Al di là di come la si pensi, ci sono indubbiamente numerose (e anche positive) novità nel Disegno di Legge sul cinema (Disciplina del cinema e dell’audiovisivo), approvato nei giorni scorsi al Senato e ora in attesa di passare alla Camera. E tuttavia in esso vi è anche una grave lacuna, su una questione particolarmente cara al nostro giornale, che abbiamo trattato proprio ieri, in riferimento a lodevoli eccezioni, come la Festa del Cinema di Roma e all’ormai annoso impegno sul tema di un’Associazione come Blindsight Project.
Si tratta in sostanza della mancanza quasi totale, nel nostro Paese, di film accessibili alle persone con disabilità visiva, uditiva e cognitiva, in aperta violazione dell’articolo 30 della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità (Partecipazione alla vita culturale e ricreativa, agli svaghi ed allo sport).
Riteniamo quindi del tutto degna di nota l’iniziativa lanciata da Daniela Trunfio, responsabile dell’Ufficio Comunicazione della Fondazione Carlo Molo di Torino, consistente in una petizione intitolata semplicemente Fermiamo la Legge sul cinema!, che sta già raccogliendo moltissime adesioni.
Vi si legge tra l’altro: «Questa Legge non tiene fede alla Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità, ratificata dall’Italia nel 2009 [Legge 18/09, N.d.R.], che “riconosce il diritto delle persone con disabilità a prendere parte su base di eguaglianza con gli altri alla vita culturale, e invita a prendere tutte le misure appropriate per assicurare che le persone con disabilità godano dell’accesso a programmi televisivi, film, teatro e altre attività culturali, in forme accessibili”».
«La resa accessibile – si legge ancora – dà diritto alle persone con deficit visivi, uditivi o cognitivi, come anche alle persone di prima alfabetizzazione, di poter andare al cinema da soli anche senza accompagnatore. Firmiamo dunque perché sia inserito un articolo che preveda che le produzioni che ricevono il sostegno dallo Stato siano rese accessibili con sottotitolazione facilitata e audiodescrizione, nel pieno rispetto dell’inclusione sociale! Perché la resa accessibile è un atto di civiltà». (S.B.)
Per accedere alla petizione di cui si parla nella presente nota, cliccare qui.