delle intemperie sulla banchina del porto di Ischia, nonostante avesse regolarmente prenotato e pagato il viaggio con l’aliscafo, con il pretesto che l’attracco non sarebbe stato adatto per le carrozzine, quando all’andata la turista era sbarcata sulla medesima banchina senza difficoltà. Il comandante avrebbe apostrofato la donna con parole umilianti, gridando che la compagnia marittima non gli deve mandare «’sta gente». Già, non cittadini come gli altri che vanno in vacanza, pagano e prendono il traghetto, le persone con disabilità sono “’sta gente”, pacchi da trasportare.
Fatto numero tre: l’avventore di un ristorante, in Toscana, si è lamentato per la presenza di un tavolo con venticinque clienti con disabilità. Esemplare la risposta dei gestori del locale che l’hanno invitato con cordialità ad andare a mangiare da un’altra parte.
Ma veniamo all’ultima notizia, quella che senza nulla togliere alla gravità delle prime tre, per le modalità, i toni e la risonanza ottenuta, dimostra come l’ignoranza abbia fatto un “salto di qualità”.
Andiamo, dunque, con la numero quattro: su Tripadvisor (portale web di viaggi che pubblica le recensioni degli utenti riguardo hotel, ristoranti e attrazioni turistiche) un tale Cico33 ha esternato la sua indignazione per essersi trovato in un villaggio vacanze a Roseto degli Abruzzi (Teramo) con, parole sue, «una miriade di ragazzi disabili» che avrebbe turbato il sereno soggiorno marittimo dei suoi figli. Non solo, ha dichiarato di riflettere su un’eventuale denuncia contro la direzione che avrebbe dovuto avvertirlo della presenza del gruppo di villeggianti con disabilità, cosicché lui avrebbe potuto spostare le ferie e non sottomettere la prole, «dalla mattina alla sera», allo spettacolo di «persone che soffrono su una carrozzina» (il virgolettato è naturalmente farina del sacco di Cico33).
Verrebbe da chiudere la questione con un secco no comment. Tutto concorre a identificare il soggetto come un bulletto ignorantello, a partire dalla vigliaccheria di non mettere il proprio vero nome accanto a tali considerazioni (bell’esempio per i figli, lanciare il sasso, nascondere la mano e dileguarsi nel cyberspazio), per arrivare alla sintassi zoppicante della recensione.
Soltanto che Cico ha attirato, oltre alle comprensibili invettive sdegnate degli utenti della rete, anche una solidarietà che, personalmente, mi fa più paura delle sue parole. Per farvi capire, qualcuno si è spinto ad auspicare che le strutture alberghiere segnalino i periodi disabile frendly, ovvero le settimane in cui nel posto non alloggiano turisti con disabilità, altri hanno plaudito all’idea. Perciò zitti non si può (deve) restare.
La recensione, pubblicata il 1° giugno, ha collezionato più di 800 like, vale a dire che un nutrito drappello di vacanzieri si è preso la briga di cliccare “mi piace” sotto la sconcertante opinione intitolata Il pacco è servito, con ogni evidenza condividendone il contenuto.
E poi c’è Tripadvisor. In base alla politica del sito, tutte le recensioni, prima di essere pubblicate, vengono filtrate per eliminare ciò che non segue le linee guida del portale. Sarebbe dunque interessante capire quali sono queste linee guida, visto che non solo tali considerazioni hanno ottenuto spazio, ma non sono state rimosse quando l’amministrazione del villaggio e il Rotary Campus Abruzzo e Molise, sodalizio che da ventinove anni promuove questa vacanza per ragazzi con disabilità e rispettive famiglie, hanno fatto presente il messaggio discriminatorio. Per scomparire dalla rete hanno impiegato la bellezza di cinquantasei giorni, e c’è voluto l’intervento della giornalista-blogger Selvaggia Lucarelli che su Facebook ha denunciato la vicenda.
Che quelli di Tripadvisor abbiano creduto alla buona fede di Cico, il quale ha premesso il malcontento dicendo «non per discriminare ci mancherebbe sono persone che purtroppo la vita gli ha reso grandi sofferenze»? Ma certo, ci mancherebbe, lui e probabilmente quei più di 800 seguaci del suo pensiero son persone dall’animo sensibile, che proprio per questo non riescono a sostenere lo “spettacolo della sofferenza”!
Guardate per curiosità la pagina Facebook del Rotary Campus Abruzzo e Molise. Dov’è la sofferenza? Ci sono ragazzi sorridenti che si divertono in compagnia, ballano, cucinano, fanno sport, vanno a cavallo, disegnano, allestiscono spettacoli teatrali.
Le carrozzine e le diverse abilità non trasmettono alcuna sofferenza, anzi, sono immagini di un’invidiabile vacanza spensierata e allegra. Il vero “pacco” se l’è servito Cico con le sue mani, perché invece di cogliere l’occasione di prender parte al campus, ha urlato allo scandalo e si è dipinto come vittima di una truffa, facendo una figura da “testa di pinolo” (copyright Iacopo Melio) di cui magari neppure si rende conto, impegnato com’è a mettere i paraocchi ai figlioli.
Il padre di un ragazzo con disabilità, ospite in quegli stessi giorni nella struttura turistica abruzzese, gli ha scritto una lettera. Abbiamo così saputo che, tra le iniziative proposte nel corso del soggiorno, alcune rientravano nel programma Special Olympics [il movimento internazionale dello sport praticato da persone con disabilità intellettiva, N.d.R.] e hanno coinvolto in partite di pallone e giochi vari anche i giovani senza disabilità del villaggio.
Me l’immagino, Cico33, con il muso lungo, nel mezzo di tanta felicità, attento a non mischiare i suoi figli con questa gioiosa e contagiosa “sofferenza”, a non racapezzarsi del perché ragazzi tanto “sfortunati” ridessero di gusto, e soprattutto avessero scelto proprio Roseto degli Abruzzi e proprio il periodo dal 29 maggio al 4 giugno per divertirsi fuori dal “recinto” nel quale dovrebbero stare rinchiusi, lontano dai suoi occhi che non sopportano certi spettacoli.
L’anno prossimo dovrebbe andare in ferie in nave. A guidarlo tra le onde, il capitano dell’aliscafo Ischia-Napoli. Con loro, in veste di animatore, il giovanotto che ha pestato l’”amico” in Sardegna (lui sì che si diverte in modo intelligente), e a immortalare i momenti più belli della vacanza, le persone che hanno filmato e postato su internet l’aggressione. Al momento dei pasti, anche il commensale del ristorante toscano potrebbe star tranquillo, sarebbe fra i suoi “simili”, bandita ogni fastidiosa “differenza”. I figli di Cico no, loro meritano un’altra vacanza a Roseto degli Abruzzi con i ragazzi del Rotary Campus.