«A 5 anni dissero: “Se non ha imparato a parlare bene fino ad ora, il linguaggio resterà limitato”. A 10 anni: “Se non sa ancora leggere e scrivere, non lo farà più, gli mancano le capacità di base!”. A 18 anni: “Non è in grado di svolgere gli atti quotidiani della vita”. Bisogna riconoscerlo: in ciascuna di queste valutazioni c’è una base di verità, ma se da un lato la diagnosi ha un peso notevole nel delineare ciò che non funziona, dall’altro porta con sé stereotipi e pregiudizi, rischia di condizionare o scoraggiare gli interventi, fino a non riconoscere future opportunità».
Lo scrive Laura Piccinino – educatrice coordinatrice della quale avevamo presentato qualche anno fa la pubblicazione Non tanto diversi, dedicata ai Centri Diurni per persone adulte con disabilità – nel suo nuovo libro Comunicare non è un capriccio. Come facilitare la comunicazione con la persona disabile. Una guida per genitori, operatori e insegnanti (FrancoAngeli, 2016), che si avvale tra l’altro della presentazione di Dario Ianes dell’Università di Bolzano, da sempre impegnato sul fronte dell’inclusione scolastica dei bambini e ragazzi con disabilità.
«La disabilità – scrive ancora Piccinino – è una condizione variabile nel tempo e l’ambiente di vita è importante per sviluppare predisposizioni e potenzialità. Se poi per la maggior parte delle persone l’apprendimento avviene in maniera armonica e naturale, le persone con disabilità cognitiva hanno bisogno di “mediatori”. Al primo posto i familiari, primi conoscitori dei propri figli e dei loro reali bisogni, competenti grazie alla loro sensibilità, alla presenza costante e continua. Seguono i professionisti, le persone che fanno da ponte, da “interprete”, che semplificano e facilitano l’accesso alla realtà, che sanno cogliere le percezioni, i desideri, le emozioni, i sogni, operatori che incoraggiano il rapporto con gli altri, che promuovono l’inclusione. Il libro è rivolto a loro, descrivendo le attività che fanno parte della vita quotidiana, adeguate ai bisogni a agli interessi di ciascuno. Non attività speciali, diverse, ma quelle che si possono condividere nei contesti normali della comunità di appartenenza. Raccontando come i luoghi si possono trasformare, adeguandosi alle caratteristiche di ciascuno, di come sia possibile abbattere barriere comunicative e culturali, attraverso sistemi di comunicazione verbali o non verbali adattabili in una logica di reciprocità».
Laura Piccinino ha iniziato la propria attività nei Centri Speciali e quindi nei Servizi Riabilitativi del Comune di Roma. Esperta di progetti di inclusione sociale e specializza nell’inserimento scolastico dei bambini con disabilità gravi nel Servizio Materno Infantile della ASL Roma E, ha lavorato, fin dalla loro apertura, nei Centri Diurni per persone adulte con disabilità, “protagoniste”, come detto, del suo precedente libro. (S.B.)
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