Si è svolto a Roma il 15 novembre scorso, presso la Fondazione Ernesta Besso, l’evento intitolato Legge Delega sull’Inclusione: stato dell’arte e proposte, innovativo incontro organizzato dal CTS (Centro Territoriale di Supporto) dell’IPSSS (Istituto Professionale Servizi Socio Sanitari) Edmondo De Amicis di Roma, con il Dipartimento Scuola di FIABA ONLUS [se ne legga anche la presentazione del nostro giornale, N.d.R.], alla presenza di oltre cento tra docenti curricolari, specializzati, universitari, dirigenti, pedagogisti, psicologi, rappresentanti di associazioni professionali e di persone con disabilità, assistenti, genitori e ragazzi provenienti dalle più disparate parti d’Italia, che hanno accettato di lavorare insieme, riflettere e mettere a punto una serie di proposte per la nuova Legge sull’inclusione in discussione al Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca.
Per un’intera giornata, dunque, i partecipanti hanno lavorato divisi in dieci gruppi di interesse e al termine ciascun gruppo ha prodotto un documento che sarà perfezionato online, su un’agorà virtuale aperta a tutti i gli intervenuti. Il documento conclusivo verrà poi consegnato al ministro Stefania Giannini.
Tra gli altri momenti della giornata, vi è stata anche l’apertura di una sessione straordinaria della “scuola che accoglie, si trasforma, pensa e propone”, il tutto in memoria di Angela Carlino Bandinelli, scomparsa nel mese di maggio scorso, dopo essere stata per quarant’anni formatrice psicopedagogica e didattica in tanti corsi di specializzazione e di aggiornamento, gestiti dall’Ufficio Scolastico Regionale del Lazio e da diverse Associazioni. L’incontro è stato l’occasione migliore, per ricordarne il costante impegno per la formazione di tutti i docenti, curricolari e specializzati, sulle tematiche che più le stavano a cuore: la disabilità e il diritto alla scuola.
Dopo un commosso ricordo dell’amica Angela, Salvatore Nocera, attuale presidente nazionale del Comitato dei Garanti della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) e già a lungo vicepresidente nazionale della stessa, ha ancora una volta fornito il suo prezioso contributo ai convenuti, illustrando la Proposta di Legge n. 2444, promossa da FISH e FAND (Federazione tra le Associazioni Nazionali delle Persone con Disabilità), concernente i possibili contenuti dell’emanando Decreto Delegato sull’inclusione scolastica, con riguardo a una serie di princìpi contenuti nella Legge 107/15 (meglio nota come Riforma della Buona Scuola) e qui di seguito elencati:
1. un approfondimento dei contenuti dei corsi di specializzazione con 150 crediti formativi “pesanti” sulle diverse didattiche generali e speciali;
2. una formazione iniziale dei futuri docenti curricolari, comprendente 30 crediti formativi sull’inclusione, al fine di evitare la delega ai soli docenti per il sostegno;
3. l’elencazione dei possibili “livelli essenziali delle prestazioni scolastiche”, come l’obbligo di 2 ore mensili di programmazione congiunta per i docenti delle scuole superiori;
4. l’obbligo di aggiornamento ad ogni inizio d’anno sull’impostazione congiunta del PEI (Piano Educativo Individualizzato) dei singoli alunni con disabilità presenti ogni anno nella loro classe ecc.;
5. l’obbligo degli interventi per il trasporto gratuito a scuola e dell’assistenza per l’autonomia e la comunicazione;
6. l’obbligo della continuità didattica per i docenti, specie per il sostegno e per gli assistenti;
7. la sostituzione della diagnosi funzionale col “profilo di funzionamento”;
8. l’obbligo di indicatori per misurare la qualità inclusiva realizzata nelle singole classi e scuole e l’aggiornamento dei supporti territoriali all’inclusione, come i GLIR, i CTS e i CTI [rispettivamente Gruppi di Lavoro Interistituzionali Regionali, Centri Territoriali di Supporto e Centri Territoriali per l’Inclusione, N.d.R.];
9. l’obbligo dell’aggiornamento in servizio per dirigenti, docenti e collaboratori scolastici;
10. la modifica della normativa sull’istruzione domiciliare, che deve essere garantita a tutti coloro che, per gravi motivi di salute, abbiano una prognosi di impossibilità a frequentare le scuole per almeno 30 giorni, come stabilito nell’articolo 12, comma 9 della Legge 104/92.
