«In Italia esistono territori in cui l’applicazione della legge sull’amministrazione di sostegno vede coinvolti, in sinergia tra loro, tutti i soggetti istituzionali che devono sovraintendere e soddisfare i bisogni delle persone più fragili, le Regioni, i Comuni, i Servizi Sociali. Dal canto loro, la società civile e le organizzazioni di volontariato danno un valido contributo, con il loro impegno diretto, sia nella gestione degli sportelli informativi che nel reclutare volontari disponibili ad assumersi tale impegno quando la famiglia non può provvedere. Purtroppo molte Regioni non hanno ancora attivato politiche per favorire queste sinergie e spesso accade che le persone che hanno bisogno di una protezione di questo tipo siano abbandonate a loro stesse. Solo attraverso la condivisione di conoscenze ed esperienze di buone prassi possiamo tentare di accelerare questo necessario cambio di prospettiva che riconosce dignità e diritti a tante persone che per anni hanno subito gravi misure interdittive senza possibilità di agire».
A dichiararlo è Sergio Silvestre, presidente dell’AIASS (Associazione Italiana Amministratori di Sostegno Solidali), commentando l’accordo di collaborazione sottoscritto nei giorni scorsi tra la stessa AIASS e l’Associazione di Categoria Professione in Famiglia, la quale rappresenta soggetti e imprese che forniscono servizi di utilità alla famiglia. Un accordo finalizzato alla promozione e allo sviluppo del volontariato in materia appunto di amministrazione di sostegno e al supporto alle famiglie che necessitano di attivare tale procedura.
Ma a cosa serve e quale ruolo ha esattamente l’amministratore di sostegno, istituto introdotto nel nostro Paese dalla Legge n. 6 del 2004, per superare le ben più rigide forme dell’inabilitazione e dell’interdizione? «Serve ad esempio – spiegano dall’AIASS – nel caso di un anziano infermo che non riesca più a gestire le quotidiane faccende burocratiche (come pagare le bollette e gestire la pensione) o di una persona con disabilità che non possa sbrigare le pratiche che riguardano la sua invalidità o, ancora, di alcolisti, tossicodipendenti o persone colpite da ictus che non riescano ad amministrare le loro attività o ancora di un malato terminale che voglia affidare a una persona di fiducia le scelte sulle cure mediche. Si stima che in Italia vi siano tra 500.000 e 800.000 persone in queste situazioni, a fronte di 180.000 amministratori di sostegno nominati dai Tribunali. L’amministratore di sostegno assume quindi una delicata funzione di protezione giuridica, perché nominato dal Giudice Tutelare e, sotto stretto controllo e su mandato operativo vincolato da questi, svolge l’attività di prendersi cura della persona, anche amministrandone il patrimonio».
L’accordo di collaborazione sottoscritto tra AIASS e Professione in Famiglia prevede dunque una sinergia tra le due Associazioni sul territorio nazionale, al fine di monitorare il quadro legislativo e sviluppare una maggiore consapevolezza nelle famiglie interessate da questo tipo di opportunità nell’interlocuzione con i singoli Tribunali e con le Istituzioni preposte, fornendo informazioni e supporto.
«La problematica della mancata autosufficienza in Italia – dichiara in conclusione Aldo Amoretti, presidente di Professione in Famiglia – ha ormai assunto una rilevanza di massa, coinvolgendo oltre 3 milioni di persone e in particolare gli anziani. Per tali condizioni, queste persone necessitano di adeguate forme di assistenza, non ultima quella dell’amministratore di sostegno, funzione delicata, ma indispensabile, per tutelare la dignità e i diritti, per evitare l’interdizione a vita e per garantire un valido aiuto nei casi di fine vita dei familiari, il cosiddetto “Dopo di Noi”. L’accordo con l’AIASS è un importante strumento per coinvolgere maggiormente le famiglie sul tema e un aiuto concreto per coloro che assolvono tale funzione, che per la stragrande maggioranza dei casi rientrano nell’àmbito familiare. Nel condividere lo spirito associativo e solidaristico dell’AIASS in àmbito nazionale, sono convinto che potremo raggiungere insieme risultati significativi». (S.B.)
Ringraziamo Federico De Cesare Viola per la collaborazione.
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: info@aiassonlus.it; info@professioneinfamiglia.it.
AIASS (Associazione Italiana Amministratori di Sostegno Solidali)
Nata lo scorso anno, come avevamo riferito anche nel nostro giornale, l’AIASS si propone di fornire supporto agli amministratori di sostegno per l’esercizio della loro delicata funzione e per la messa in rete di esperienze e buone prassi di tutte quelle Associazioni che in Italia si occupano di chi svolge questa attività non come una professione, ma come un servizio alla comunità. Pur riconoscendo infatti la necessità di specifiche professionalità, solo in particolari condizioni di gestione del patrimonio, l’AIASS sostiene il principio del volontariato quale criterio etico di approccio nella cura e nel rispetto della persona.
Professione in Famiglia
È un’Associazione di Categoria che rappresenta soggetti e imprese che forniscono servizi di utilità alla famiglia. Nata nel 2011, si è progressivamente impegnata ad esaminare le tematiche riguardanti l’assistenza alle persone non autosufficienti. Pur giudicando fondamentale e insostituibile il ruolo dello Stato nel settore socio-sanitario-assistenziale, Professione in Famiglia ritiene necessario regolamentare l’assistenza extrasanitaria attraverso piani integrati di coordinamento tra pubblico e privato, in particolare per l’assistenza a domicilio di figure adeguatamente formate. Allo stesso modo ritiene che si debba prevedere la possibilità per le famiglie di portare a totale deduzione fiscale l’assistenza extrasanitaria (badanti e operatori d’aiuto), oggi quasi totalmente a carico delle famiglie stesse.