Tra un paio di mesi compirà un anno il Laboratorio-Punto Vendita L’emozione di conoscere i sapori, aperto a Milano (Via Tartini, 14), nel dicembre del 2015, un negozio che vende prodotti alimentari biologici di alta qualità, anche a chilometro zero, gestito dagli adulti con disabilità e dagli operatori della Fondazione CondiVivere e della Cooperativa Sì, si può fare di Bresso (Milano).
Il progetto si inserisce all’interno di una complessa rete di iniziative e attività sinergiche tra famiglie di persone con deficit e ricerca scientifica, facendo riferimento agli studi del compianto professor Nicola Cuomo dell’Università di Bologna e portati avanti dall’Associazione AEMOCON (Emozione di Conoscere) [Alice Imola ed Elisabetta Bacciaglia, N.d.R.] e dal proprio Coordinamento Territoriale in Lombardia [Cinzia De Pellegrin, N.d.R.], al fine di determinare occasioni sia per lo sviluppo cognitivo e affettivo di persone con deficit adulte, sia per un’inclusione sociale e lavorativa non assistenzialistica, di imprenditoria etico-solidale.
Per Laboratorio-Punto Vendita, va subito precisato, non si intende un negozio tout-court, ma un vero e proprio laboratorio di ricerca-formazione-azione in cui si mettono in atto, si sperimentano e si valutano strategie e piste di lavoro cucite su misura in relazione ai progetti individuali di ciascuna persona con disabilità.
La scelta del Punto Vendita quale contesto operativo nasce da numerose iniziative sperimentali promosse negli ultimi vent’anni dal professor Cuomo e dal suo staff di ricerca, che ne mettono in luce le numerose occasioni che può offrire per intervenire sullo sviluppo delle autonomie, della socializzazione e degli apprendimenti in una dimensione fortemente inclusiva.
Di particolare interesse, in tal senso, sono alcune iniziative internazionali, ovvero quelle realizzate in Puglia a Rodi Garganico (Foggia) e in Emilia Romagna (Bologna e Faenza, in provincia di Ravenna).
Per quanto riguarda Milano, con L’emozione di conoscere i sapori si è dato vita a un franchising [“affiliazione commerciale”, N.d.R.], con l’intento di replicare il modello sul territorio nazionale, ma mantenendo il rigore di un protocollo di intervento sotto la responsabilità di un Comitato Scientifico che garantisca l’esperienza maturata da AEMOCON in anni di ricerca; un’esperienza che nel tempo si è andata definendo in un prototipo, che vuole appunto essere preservato e tutelato nella sua originalità.
Lo scopo del Laboratorio-Punto Vendita è dunque quello di produrre occasioni formative per portare persone adulte con disabilità sempre più verso una vita indipendente, immettendole in un flusso con precise regole e responsabilità, non solamente ai fini di una mera acquisizione di abilità e competenze, ma soprattutto per potenziare nel tempo intenzionalità e autodeterminazione.
La merce – che nel caso di Milano è costituita da prodotti alimentari biologici – potrebbe in realtà essere di qualunque natura, in quanto sono le dinamiche che si mettono in atto attraverso i Metodi dell’Emozione di Conoscere e il Modello Empatico-Relazionale a determinare particolari relazioni, atmosfere, modalità comunicative e relazionali, in modo tale da sollecitare i potenziali cognitivi e affettivi della persona. In altre parole, sono le occasioni che riescono ad attivare gli operatori formati secondo il metodo (attraverso un qualunque tipo di merce, azione o servizio), che vanno a determinare condizioni per vivere e sperimentare in maniera attiva esperienze organizzative, di relazione, socializzazione, orientamento, gestione dell’imprevisto, rispetto delle regole, attenzione ai pericoli e superamento del problema.
Il progetto propone un profondo cambio di prospettiva: l’attenzione, infatti, non è più rivolta all’handicap, al problema, ma alle modalità, alle atmosfere e alle dinamiche relazionali utili per contrastarli e per sviluppare le potenzialità di ciascuno; ovvero l’attenzione è rivolta alla potenza dell’intervento progettuale, tramite la professionalità dell’operatore.
In sostanza, per poter entrare nel progetto, non è la persona con deficit che deve possedere determinati pre-requisiti, dimostrare di essere in grado di poter lavorare e vivere in autonomia, ma al contrario è il percorso progettuale che, intervenendo in una dimensione operativa, concreta, con chiaro senso e finalità, propone l’intervenire per mettere la persona stessa nelle condizioni di poter avere pari opportunità di accesso alla società, al lavoro e a una vita indipendente, così come indicato anche nella Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità.
