Carta nuova, problemi vecchi di accessibilità

di Gianluca Rapisarda*
«Avevo salutato con grande entusiasmo e speranza - scrive Gianluca Rapisarda - la notizia circa l’imminente uscita del bonus di 500 euro per i docenti, legato alla cosiddetta “Carta del Prof”, definendolo come un’ “occasione da cogliere” anche per i docenti con disabilità visiva. E invece sembra proprio che ci risiamo, con i “soliti” problemi di accessibilità delle varie piattaforme digitali del Ministero e di tutti gli altri principali Dicasteri»
SPID - Carta del Docente
È al momento di registrarsi allo SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale) che iniziano i problemi di accessibilità per i docenti con disabilità visiva

Avevo salutato con grande entusiasmo e speranza la notizia circa l’imminente uscita del bonus di 500 euro per i docenti, legato alla cosiddetta Carta del Prof (Legge 107/15), definendolo anche sulle pagine di questo giornale come un’”occasione da cogliere” anche per i docenti con disabilità visiva. E invece ci risiamo!

Il “guazzabuglio” è presto raccontato. Nella serata del 12 novembre siamo stati informati dal Ministero dell’Istruzione che la Card del docente è ormai in dirittura d’arrivo. Non si tratterà di una carta di credito o di un bancomat, come ci si aspettava, ma di un “borsellino elettronico” e dunque virtuale. Per poter fruire dell’erogazione di un servizio (ad esempio la partecipazione ad un corso di formazione) o poter comprare un oggetto, il docente dovrà quindi accedere al portale unico sul quale dovrebbero essere disponibili i vari tipi di servizi e materiali “acquistabili”. E fin qui, niente di complesso, nemmeno per noi disabili visivi.
Tuttavia, per poter entrare in quel portale è obbligatorio registrarsi preliminarmente allo SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale) ed è a questo punto che iniziano le prime difficoltà e i primi problemi di “accessibilità”. Tramite lo SPID, infatti, è possibile ottenere l’identità digitale del docente, usando una delle quattro procedure disponibili: InfoCert, Sielte ID, TIM o Poste Italiane.
Ebbene, per utilizzare InfoCert è necessario avere a disposizione un PC con webcam che il professore cieco non vedrà mai o, se ipovedente, vedrà molto poco. Si può anche andare di persona presso un Centro InfoCert, ma in tal caso ci si dovrà spostare di tanti chilometri dalla propria città e a tal riguardo mi chiedo: se il prof. disabile visivo non ha modo di essere accompagnato facilmente, come farà?
In sostituzione ci si può registrare tramite Sielte ID, procedura di cui sinceramente non conosco le modalità di utilizzo e che so per certo non essere stata mai testata (perché non ci è stato chiesto) da alcun esperto del Gruppo OSI (Osservatori Siti Internet) dell’UICI (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti). Mi è stato solo riferito che, comunque, per la procedura Sielte bisogna avere una casella PEC e le caselle PEC – lo rammento per chi non lo sapesse – non sono tutte accessibili per i minorati della vista.
Per quanto poi riguarda l’uso del portale di TIM, esso prevede qualche “divario digitale” non da poco per i docenti ciechi e ipovedenti: per poter ottenere l’identità digitale, infatti, è necessario disporre di una CNS (Carta Nazionale dei Servizi), di una firma digitale, oppure di una carta d’identità digitale e naturalmente non tutti i Comuni d’Italia sono attrezzati per garantire l’accessibilità di tali servizi alle persone con disabilità visiva.
Infine, è possibile registrarsi attraverso Poste Italiane. Per poter adoperare questa modalità, è necessario avere un conto corrente postale, disporre del Bancoposta e del relativo lettore. Essendo provvisto di tutto ciò, ho provato a registrarmi (per la verità con la mia compagna vedente e non da solo) ed è andato tutto abbastanza bene, fino a che la piattaforma non ha chiesto un indirizzo PEC…
Va anche ricordato che sarà necessario verificare se le prime tre procedure – oltre alle criticità sopradescritte – non presentino ulteriori problemi di accessibilità per noi disabili visivi, senza trascurare il non secondario aspetto che spesso si tratta di servizi a pagamento (e questo per tutti gli insegnanti e non solo per quelli minorati della vista).

Insomma, vuoi vedere che, in qualità di direttore scientifico dell’IRIFOR [Istituto per la Ricerca, la Formazione e la Riabilitazione dell’UICI, N.d.R.], dovrò promuovere tutta una serie di corsi per formare i docenti non vedenti e ipovedenti sulle modalità d’accesso alle nuove attività di formazione proposte dal Ministero? Non sarebbe proprio un paradosso?
Spero di sbagliarmi e di non essere costretto, come invece temo, a ricorrere agli amici del Gruppo OSI di cui sopra, per sbrogliare questo nuovo “pasticcio” della scuola italiana. In tal caso, saremmo di fronte ai “soliti” problemi di accessibilità delle varie piattaforme digitali del Ministero e di tutti gli altri principali Dicasteri, che forse a questo punto richiederebbero l’indifferibile apertura di un tavolo tecnico permanente con il Governo che, supportato a livello interministeriale da esperti dell’UICI, potesse finalmente garantire davvero il diritto alle pari opportunità e all’accessibilità di tutte le persone con disabilità visiva del nostro Paese.

Direttore scientifico dell’IRIFOR (Istituto per la Ricerca, la Formazione e la Riabilitazione) dell’UICI (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti).

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