Come avevamo ampiamente spiegato a suo tempo, il Disability Management – teorizzato per la prima volta negli Anni Ottanta – può semplicemente essere definito come un modo per conciliare il diritto all’inclusione lavorativa delle persone con disabilità e dei malati cronici con le esigenze di efficienza delle imprese, una necessità economica, dunque, ma anche un sistema per soddisfare l’insopprimibile bisogno di identità e inclusione attraverso e nel lavoro. La pratica ha già incominciato a diffondersi da tempo in altri Paesi, come gli Stati Uniti e il Canada, mentre resta ancora assai poco conosciuta in Italia.
Proprio da quest’ultima constatazione è partita l’idea di promuovere a Milano, nel mese di novembre scorso, da parte di IBM Italia e dell’Associazione di Promozione Sociale Pianeta Persona, il Primo Convegno Nazionale sul Disability Management, intitolato Disability Management: buone pratiche e prospettive future in Italia, al quale hanno partecipato quasi trecentocinquanta persone e di cui sono ora disponibili nel web anche i vari materiali prodotti (a questo link).
«In un aula affollatissima – spiega Veronica Mattana, psicologa del lavoro e ricercatrice indipendente, oltreché referente per la Sardegna dell’ADV (Associazione Disabili Visivi), che ha moderato e condotto i lavori insieme a Consuelo Battistelli di IBM Italia – numerosi rappresentanti delle Istituzioni, studiosi e imprenditori si sono confrontati sulle pratiche di inclusione lavorativa all’interno delle organizzazioni. Tra i relatori, in particolare, vi erano economisti, giuristi, psicologi, pedagogisti, ingegneri, medici, responsabili di cooperative e del settore risorse umane di grandi imprese (IBM, TIM e Banca Intesa). Durante la prima parte dei lavori, Licia Sbattella, docente del Politecnico di Milano, ha evidenziato le buone pratiche attuate all’interno della propria struttura accademica nei confronti degli studenti con disabilità, mentre Silvia Angeloni dell’Università del Molise ha brillantemente esposto il quadro internazionale e i principali risultati emersi dalle ricerche condotte fuori dall’Italia in materia di assunzione delle persone con disabilità».
«Per quanto poi riguarda le due tavole rotonde – prosegue Mattana – la prima delle quali centrata sul tema Istituzioni e territori, la seconda su Aziende e business, esse hanno consentito di evidenziare nel dettaglio le esperienze di Disability Management in contesti diversi (aziende, Pubbliche Amministrazioni, contesti territoriali ecc.) e dedicate a target diversi: ad esempio le persone occupate domicilarmente (homebound) del Progetto Scintilla del CNR e le persone con disabilità uditiva in TIM».
«La speranza – conclude la ricercatrice – è che tutti siano (siamo) tornati a casa con un piccolo bagaglio in più, e che l’appuntamento non rimanga fine a se stesso. Per il prossimo futuro, infatti, l’ambizione è che il Disability Management non sia più solo un discorso per poche grandi imprese, ma si diffonda in modo più capillare anche in realtà più piccole, sia nel settore pubblico che in quello privato». (S.B.)
Ricordiamo ancora la disponibilità a questo link dei materiali prodotti durante il convegno di Milano sul Disability Management del 25 novembre 2016. Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Veronica Mattana (veronica.mattana@gmail.com).