Si chiamano Nadia Fario e Sara Morganti, e sono le atlete italiane impegnate nel tiro a segno e nell’equitazione che alle Paralimpiadi di Rio de Janeiro rappresentano le 110.000 persone con sclerosi multipla del nostro Paese. E poco importa se – notizia dell’ultima ora – Sara non potrà partecipare, non essendo stata ammessa dalla commissione veterinaria la sua cavalla Royal Delight.
«Sparando al “bersaglio” della sclerosi multipla ho imparato a vincerla», dichiara Nadia Fario, persona con un passato da volontaria tra le persone con disabilità, prima di essere colpita dalla sclerosi multipla, che gareggia per l’Aspea Padova, una delle società più attive nel mondo sportivo dei disabili. «Il tiro a segno – sottolinea poi – è uno sport mentale più che fisico. Certo, proprio perché ho la sclerosi multipla, sento più di altri lo sforzo fisico, perché la stanchezza incide tanto. Ma la cosa più importante è la mente: il tiro a segno non è contro gli altri, non è contro nessuno, è uno sport in cui devi combattere contro te stesso. Imparando a sparare a un bersaglio posto a 50 metri, sono riuscita a tirare fuori tutte le mie paure e i miei fantasmi, a non nasconderli e, così, a calmarmi».
«Il bersaglio – aggiunge riprendendo il concetto iniziale – è come la diagnosi di sclerosi multipla: non la puoi nascondere, non puoi fare finta di non vederla, è là, aspetta te. E allora devi prendere tutte le tue paure e le tue angosce, ma anche la tua felicità e tutte le tue gioie e riuscire a gestire ogni emozione e a trasformarla in azione efficace. Devi riuscire a centrare il bersaglio con calma e serenità».
Sara Morganti di Castelnuovo di Garfagnana (Lucca) aveva partecipato alle Paralimpiadi di Londra nel 2012 ed è campionessa mondiale in carica di dressage paralimpico, specialità dell’equitazione. La sua diagnosi di sclerosi multipla risale al 1995.
«Lo sport fa bene anche a chi è affetto dalla sclerosi multipla – dice -, ma i benefìci vanno oltre il fisico, riguardano la capacità di avere obiettivi e trovare la strategie giuste per raggiungerli anche attraversando degli ostacoli».
«Chiunque faccia sport con passione – prosegue – si pone sempre obiettivi. Per me è così. E questo mi aiuta, perché per ottenere la realizzazione di una ripresa di dressage, devo trovare strade particolari. Io non muovo le gambe con un tempismo corretto, quindi ho dovuto individuare strategie e aiuti accessori. Questo lavoro poi si riflette nella vita: la voglia e la capacità di cercare soluzioni e vie alternative per arrivare comunque all’obiettivo di giornata, mi sono state di grandissimo aiuto nella quotidianità. Quelli che mi apparivano come limiti assoluti e invalicabili, si sono rivelati come ostacoli, che per definizione possono essere superati e non sono più insuperabili. Magari noi arriviamo alla meta percorrendo una strada diversa dagli altri, più faticosa, ma quando arriviamo all’obiettivo troviamo poi lo sprint per osare ancora di più».
Dopo l’esclusione dalle gare, Sara ha espresso tutto il suo rammarico, dichiarandosi tuttavia pronta a fare un grande tifo per i compagni della squadra di equitazione, Ferdinando Acerbi, Francesca Salvadè e Silvia Veratti.
Ogni giorno In Italia – è opportuno ricordarlo – si hanno otto nuove diagnosi di sclerosi multipla, grave malattia del sistema nervoso centrale, per la quale non esiste ancora una cura risolutiva e che si manifesta per lo più con disturbi del movimento, dell’equilibrio e della vista, seguendo un decorso diverso da persona a persona.
Delle 110.000 mila persone attualmente affette dalla malattia nel nostro Paese, sue terzi sono donne e oltre la metà giovani sotto i 40 anni. Pesanti sono anche i costi per il Servizio Sanitario Nazionale, valutabili in quasi 5 miliardi di euro all’anno.
Sono numeri, questi, tratti dal Barometro Italiano della Sclerosi Multipla 2016, presentato nel maggio scorso dall’AISM (Associazione Italiana Sclerosi Multipla), in occasione della Settimana Nazionale della Sclerosi Multipla (se ne legga anche nel nostro giornale), che hanno evidenziato una fotografia talora sorprendentemente nuova per questa malattia cronica, imprevedibile e spesso invalidante, prima causa di disabilità tra i giovani dopo gli incidenti stradali. (B.E. e S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Ufficio Stampa e Comunicazione AISM (Barbara Erba), barbaraerba@gmail.com.