Il Rapporto sulla sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale 2016-2025, presentato nell’estate scorsa in Senato dalla Fondazione GIMBE (organizzazione costituita dall’Associazione Gruppo Italiano per la Medicina Basata sulle Evidenze, che qualche anno fa ha lanciato anche la campagna Salviamo il nostro Servizio Sanitario Nazionale (SSN)), come avevamo segnalato anche nel nostro giornale, ha quantificato nel giro di una decina d’anni, ovvero per il 2025, un fabbisogno di 200 miliardi di euro, cifra che, secondo la Fondazione stessa, «può essere raggiunta con l’apporto congiunto di tre “ingredienti”: adeguata ripresa del finanziamento pubblico, piano nazionale di disinvestimento dagli sprechi (stimati in oltre 24 miliardi all’anno) e incremento della quota intermediata della spesa privata».
Dalla consultazione pubblica che ha seguito il Rapporto, dunque, alla quale hanno partecipato migliaia di persone, è emersa la necessità di avviare un monitoraggio continuo e indipendente su responsabilità e azioni di tutti i portatori d’interesse della Sanità e per questo GIMBE ha deciso di lanciare il proprio Osservatorio sulla Sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale.
«Riguardo a Governo e Parlamento – spiega Nino Cartabellotta, presidente di GIMBE – obiettivo permanente dell’Osservatorio sarà quello di vigilare sulle dinamiche e l’entità del finanziamento per la Sanità Pubblica e di valutare parallelamente l’azione legislativa, identificando carenze normative (priorità assoluta il riordino della sanità integrativa), individuando nei Disegni di Legge in corso di discussione criticità e possibili contraddizioni con altre normative e, soprattutto, monitorando lo status di applicazione di quelle vigenti».
Nel dettaglio, le valutazioni dell’Osservatorio saranno guidate da tre princìpi fondamentali: Evidence for Health (“Evidenza per la salute”), ovvero le migliori evidenze scientifiche da integrare in tutte le decisioni politiche riguardanti la salute delle persone; Health in All Policies (“Salute in tutte le politiche”), perché la salute delle persone deve guidare tutte le politiche, non solo sanitarie, ma anche industriali, ambientali, sociali, economiche e fiscali; Value for Money (“Valorizzazione del denaro impiegato”), perché ottenere il massimo ritorno in termini di salute dal denaro investito in Sanità è, al tempo stesso, un mandato etico e un obiettivo economico di un sistema sanitario.
«Le Regioni – continua Cartabellotta – saranno innanzitutto invitate a rendere pubbliche la percentuale di risorse destinate ai tre livelli essenziali di assistenza (Prevenzione, Distrettuale, Ospedaliera) e quella ripartita tra pubblico e privato accreditato. Se infatti i criteri di riparto del Fondo Sanitario Nazionale possono essere oggetto di discussione, in quanto espliciti, l’assenza di un quadro comparativo sull’allocazione regionale del denaro pubblico è un inaccettabile elemento di mancata trasparenza istituzionale».
Considerato poi che secondo il Rapporto GIMBE oltre 12 miliardi di euro di sprechi e inefficienze vengono assorbiti da sovra- e sotto-utilizzo di servizi e prestazioni sanitarie e da un inadeguato coordinamento dell’assistenza, l’Osservatorio promosso dalla Fondazione intende fornire evidenze e dati per facilitare a Regioni e Aziende Sanitarie il processo di disinvestimento e riallocazione, sensibilizzando al tempo stesso professionisti sanitari e cittadini/pazienti.
«Il nostro Osservatorio – sottolinea per altro il Presidente di GIMBE – ha già avviato diversi studi per quantificare l’impatto di questi fattori non solo sugli sprechi, ma soprattutto sugli esiti di salute e sull’equità di accesso. È stato inoltre standardizzato un approccio multifattoriale al cambiamento sulle tre determinanti del sovra- e sotto-utilizzo: offerta di servizi in relazione ai bisogni (non alla domanda) di salute, appropriatezza dei comportamenti professionali e aspettative di cittadini e pazienti».
Tra le priorità per contrastare quello che viene definito come sovra-utilizzo, vi sono quelle riguardanti i farmaci, le prestazioni diagnostiche inappropriate (con rilevanti criticità nelle liste d’attesa), la riorganizzazione integrata di ospedale e cure primarie, secondo princìpi di intensità di cura.
Tra le aree di sotto-utilizzo, invece, le innovazioni cosiddette high value (“di alta qualità”), gli screening oncologici, le vaccinazioni, la continuità terapeutica, l’assistenza sociosanitaria a pazienti fragili e le fasce socio-economiche svantaggiate.
L’Osservatorio, inoltre, mira a espandere anche le evidenze sui conflitti di interesse.
«Siamo convinti – conclude Cartabellotta – che le attività di un’organizzazione indipendente come la nostra, finalizzate a informare il Paese sulla salute, l’assistenza sanitaria e la ricerca biomedica, possano determinare grandi benefìci sociali ed economici. La nostra campagna #salviamoSSN, il Rapporto e ora l’Osservatorio sulla sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale rappresentano testimonianze concrete del nostro impegno per il Paese, il cui sviluppo economico, oggi problema cruciale, dipende anche dalla salute e dal benessere delle persone». (S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: ufficio.stampa@gimbe.org.