Sul dibattuto tema della separazione delle carriere dei docenti per il sostegno, Nocera ha preso atto della contrarietà degli attuali docenti specializzati, affermando che le Federazioni FISH e FAND sono disposte a rinunciarvi, purché vi sia l’obbligo di permanenza per dieci anni sul posto di sostegno, la mobilità solo come passaggio di cattedra e la continuità didattica sino al completamento di un determinato ciclo di studi da parte dell’alunno seguito.
Il sottosegretario all’Istruzione Vincenzo Faraone non ha raccolto l’invito a partecipare all’incontro, mentre la dirigente del Ministero Loredana Leoni, impossibilitata a raggiungere la sede della Fondazione Besso a causa di uno sciopero dei mezzi pubblici, ha però promesso di ricevere e di ascoltare i promotori dell’iniziativa.
In tal senso, l’assenza dei rappresentanti ufficiali del Ministero, che avrebbero dovuto aggiornare i presenti sui lavori della Legge, ha inizialmente disorientato i partecipanti, essendo venuta a mancare una corretta informazione e documentazione su cui confrontarsi. E tuttavia i gruppi di lavoro si sono ugualmente impegnati nel loro compito con determinazione e senza scoraggiarsi, anche grazie all’ambiente particolarmente piacevole di Palazzo Besso, che ha favorito concentrazione e produttività.
In sostanza, quindi, lo scopo del convegno era soprattutto quello di produrre per ognuna delle dieci tematiche affrontate un documento con il quale cui offrire al Ministero proposte pensate, ponderate, condivise, attuabili. Un traguardo davvero ambizioso, ma la strada è fatta di piccoli passi ed è bene incamminarsi verso una modalità di riappropriazione delle scelte e delle responsabilità che tutte le componenti della scuola devono avere.
Hanno partecipato in numero cospicuo coloro che erano stati chiamati a donare la loro competenza, la loro esperienza, il loro pensiero. Non è stato possibile, purtroppo, accogliere le numerose richieste di partecipazione per ragione di spazi e gli organizzatori se ne sono scusati. Del resto, la sensazione di essere “alla deriva”, in questo periodo, è un sentimento fortemente avvertito da tutti: famiglie, docenti, alunni, in ogni ordine di scuola. Proprio da ciò scaturisce il bisogno di essere propositivi e partecipativi.
Rispetto alle proposte emerse (se ne veda in calce un sintetico resoconto), che come detto verranno successivamente sviluppate online, esse sono risultate coerenti con le aspettative e lo sforzo generale è stato quello di selezionare e concordare iniziative attuabili, magari per piccoli passi.
Chi scrive, quindi, è profondamente grati a tutti coloro che, a proprie spese, senza alcuna velleità di portare la “soluzione definitiva” e con alto senso civico, ha collaborato e continua a collaborare, in una vera e propria agorà virtuale in continuo aggiornamento.
Docenti specializzati e formatori.
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: nicstriano@yahoo.it; fe.fa1149@gmail.com.
I gruppi di lavoro dell’evento Legge Delega sull’Inclusione: stato dell’arte e proposte, Roma, 15 novembre 2016
1) In assenza della bozza ufficiale del documento del Ministero, il Gruppo di Lavoro n. 1 (Formazione iniziale) ha utilizzato informazioni “carpite” e frammentarie. Massima importanza è stata attribuita alla formazione dei docenti curricolari. Per la scuola dell’infanzia e primaria, il gruppo ha proposto che nel quinquennio universitario siano inseriti 60 CFU (Credito Formativi Universitari) di didattica inclusiva. Per coloro che volessero diventare insegnanti di sostegno, è stato previsto un corso di specializzazione di un anno post lauream con concorso di ammissione.
Molto più difficile è stato ragionare sulla scuola secondaria, visto il percorso farraginoso previsto dal Ministero.
° Per gli insegnanti curricolari è stato proposto che i 24 CFU, previsti nell’area antropo-socio-psico-pedagogico-metodologica dei cinque anni, siano declinati in un’ottica inclusiva e che invece nei tre anni FIT post concorso vengano inseriti 36 CFU di cui 18 di didattica inclusiva e 18 di didattiche condivise disciplinari-inclusive di tipo laboratoriale;
° Per coloro che vogliono diventare insegnanti di sostegno, sono stati proposti 60 CFU in un anno aggiuntivo.
Dalla discussione aperta a tutti i gruppi online, vista l’importanza del tema, sicuramente scaturiranno altre proposte.
