Qualunque siano i vostri sogni e le vostre aspettative per il futuro dei vostri figli, vorreste che nel loro avvenire ci fosse la reclusione in un ambiente isolato, insieme a decine di altre persone che non hanno scelto?
È questo che il progetto del Polo per la Disabilità in località Terrafino di Empoli (Firenze) riserva agli adulti con autismo e altre gravi disabilità intellettive, è questa la risposta che si riserva alle persone con disabilità che non sono in grado di gestire la propria vita senza il sostegno degli altri, magari semplicemente perché così si è sempre fatto [se ne legga già nel nostro giornale, N.d.R.]. Tradizionalmente, infatti, in Italia l’asse portante delle politiche per la residenzialità per gli adulti con disabilità – in particolare con disabilità intellettiva grave – è stata l’istituzionalizzazione in servizi con oltre trenta posti, che rappresentano l’86% dell’offerta. Le soluzioni residenziali alternative (case famiglia, piccole comunità alloggio, unità di vita con sostegno) rappresentano il 3,7% del totale dei servizi alternativi e sono per lo più accessibili solo alle persone con disabilità moderata o lieve (Dati ISTAT, 2007).
In pratica, l’unica alternativa all’istituzionalizzazione è la permanenza nella famiglia di origine, finché la famiglia ce la fa. Ma vivere in età adulta con genitori che hanno ormai esaurito le proprie risorse fisiche, emotive e spesso anche economiche non si traduce in integrazione nella comunità, piuttosto causa l’isolamento di tutta la famiglia e nega alla persona con disabilità ogni possibilità di crescita e di partecipazione alla vita della propria comunità. Nemmeno il mantenimento ad oltranza nella famiglia di origine degli adulti con disabilità gravi è quindi accettabile nella prospettiva del diritto della persona.
La FISH Toscana (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) prende atto con apprezzamento dell’impegno del Comune di Empoli di dare risposta alle necessità degli adulti con autismo o altre disabilità di analoga gravità, ma ritiene che il progetto di un Polo per la Disabilità, dove vengono accentrati servizi diurni e residenziali per settantotto adulti in condizioni di grave disabilità, non sia adeguato a prevenirne la segregazione e l’isolamento dalla propria comunità e sia inaccettabile in una prospettiva della disabilità basata sul diritto e le pari opportunità.
Dopo la ratifica della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, con la Legge 18/09, diventata così Legge Nazionale vincolante per tutti i livelli di governo, qualunque iniziativa che abbia un impatto sulla vita delle persone con disabilità dovrebbe garantire alle stesse il godimento di tutti i diritti umani di cui godono gli altri cittadini e di sostenerne la «piena ed effettiva partecipazione alla società su base di uguaglianza con gli altri». In particolare, l’articolo 19 della Convenzione esplicita con forza il diritto delle persone con disabilità di scegliere la propria residenza e con chi abitare, e di evitare che esse debbano vivere in istituti residenziali ad esse specificatamente “dedicati”.
La FISH Toscana ritiene che lo spostamento e l’accentramento di settantotto persone con disabilità gravi in un’unica struttura rappresentino una scelta che si limita a gestire la persona con disabilità come un oggetto da collocare in un posto piuttosto che in un altro, violando gli obblighi sanciti dalla Convenzione ONU e dalla Legge Nazionale di ratifica della stessa, oltre ad essere in contrasto con gli orientamenti delle politiche nazionale e regionali che ne hanno recentemente recepito i princìpi e gli obblighi.
La Delibera del Comune di Empoli che autorizza la costruzione del Polo per la Disabilità in località Terrafino precede inoltre una specifica Raccomandazione del Comitato ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, indirizzato all’Italia nel settembre dello scorso anno , che chiede «di reindirizzare le risorse dall’istituzionalizzazione a servizi radicati nella comunità».
Per ovviare a questa “distrazione”, come FISH Toscana ci siamo impegnati a proporre soluzioni alternative inclusive e sostenibili, in linea con i diritti umani delle persone con disabilità e con gli orientamenti della FISH Nazionale, in un’ottica collaborazione costruttiva. Dispiace tuttavia constatare che il nostro parere e le nostre proposte, anziché avviare un percorso condiviso di ricerca di soluzioni innovative più inclusive e più sostenibili per la collettività, di cui per altro esistono già esempi di buone pratiche anche in Toscana, abbiano determinato di fatto la nostra esclusione dal Tavolo regionale di discussione e la chiusura del Comune di Empoli ad ogni dialogo, ancora una volta in violazione della Convenzione ONU, la quale prevede che «nei processi decisionali relativi a questioni concernenti le persone con disabilità, gli Stati Parti operano in stretta consultazione e coinvolgono attivamente le persone con disabilità, […] attraverso le loro organizzazioni rappresentative», precisando che «le disposizioni della presente Convenzione si estendono a tutte le unità costitutive degli Stati […] senza limitazione ed eccezione alcuna” (articolo 4.3 e 4.5, Obblighi generali).
Le Amministrazioni Comunali non sono dunque esenti dal dovere di consultare strettamente le Associazioni rappresentative delle persone con disabilità in merito ad ogni iniziativa che abbia un impatto sulla vita delle persone con disabilità stesse, con vantaggio di tutti i cittadini.