Liberare gli alberghi dai pregiudizi, altro che dai cani guida!

«La nostra è una struttura “pet free” (“libera da animali”)», dichiara l’amministratore unico di un albergo di Rimini e rifiuta la prenotazione a una persona non vedente accompagnata dal proprio cane guida, in barba a leggi ormai annose. In realtà, come denunciano duramente sia l’Associazione Blindsight Project che l’UICI (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti), ciò da cui ci si dovrebbe liberare sono proprio i pregiudizi, l’ignoranza e il mancato rispetto delle norme da parte di troppi esercenti di locali pubblici

Cane guida

Una cane guida per persone con disabilità visiva

Vale senz’altro la pena riportarle integralmente – così come pubblicate dall’ANSA Emilia Romagna – le dichiarazioni con cui Mauro D’Amico, amministratore unico dell’Hotel St. Gregory Park di Rimini, ha motivato il rifiuto della propria struttura di accettare la prenotazione di una persona non vedente, perché accompagnata dal proprio cane guida.
«A tutti i potenziali ospiti che ci richiedono di poter portare con loro degli animali – ha scritto -, rispondiamo negativamente senza aggiungere altro. Nel caso del cieco richiedente, oltre a rispondere negativamente, abbiamo provveduto a segnalare una struttura limitrofa che offre gli stessi servizi, dopo averla contattata e aver concordato lo stesso prezzo nonostante avesse costi diversi nel periodo desiderato. L’hotel garantisce ai propri ospiti da anni un ambiente pulito e confortevole senza la presenza di animali. Al momento della prenotazione i clienti sono certi che al loro arrivo troveranno una struttura completamente priva di residui quali possono essere i peli di gatti o cani, causa di allergie per molti. E non ci si può suggerire una maggiore attenzione nelle pulizie per ovviare al problema delle allergie. Quando mettiamo in vendita le nostre stanze noi sottoscriviamo a tutti gli effetti un contratto: nel periodo richiesto dal cliente ipovedente con circa 150 ospiti. Con tutta la buona volontà non avremmo potuto renderci inadempienti nei confronti di 150 persone per tutelare gli interessi di un singolo. Ci rammarichiamo delle problematiche che l’ipovedente vive nel quotidiano e non possiamo neanche minimamente immaginarcele. Ma questo nostro rammarico non può prevalere sui nostri obblighi commerciali e morali nei confronti di una plurarità indefinita di ospiti che confidano nella nostra onestà, e che frequentano da anni la nostra struttura con la certezza che magari i loro figli se non loro stessi, con forme di grave allergia agli animali possono trascorrere delle vacanze serene – conclude la nota – e conformi al contratto stipulato (struttura pet free [“libera da animali”, N.d.R.])».

Decisamente un “campionario completo” di ciò in cui una persona con disabilità mai vorrebbe imbattersi! E in pratica, come è stato sottolineato da Simona Zanella, responsabile della Campagna sui Cani Guida dell’Associazione Blindsight Project, è come dire che «la legge esiste ma non ho l’obbligo di rispettarla»!
Già, perché la Legge – come scriviamo ormai da anni – esiste addirittura dal 1974 (Legge 37/74 seguita dalle Leggi 376/88 e 60/06), anche se purtroppo, come aveva avuto modo di ricordare la stessa Zanella su queste pagine, « tra una legge e la cultura di una società al rispetto di chi è in difficoltà, la distanza è ancora enorme».

Oltre a denunciare la triste vicenda di Rimini, nei giorni scorsi Blindsight Project aveva anche puntato l’attenzione su due alberghi laziali, rispettivamente di Frascati e Fiumicino, che dichiarano nel proprio sito internet di «non ammettere né animali domestici né cani guida».
In tal senso, l’Associazione ha richiesto a Federalberghi Lazio l’espulsione di tali strutture – e di tutte le altre che si comportano in modo analogo – scrivendo in una lettera che «nonostante tutti i nostri servizi su TV e giornali e la nostra campagna informativa sul cane guida per ciechi, ancora oggi troviamo in rete queste cose. Come si permettono i signori di questi hotel di andare contro le leggi nazionali? Mettendolo addirittura per iscritto, compiono un grave reato. Adesso basta!».

Analogo messaggio, riguardante la vicenda di Rimini, Simona Zanella ha inviato a Federalberghi Rimini e a Confindustria Alberghi, offrendo tra l’altro la propria «piena disponibilità a fare opera di formazione e informazione del vostro personale e dei vostri associati, sulle tematiche e le leggi riguardanti le disabilità sensoriali, affinché possiate dare la migliore accoglienza possibile anche ai clienti con disabilità nella migliore tradizione di ospitalità, che contraddistingue la vostra costa».
Confortante, invero, la risposta ricevuta dalla Presidenza di Confindustria Alberghi: «Non possiamo che condividere quanto da voi scritto a Federalberghi Rimini, al quale crediamo aderisca l’hotel in questione e abbiamo anche letto gli articoli apparsi su ANSA e su alcuni quotidiani online. Le dichiarazioni inviate da questi signori ai giornali di cui sopra sono inaccettabili e ingiustificabili. Le Leggi vanno applicate e non ci sono scuse di sorta. Da parte nostra continueremo a sostenere le vostre battaglie e a ricordare sempre ai nostri associati come ci si deve comportare aldilà degli obblighi di legge».

Da ultima, ma non ultima, va segnalata anche la dura presa di posizione dell’UICI (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti), il cui presidente nazionale Mario Barbuto ribadisce ancora una volta in una nota che «il cieco con il cane guida può entrare in tutti i luoghi aperti al pubblico, così come recita l’articolo unico della Legge 37/74 – aggiornata poi con la Legge 60/06 e che il cane guida è un vero compagno di libertà, sempre disponibile e pronto ad assecondare le necessità di autonomia e di mobilità. Purtroppo, però, ancora oggi, troppo spesso non viene permesso al non vedente accompagnato dal cane guida di soggiornare in un albergo, entrare in un ristorante, prendere un taxi o utilizzare mezzi di trasporto pubblico, nonostante l’esistenza della legge, e il buon senso».
«Ogni rifiuto di questa nostra libertà – conclude Barbuto – costituisce una violazione dei nostri diritti umani basilari. A questi diritti non potremo mai rinunciare ed è nostro dovere difenderli in ogni sede e con ogni mezzo».
«Un cieco – sottolinea dal canto suo Irene Balbo, referente nazionale della Commissione Cani Guida dell’UICI – non è un cittadino con meno diritti di altri, la legge ci tutela e noi dobbiamo ricordare che essere ciechi non ci rende diversi dagli altri. Ecco perché vogliamo raccontare l’odissea di Patrizia [la signora pugliese che si è vista rifiutare la prenotazione a Rimini, N.d.R.], perché questi episodi possano non ripetersi più». (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti:
° Ufficio Stampa Blindsight Project (Massimiliano Bellini), stampa@blindsight.eu
° Ufficio Stampa UICI Nazionale (Chiara Giorgi), chiagiorgi@gmail.com

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