2) Il Gruppo di Lavoro n. 2 (Formazione in servizio dei dirigenti, docenti e del personale ATA) ha proposto che i tempi e gli spazi per tale tipo di formazione debbano rispondere a un’analisi preliminare dei bisogni educativi nei singoli istituti e nelle reti di supporto. Ciò allo scopo di favorire una formazione di dirigenti, docenti e personale ATA adeguata alle esigenze della realtà. Tale formazione deve poi essere relativa alla fase preparatoria dell’anno scolastico e perdurare durante l’intero arco di tempo prevedibile attraverso il POF (Piano dell’Offerta Formativa), il PAI (Piano Annuale dell’Inclusione) e il PTOF (Piano Triennale dell’Offerta Formativa), oltreché tramite accordi con l’università, con gli istituti e le strutture di riferimento.
3) Il Gruppo di Lavoro n. 3 (La Legge Delega sull’inclusione e i CTS: l’organizzazione territoriale) ha raccolto numerosi referenti dei Centri Territoriali di Supporto provenienti da tutta Italia. Da dieci anni tali strutture si sono radicate nei singoli territori e molte di loro sono diventate eccellenze di formazione, supporto e riferimento. La proposta che ne è scaturita prevede il potenziamento e il monitoraggio della rete dei CTS allo scopo di mettere a frutto l’esperienza decennale maturata. I CTS dovrebbero essere considerati centri di eccellenza e di vero supporto sul territorio. Questo comporta sicuramente un ripensamento sul ruolo dei docenti che vi lavorano, i quali devono avere il tempo e la competenza per svolgere le funzioni loro assegnate. Quindi non più insegnanti che “a tempo perso” fanno gli operatori CTS, ma professionisti che supportano e garantiscono qualità e disponibilità. Sarebbero utili anche distacchi specifici su competenze da divulgare e diffondere, per agire in sinergia con tutti i fautori dell’inclusione a livello territoriale.
4) Il Gruppo di Lavoro n. 4 (Le nuove tecnologie “open source” nella didattica Inclusiva) si è giovato della presenza di autorevoli esperti e di un genitore che ha rappresentato le reali esigenze dei ragazzi e della scuola. Il Gruppo ha proposto che le nuove tecnologie siano il più possibile “amiche” della scuola, ripensando gli strumenti software che entrano nella didattica, i costi e la formazione. C’è bisogno che chi opera nella didattica sia facilitato da formati aperti e compatibili, file leggibili nel tempo e con i diversi device [“dispositivi”, N.d.R.]. Tutto questo sarebbe già risolto, se solo il Ministero promuovesse e supportasse il cambiamento verso l’utilizzo di software libero (open source) per la didattica, che rispondesse a caratteristiche inclusive di leggibilità, portabilità, accessibilità. Il Ministero stesso dovrebbe supportare la ricerca delle tecnologie open source nella didattica, sostenere le risorse già disponibili e i software ancora in fase di studio e sviluppo. Le potenzialità e competenze ci sono, ma al momento manca la volontà politica di agire su questi terreni. Tutto ciò senza penalizzare applicativi proprietari necessari alle autonomie o alla didattica per le disabilità specifiche che ancora oggi sono irraggiungibili dai software liberi.
Il Gruppo 4 si è anche reso protagonista di una proposta provocatoria, ma molto condivisa, ovvero che gli insegnanti – e in particolare quelli di sostegno – abbiano una “patente sulle competenze relativa alle nuove tecnologie”, ovvero che sappiano installare un software, avviare un ausilio, capire un semplice problema tecnico, sapere utilizzare strategie didattiche che permettano di adottare nuovi linguaggi capaci di comunicare, ottimizzando quindi la missione scolastica dell’inclusione, grazie anche alle potenzialità che le nuove tecnologie consentono di mettere in campo.
5) Il Gruppo di Lavoro n. 5 (I nuovi percorsi dei docenti: la cattedra mista) ha trattato la possibilità di istituire una cattedra parzialmente su materia e parzialmente su sostegno ed è stata supportata dal riconoscimento di diversi gruppi. Si tratta della vera rivoluzione possibile per l’inclusione: una grande opportunità per la circolarità delle competenze, purché soggetta a veri e propri àmbiti di accessibilità, che vadano nell’ordine del rispetto e delle esigenze peculiari dell’alunno, nell’interesse primario dell’istituto e del suo PTOF, e che sia soggetta a monitoraggio.
6) Il Gruppo di Lavoro n. 6 (Una normativa nazionale per gli assistenti specialistici, alla comunicazione, di base e l’assistenza educativa culturale) ha proposto di disciplinare dal punto di vista giuridico la posizione degli assistenti specialistici, assicurando inoltre offerte formative adeguate e stabilizzando il personale. Sarebbe auspicabile che fosse lo stesso Ministero ad assumere il personale in questione (come già avvenuto per il personale ATA-Ausiliario Tecnico Amministrativo), per una più corretta gestione di tutte le figure che ruotano in tali funzioni.
