Sono storie di autonomia. Non nascoste. Solo che spesso non le riusciamo a vedere. Oppure non vogliamo. Perché mettono in gioco anche noi, i nostri pregiudizi, gli stereotipi che costruiamo. Eppure, se solo proviamo ad alzare la testa, ci accorgiamo che un altro mondo non è solo possibile, ma esiste già. «Tu come mi vedi?», chiedono [tema della Giornata Nazionale delle Persone con Sindrome di Down del 9 ottobre scorso, N.d.R.]. Domanda legittima: non è solo l’inclusione che si cerca, ma la costruzione di una comunità nuova, dove a risaltare siano le abilità, ognuno nella propria condizione. Anche quella di essere nati con sindrome di Down. E questo nuovo progetto di società passa anche «dallo sguardo degli altri, dai pregiudizi della società e dalle possibilità che vengono loro offerte», come spiegano dal CoorDown, il Coordinamento delle Associazioni delle Persone con Sindrome di Down.
Basta raccontare le storie belle di coloro che già sperimentano autonomia nel lavoro o nei rapporti d’amore o ancora nello studio. CoorDown ci porta in un giro d’Italia di esperienze, solo alcune, con tante altre che aspettano solo di essere vissute.
Francesco ha 21 anni e vive a Brugnera, un piccolo paese in provincia di Pordenone. È nato con una “forma a mosaico”, una delle possibili condizioni di sindrome di Down. Grazie al suo impegno, con il sostegno di genitori e amici ha raggiunto traguardi importanti: si è diplomato la scorsa estate con il voto di 82/100 all’Istituto Professionale per i Servizi Alberghieri e Ristorazione di Vittorio Veneto (Treviso), Sezione Enogastronomia, e ha da poco superato l’esame per il conseguimento della Patente B. Fra le sue passioni più grandi, oltre alla cucina, c’è anche la ginnastica artistica acrobatica che pratica da alcuni anni con ottimi risultati.
Andrea, Gragor, Martina, Francesco e Laura sono assunti a tempo indeterminato al Milleluci Café di Firenze, una bella realtà imprenditoriale e un interessante progetto di inclusione lavorativa nato dalla collaborazione fra l’Associazione Trisomia 21 e l’Unicoop. Dopo un periodo di formazione, i ragazzi hanno imparato a occuparsi del banco caffetteria e della cucina, a servire bibite e panini, accogliere e gestire i clienti in sala. Il nome del locale l’hanno scelto loro stessi, immaginando un posto pieno di luce e di energia.
Sempre a Firenze, anche Sara ha raggiunto un bel traguardo nel suo percorso di autonomia. Lavora infatti all’Apple Store di Piazza della Repubblica, un risultato reso possibile dalla sua determinazione e dal supporto concreto, durante il periodo di formazione e di inserimento, dell’Associazione Trisomia 21.
Elena e Spartaco hanno cominciato a frequentarsi molti anni fa. Dopo un lungo e graduale percorso verso l’autonomia, sono riusciti a coronare il sogno di vivere insieme, in una loro casa.
Sono stati tra i primi a seguire il progetto di vita indipendente Casa al Sole, avviato nel 2001 per volontà di alcuni genitori e gestito dalla Fondazione Down Friuli Venezia Giulia in collaborazione con l’Azienda per l’Assistenza Sanitaria n. 5 Friuli Occidentale. Quelli che erano due ragazzi sono divenuti ormai giovani adulti e hanno imparato a prendersi cura di loro stessi, a mettersi in relazione e ad affrontare in modo consapevole le difficoltà e le gioie della quotidianità. Sono stati anche protagonisti di una delle testimonianze del dossier su sesso e amore di 27ora del «Corriere della Sera».
Andiamo in Piemonte, a Torino. Andrea, al termine della scuola dell’obbligo, ha frequentato un corso di formazione organizzato dall’Associazione A.I.R. Down. Dopo un tirocinio durato un anno, La Granda -Hamburgeria di Eataly lo ha assunto con un contratto a tempo indeterminato.
Fabio ha 24 anni. Finita la scuola, ha intrapreso un percorso di formazione professionale e dopo uno stage di sei mesi, è stato assunto dall’azienda Tiger con un contratto part-time a tempo determinato e concrete prospettive di rinnovo.
Grandi soddisfazioni anche per Alberto, che ha conseguito il diploma di tecnico turistico e ha poi frequentato un corso di trecento ore per addetto alle vendite. Subito dopo è arrivato il tirocinio presso la catena Eataly, al termine del quale l’azienda lo ha assunto con contratto a tempo determinato di sei mesi, trasformato alla scadenza in tempo indeterminato, con un part-time di ventuno ore settimanali.
Riccardo e Matteo sono due ragazzi con sindrome di Down che da qualche mese vivono da soli in uno degli appartamenti del Progetto Io sogno per me, gestito dalla Fondazione Più di un Sogno di San Giovanni Lupatoto, nel Veronese. Entrambi lavoratori, hanno raggiunto questo importante traguardo grazie alla fiducia delle loro famiglie e all’aiuto di volontari e operatori. Io sogno per me è rivolto a giovani con disabilità intellettiva a partire dal quattordicesimo anno di età: si concentra su interventi di inclusione sociale e di residenzialità autonoma e rappresenta la prima esperienza del genere sul territorio veronese e una delle poche in Italia.
L’associazione Crescere Insieme di Rimini, in collaborazione con Coop Adriatica, ha curato la realizzazione di un’aiuola e di un parco giochi collocati in una piccola piazza della città antistante al supermercato. Il progetto si è esteso al ripristino di tutta l’area, per anni abbandonata al degrado, e ha visto il coinvolgimento dei ragazzi del Concorso Geox for Valemour, che hanno realizzato le immagini e le bellissime fantasie di colori stampate sui pannelli che circondano la piazzetta e sui teli che coprono il parco giochi. La manutenzione è affidata invece ai giovani con disabilità intellettiva della Cooperativa La Formica. Grazie al prezioso lavoro di tutti loro, oggi questo angolo di città è diventato un posto molto bello e accogliente dove i bambini sono tornati a giocare.
Infine, Francesco, che vive a Napoli con i genitori, ha da poco compiuto 26 anni e fin da quando era piccolo adora le attività pratiche di ogni genere. Lavora ormai da tempo, in maniera stabile, al Veritas, un ristorante gourmet con pochi coperti nel cuore della città, poco lontano da Mergellina.
Fierissimo dei suoi compiti, si occupa di apparecchiare i tavoli, preparare la sala al servizio e sistemare la dispensa e le bottiglie di vino. Nelle serate più affollate non si tira indietro e dà una mano anche in cucina per lavare e asciugare piatti, posate e bicchieri. Ama la pizza (e sta seguendo un corso professionale per imparare a farla), il mare e il nuoto, lo sport che pratica da sempre.
Approfondimento già apparso in “InVisibili”, blog del «Corriere della Sera.it», con il titolo “Sindrome di Down, l’autonomia possibile”. Viene qui ripreso – con alcuni riadattamenti al diverso contenitore – per gentile concessione.
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