Alcune caratteristiche per la dimensione inclusiva
Il Protocollo di Intervento del Metodo Emozione di Conoscere prevede che vi sia una determinata organizzazione degli spazi, degli oggetti all’interno del Punto Vendita, secondo quanto le ricerche di Nicola Cuomo hanno fatto emergere quali facilitanti l’apprendimento, lo sviluppo cognitivo e affettivo della persona con disabilità.
Gli operatori che affiancano le persone con disabilità sono formati – come detto – secondo il citato Metodo Emozione di Conoscere, seguono il Modello Empatico-Relazionale e sono costantemente orientati e tutorati in presenza e a distanza dallo staff di AEMOCON, in modo da creare un’organizzazione molto complessa, inserita in un più ampio “progetto di vita”, che tiene conto anche dello sperimentare la dimensione autonoma del vivere quotidiano.
Dal canto loro, le famiglie delle persone con disabilità, insieme agli operatori, sono orientate e formate anch’esse all’interno di un Percorso-Sistema che prevede momenti di incontro personalizzato e momenti formativi di gruppo, con lo staff di esperti in Pedagogia Speciale e in Psicologia.
Il Laboratorio-Punto Vendita non si connota quale “negozio per persone disabili”, bensì quale negozio frequentato dai clienti per l’alta qualità dei prodotti che si possono acquistare, per l’estetica degli spazi, per la qualità delle relazioni che si possono avere. Esso è costantemente collegato via internet con il Centro Pedagogico e Psicologico per lo sviluppo e il potenziamento del pensiero e del linguaggio dello staff di AEMOCON a Bologna, al fine di realizzare concrete osservazioni, in tempo reale, durante le azioni degli operatori e delle persone con disabilità, per monitorare e intervenire all’occorrenza.
Oltre poi al Punto Vendita, il progetto di collaborazione tra la Fondazione CondiVivere e lo staff di AEMOCON ha portato all’apertura di due appartamenti utilizzati come “Scuola per una Vita Indipendente” – denominati esattamente Scuola delle Autonomie -, permettendo così di realizzare a Milano l’innovativo Progetto STARS [“Sistemi Tecnologici per le Autonomie e le Relazioni Sociali”, N.d.R.], ideato da Nicola Cuomo. Quest’ultimo offre un modello organizzativo finalizzato ad evitare strutture istituzionali speciali che concentrino in un solo luogo una molteplicità di persone con bisogni speciali, determinando quindi condizioni di ghettizzazione e di bassa qualità degli interventi e procedendo contro i princìpi di integrazione e di inclusione. STARS, infatti, offre un’organizzazione che non è assolutamente concentrata in uno stabile, ma che è invece di tipo modulare, estesa sul territorio, e che basa il proprio percorso e le proprie analisi considerando in particolare le risorse, i potenziali nel territorio e le opportunità per l’inclusione di persone con bisogni speciali presenti nei diversi quartieri delle città, ponendoli in relazione alle specificità dei deficit e alle loro originalità.
Uno dei due appartamenti Scuola delle Autonomie si trova nello stesso quartiere del Punto Vendita e ciò favorisce il mantenimento di una continuità di fondo, che unisce responsabilità legate al lavoro e responsabilità domestiche, rendendo più chiara la leggibilità del proprio ruolo, in relazione a responsabilità da condividere con altri, con i quali si vive e con cui si condividono impegni, luoghi, orari ecc… Se ad esempio ad una persona spetta il turno del mattino, dovrà rispettare un orario per arrivare puntuale e aprire la saracinesca, mentre l’amico, collega, che resta a casa avrà il compito di organizzare la spesa per il pranzo, che dovrà essere pronto all’orario pattuito.
Tale dimensione propone una partecipazione attiva e agita da parte della persona, consentendo così di potenziare un’autodeterminazione legata alla consapevolezza delle conseguenze che hanno le proprie azioni e delle procedure che si devono mettere in atto per ottenere ciò che si desidera, ciò che c’è da fare.
In conclusione
Il Laboratorio-Punto Vendita costituisce un riferimento concreto per avere un luogo gestito secondo i criteri della ricerca-formazione-azione. Un luogo che, pur avendo le fattezze di un negozio e/o servizio, è organizzato per produrre pratiche del pensiero e del linguaggio – prospettando itinerari attivi sempre finalizzati allo sviluppo cognitivo – e per acquisire sempre più autonomie, socializzazione e competenze, con l’obiettivo di entrare nel mondo del lavoro.