7) Il Gruppo di Lavoro n. 7 (Insegnamento domiciliare) si è rivelato come un vero momento inclusivo in cui l’affermazione dell’identità di insegnante (qualunque sia il contesto) viene prima di ogni specializzazione, di ogni diversità e di ogni strumento. È pertanto necessario eliminare la distinzione fra docente e docente ospedaliero. Quest’ultimo dovrà in ogni caso avere una formazione adeguata, integrata da aggiornamenti periodici.
Si richiede inoltre che l’insegnamento domiciliare possa scattare automaticamente quando è prevedibile un’assenza superiore a trenta giorni e non solo dopo trenta giorni di ospedale. Infatti, le nuove terapie e la tendenza a non trattenere nelle strutture sanitarie i degenti vanificherebbero per molti ragazzi l’opportunità di usufruire della scuola.
8) Il Gruppo di Lavoro n. 8 (Le barriere architettoniche, sensoriali, culturali e sociali e il tema dell’accessibilità e della sicurezza a scuola), pur tra esigenze diverse, ha elaborato la proposta di coordinare gli interventi e progettare un percorso complessivo con una mèta condivisa. Le barriere fisiche, sensoriali e sociali sono ostacoli difficilissimi da rimuovere, soprattutto a fronte di pregiudizi culturali. Spostare dunque l’attenzione dai bisogni del singolo, senza per questo disattenderli, e operando sul contesto, aiuterebbe a ridurre la percezione di esclusione. La proposta è tesa pertanto alla rimozione delle barriere fisiche e sensoriali che ostacolano gli alunni dal partecipare alle attività scolastiche ed extrascolastiche comunitarie, nel pieno rispetto dei tempi di esecuzione e dei bisogni reali di ciascuno.
Sarà importante curare gli aspetti dell’arredo scolastico, introdurre tecnologie informatiche e ausili e puntare sul confort visivo e acustico, capace di migliorare le prestazioni e garantire adeguati standard di sicurezza.
La fruibilità universale e la progettazione di ambienti scolastici seguono il concetto della Total Quality (TQ) e dell’Universal Design, finalizzati all’inclusione e all’uguaglianza nel rispetto della diversità umana. La proposta del “progettare per tutti”, in forma accessibile e sicura, significa poter intervenire sul “costruito” e sul “nuovo da costruire”, attraverso un processo di ricerca-azione che può funzionare solo se si riescono a formare alunni e professori sul tema dell’accessibilità globale.
9) Il Gruppo di Lavoro n. 9 (I gruppi di lavoro, lavoro di gruppo, lavoro di rete) è stato il gruppo più numeroso, forse quello da cui ci si aspettava meno: solo un’esperienza, una verifica che dimostrasse che lavorare in gruppo è possibile, anche tra chi si conosce poco o non sa bene cosa stia facendo o dove stia andando. Ѐ necessario chiarire i modi, gli scopi, la mèta per diventare un pool di persone consapevoli che si mettono in discussione e che vogliono raggiungere insieme un obiettivo con la consapevolezza che – come dice Andrea Canevaro – «se sono solo mi perdo, se siamo insieme possiamo raggiungere mète e risultati condivisi». Ciò comporta necessariamente imparare a lavorare in gruppo.
Le proposte sono state quelle di prevedere e istituzionalizzare il lavoro di team e il lavoro comune in tutti gli ordini di scuola. A tal fine si dovrà organizzare la formazione dei docenti curricolari e di sostegno per uniformare il linguaggio e, di conseguenza, ottimizzare la comunicazione in tale àmbito.
10) Il Gruppo di Lavoro n. 10 (L’adeguamento della macchina organizzativa e amministrativa per realizzare l’obiettivo dell’inclusione) ha lavorato sulla possibilità che la macchina organizzativa e amministrativa della scuola possa in qualche modo essere suggestionata dall’esperienza e dal pensiero, oltreché dalla rappresentazione delle esigenze concrete e quotidiane.
Dal gruppo è scaturita inderogabile l’esigenza di un sistema che garantisca un’inclusione strutturale, che comprenda tutte le scuole e che fornisca risposte metodiche e unificate sui temi della formazione, con l’istituzione di un complesso di valutazione dei risultati sul campo. La discontinuità didattica da più parti lamentata, che non risparmia neppure i docenti curricolari, è dovuta anche al diffuso malfunzionamento dell’amministrazione centrale e periferica.
In sintesi i tre cardini su cui costruire un’organizzazione efficace sono competenza, condivisione e responsabilità.
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