Cerimonia d’apertura delle Paralimpiadi Invernali di Torino 2006, 10 marzo e un vento forte soffiava sul capoluogo piemontese. Il mio ricordo vola a dieci anni fa, al mio vero primo e grande incontro con il mondo paralimpico. La mia danza non mi può portare a gareggiare per una medaglia, ma mi ha portato sul palco dello Stadio Olimpico a danzare alla cerimonia d’apertura dei Giochi Invernali del 2006 e l’onore è stato immenso.
Oggi, dieci anni dopo, ho avuto modo di conoscerlo, quel mondo paralimpico, partendo dal presidente del CIP (Comitato Italiano Paralimpico), Luca Pancalli, anche lui, come me, raccontato nel libro E li chiamano disabili ed entrato di diritto nella famiglia di Candido Cannavò, quel papà che con quel libro ha raccontato le vite di sedici persone e non delle loro disabilità, con la grazia di un maestro di penna e di cuore.
In dieci anni tante cose sono cambiate grazie a grandi campioni come Alex Zanardi, la mia piccola e grande amica Bebe Vio, alla mia grande e dolce amica Giusy Versace e alla grande campionessa Martina Caironi, solo per nominarne alcune persone che ho la gioia di conoscere.
Quel 10 marzo del 2006 è tatuato nel mio cuore per le emozioni talmente intense che non riuscirò mai a raccontare davvero e so che questa Paralimpiade cambierà la vita di tante persone.
Il mio era stato il sogno che non avrei mai potuto sognare, così l’avevo nominato per la potenza che aveva avuto nella mia vita, ma oggi quel sogno è reale per tanti atleti che in quel sogno ci hanno messo tutta la loro vita, la loro rivincita nei confronti di quella vita che sembra avergli portato via tutto.
Ma non è la vita a portarti via nulla, la vita esiste, se ci credi è dono, e lei c’è, scorre, passa e gli eventi accadono e noi possiamo solo decidere come rispondere a questi eventi. Basta leggere la storia di questi atleti per rendersi conto che è stata la risposta all’evento che ha cambiato per sempre la loro vita, a determinare il corso della loro esistenza.
È stata una scelta, difficile, forte, grande e al primo sguardo impossibile, ma è la scelta di andare a scoprire cosa c’è dopo un incidente che a Giusy Versace ha tranciato via le gambe, o alla meningite che ha tolto tutti gli arti a Bebe Vio, o a un altro incidente che ha tolto la gamba a Martina Caironi.
Queste ragazze hanno scelto di rispondere con la vita a questo evento che ha cambiato per sempre la loro esistenza. Nessuna di loro potrà mai tornare ad essere quella che era prima di quella scelta, e nessuna di loro ha il desiderio di farlo, perché oggi quella scelta le ha portate a gareggiare per la loro nazione davanti a tutto il mondo. Quella scelta le ha rese chi sono veramente.
La Paralimpiade è il simbolo forte e grande dell’importanza di scegliere con determinazione nella nostra vita chi e cosa vogliamo essere. La vita è la musica di sottofondo, ma le parole, le immagini, le emozioni siamo noi a crearle, a danzarle, a dipingerle, a scriverle.
Apriamo i nostri occhi, accendiamo la televisione e guardando questo grande evento, insieme diventiamo testimoni di questa grande e potente scelta di vita. Una scelta che ogni giorno possiamo e dobbiamo fare tutti quanti noi nella nostra vita.
Forza a tutta la Nazionale Italiana, io sono con voi e con voi c’è tutta l’Italia.
Testo già apparso (con il titolo “La Paralimpiade può cambiare la visione della vita”) in “InVisibili”, blog del «Corriere della Sera.it». Viene qui ripreso, con alcuni riadattamenti al contesto, per gentile concessione.