«Fissare il riparto sulla base della spesa storica è un atto miope, non equo e discriminatorio. Escludere poi alcune Regioni senza alcun motivo sostenibile, appare del tutto insensato. Con questa scelta, che genera “figli e figliastri”, il Governo abdica al suo dovere di promuovere servizi omogenei – prima ancora che livelli essenziali – su tutto il territorio nazionale. Anziché intervenire per rimuovere le differenze di quantità e qualità dei servizi, accetta e accentua le cause di una profonda disparità territoriale, assumendo criteri iniqui».
A che cosa si riferiva Vincenzo Falabella, presidente nazionale della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), in una nota diffusa qualche settimana fa, coincidente anche con una richiesta urgente di intervento a Gianclaudio Bressa, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con Delega agli Affari Regionali e le Autonomie?
A spiegarlo era stata in una nota la stessa FISH, ricordando innanzitutto come «la ben nota Legge 56/14, ovvero la cosiddetta “Riforma Delrio”, avesse previsto la soppressione delle Province. Il riordino delle loro funzioni, però, avrebbe potuto realizzarsi solo al termine di un complesso iter da parte delle Regioni, che avrebbero dovuto assumere e ridistribuire le competenze delle Province soppresse ai Comuni, alle Città Metropolitane o a Enti con funzioni di Area Vasta». E fra le competenze da riassegnare, come più volte abbiamo ampiamente ricordato su queste pagine, c’era anche quella del trasporto gratuito per le scuole secondarie e l’assistenza per l’autonomia e la comunicazione per gli alunni con cecità e sordità nelle scuole di ogni ordine e grado, oltreché per gli altri alunni con disabilità nelle scuole superiori.
«Molte Regioni – ricordavano dalla FISH – hanno iniziato questo percorso, ma prima di conoscere la distribuzione delle competenze fra Province, Città Metropolitane e altri Enti, la Legge di Stabilità per il 2015 [Legge 190/14, N.d.R.] aveva ridotto, in modo indiscriminato, i finanziamenti e le dotazioni organiche, rendendo così ancor più problematica la riassegnazione delle funzioni e l’individuazione delle modalità di copertura finanziaria da parte delle Regioni. Molti servizi ai cittadini, quindi, erano entrati in profonda crisi, tra i quali quelli a garanzia del diritto allo studio delle persone con disabilità».
«Su proposta del Governo – aveva poi sottolineato Falabella – il Parlamento aveva tentato di metterci “una pezza” nell’ultima Legge di Stabilità [Legge 208/15, N.d.R.], prevedendo uno stanziamento limitato di 70 milioni, un finanziamento destinato di fatto ad “accompagnare” il processo di trasferimento/soppressione delle competenze (e delle risorse) delle Province, espressamente sostenendo le “funzioni relative all’assistenza per l’autonomia e la comunicazione personale degli alunni con disabilità fisiche o sensoriali”, dimenticando però le funzioni relative al trasporto scolastico».
Ebbene, il 21 luglio scorso, ovvero a meno di sessanta giorni dall’inizio dell’anno scolastico, è approdato in Conferenza Stato-Regioni il decreto di riparto di quei 70 milioni (Decreto della Presidenza del Consiglio), riservando però, a quanto pare, alcune amare sorprese e sollevando non poche perplessità. «I criteri – spiegano infatti dalla FISH – prevedono che il 60% del “fondo” sia assegnato sulla base dell’effettiva presenza di alunni con disabilità e che il 40% si basi sulla “spesa storica” di ciascuna Regione. Vengono inoltre estromesse le Regioni a Statuto Speciale (Friuli Venezia Giulia, Sardegna e Sicilia) in modo del tutto immotivato. Tale scelta di fatto avvantaggia alcune Regioni e ne danneggia pesantemente altre. E con esse i cittadini che vi abitano».
Da qui, dunque, la dura presa di posizione di Falabella, inizialmente riportata, così come la richiesta urgente di intervento al sottosegretario Bressa, per chiedere una modifica del provvedimento. (S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: ufficiostampa@fishonlus.it.
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