Non formerò un Gassman, ma aiuto ad affrontare la quotidianità!

«Il mio palcoscenico – spiega Carlotta Bisio, apprezzata attrice di teatro e persona con disabilità visiva – è come uno spartito musicale, una sinfonia. Per seguirlo a dovere devi conoscere il suo ritmo. Prima di ogni spettacolo, mando via tutti dalla scena e misuro il palcoscenico, imparo la sua armonia, la sua cadenza…». E a proposito dei suoi laboratori di recitazione e di inclusione, nati per avvicinare al teatro le persone con disabilità, dice: «Forse non formerò un Gassman, ma credo possa essere un percorso formativo utile per affrontare la quotidianità»

Carlotta Bisio

Carlotta Bisio, al termine di uno dei suoi tanti spettacoli

«Il mio palcoscenico è come uno spartito musicale, una sinfonia – spiega Carlotta Bisio, attrice di teatro con disabilità visiva di Torino -, per seguirlo a dovere devi conoscere il suo ritmo. Prima di ogni spettacolo, mando via tutti dalla scena e misuro il palcoscenico, imparo la sua armonia, la sua cadenza…».
Sentirla raccontare è una sferzata di energia. Capelli rossi, ben truccata («perché una donna non vedente non si dovrebbe truccare?», esordisce ironica), molto curata anche nel vestire. Un po’ pazzerella, si definisce: «In una commedia dovevo correre lungo tutto il palco e spiccare un salto per finire tra le braccia di un altro attore. L’ho fatto con naturalezza. Ho compiuto quel balzo più volte e il collega mi ha sempre preso. Il teatro è disciplina, che in scena ci sia o non ci sia un cieco, è fondamentale che ognuno e ogni oggetto si trovi esattamente al posto predefinito. Non si può improvvisare».
«C’è anche da dire – continua l’attrice – che mi è rimasta una piccola sensibilità alla luce. Così percepisco delle ombre, ed essendo stata vedente per lungo tempo, serbo la memoria del volume e della forma che può avere un oggetto. E questo mi aiuta».

Ad ogni svolta del discorso un aneddoto, come quando ricorda del musical che la vedeva danzare e cantare sul palco con altri ventotto attori. «Sincronia e ritmo – ribadisce – sono il mio segreto. Alla fine della performance sono stata premiata come migliore attrice… Credo che quando abbiano detto alla giuria, dopo la premiazione, che ero non vedente, qualcuno sia rimasto di stucco!».
Sicura e ferma, la sua voce non s’incrina nemmeno quando parla della sua vita privata, di una madre che non l’ha mai amata: «Tanto che quando ci siamo trasferiti in Brasile per seguire mio padre – racconta – ho preferito andare in un college dove ho scoperto la passione per il teatro piuttosto che rimanere a casa».
Un matrimonio da giovanissima che collassa in pochi anni, ma da cui nasce una figlia, anche lei attrice di teatro e TV. Poi il divorzio, il doversi allontanare dal teatro per mantenere la famiglia come consulente d’informatica, la malattia diagnosticata a 25 anni [retinite pigmentosa, N.d.R.], una patologia degenerativa degli occhi che lentamente, nel giro di circa vent’anni, ha offuscato la visione e la luce. La riscoperta del teatro con la compagnia Affetti Collaterali. E poi ancora i laboratori di recitazione e d’inclusione, «nati per avvicinare le persone con disabilità al teatro. Oggi sono ambìti anche dai cosiddetti “normodotati”».
«Spesso – dice – mi rendo conto che le persone con disabilità sono sin troppo frequentemente abituate a farsi assistere in qualunque cosa. Tendono a non sforzarsi a sviluppare le proprie abilità. Qui li metto alla frusta… Forse non formerò un Gassman, ma credo possa essere un percorso formativo utile per affrontare la quotidianità».

Testo già apparso in “InVisibili”, blog del «Corriere della Sera.it» (con il titolo “Un palco a teatro: Carlotta, attrice non vedente e i suoi Affetti collaterali”). Viene qui ripreso, con minimi riadattamenti al diverso contenitore, per gentile concessione.

«Superando.it» si occupa già da molti anni dell’attività di Carlotta Bisio e della compagnia torinese Affetti Collaterali, nella quale è responsabile della direzione artistica. Segnaliamo in particolare ai Lettori una nostra intervista di alcuni anni fa.

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