Non quindi il luogo di lavoro per le persone con disabilità che lo frequentano, bensì un contesto formativo, dove si potenziano competenze e abilità che saranno rigiocabili e spendibili in altri contesti sia lavorativi che utili a vivere una vita la più indipendente possibile; un luogo in cui si progettano e si realizzano occasioni e circostanze per elevare le competenze delle persone con disabilità relativamente al vivere consapevolmente il tempo, l’organizzazione dello spazio, le regole, il denaro, l’uso dei mezzi pubblici, per essere coscienti dei pericoli, sapersi destreggiare di fronte agli imprevisti, saper chiedere, a chi chiedere, cosa chiedere, quando chiedere, in una dimensione in cui sono gli eventi e la quotidianità, orientati progettualmente, che partecipano alla permanente maturazione della persona.
Tutte competenze, dunque, che vanno rese appropriate nella specifica situazione, avendo dei chiari compiti, ruoli e responsabilità.
Dal canto suo, con i Laboratori-Punti Vendita e le Case-Scuola per una Vita Indipendente, l’Associazione AEMOCON intende proporre una realtà replicabile, alternativa agli attuali Centri Diurni/Residenziali, che oltre ad essere estremamente costosi, non propongono inclusione sociale, inserendo in un unico luogo gruppi di persone con deficit; vuole proporre un modello in linea con quanto auspicato anche da numerosi membri del Parlamento Europeo, che in una dichiarazione scritta, hanno incoraggiato lo scorso anno i Paesi Membri «ad abbandonare l’assistenza istituzionale a favore di un sistema di assistenza e sostegno basato sulla famiglia e sulla comunità. Si tratta di una transizione complessa, che comporta lo sviluppo di servizi di prossimità qualitativamente elevati, la chiusura pianificata delle strutture residenziali a lunga permanenza e il trasferimento di risorse dal sistema istituzionale ai nuovi servizi, assicurandone in tal modo la sostenibilità nel lungo termine (Dichiarazione Scritta presentata a norma dell’articolo 136 del regolamento sulla promozione della deistituzionalizzazione dei disabili nell’UE).
Un modello, dunque, che promuova una dimensione inclusiva utilizzando l’ambiente, il quartiere, il vicino di casa, il collega di lavoro…, quali grande risorsa e potente energia contestuale; un vivere l’inclusione divulgandola e consentendo il raggiungimento di un duplice obiettivo: da un lato la partecipazione attiva della persona con disabilità nella società, dall’altro l’abbattimento dei pregiudizi che la società nutre nei suoi confronti, non riconoscendole la libertà di compiere proprie scelte.
Un modello in cui gli strumenti, i materiali non sono oggetti fini a se stessi, non sono “perline da infilare”, “bulloni da separare”, “creta da plasmare”, ma merci da organizzare, catalogare, riordinare, pulire, sistemare con cura nell’estetica e nella comunicazione, che oltre a produrre sviluppo cognitivo, propongono anche un rientro dei costi tramite la loro stessa vendita (non a scopo di lucro).
La prospettiva del Progetto va così ad incorporarsi con quel “sistema di intervento” che sta riorganizzando le città e che viene oggi comunemente connotato secondo i principi della cosiddetta Smart City, dove l’ambiente viene visto come una grande risorsa per l’autonomia, la socializzazione e l’inserimento lavorativo della persona con disabilità, in quanto il contesto sociale contribuisce in maniera “naturale” all’elevazione della qualità di vita quando si propone come solidale.
Una solidarietà, insomma, da costruire attraverso azioni culturali e anche un’iniziativa che si inserisce quale tassello fondamentale di un più ampio complesso di attività sinergiche tra famiglie di persone con deficit e ricerca scientifica, al fine di realizzare un progetto vita da intraprendere “durante noi” in vista “del dopo di noi” e da inquadrare in quello che, sempre sotto la responsabilità del Comitato Scientifico dell’Associazione AEMOCON, abbiamo definito come “testamento pedagogico”, da realizzare in seno all’istituto dell’amministrazione di sostegno (Legge 6/04).
Suggeriamo anche la visione in YouTube di Apprendere e conoscere per una vita adulta (Dipartimento di Scienze dell’Educazione dell’Università di Bologna). Per ogni approfondimento: aliceimola@gmail.com.