In moltissimi, in questi giorni, dacché è stato reso disponibile sul sito del Governo il testo dello Schema di Decreto Legislativo recante norme per la promozione dell’inclusione scolastica degli studenti con disabilità (Atto del Governo n. 378), stanno producendo le loro considerazioni in merito a quello che i Legislatori o gli estensori di tale testo hanno congegnato.
Mi permetto di segnalare, tra tutti gli articoli davvero illuminanti e di ottimo livello che abbiamo potuto leggere qui in «Superando.it», quello di Donata Vivanti, unica donna a far sentire la propria voce in merito e chissà che essere mamma non le abbia ispirato quel suo bellissimo scrivere.
Anche noi Genitori Tosti [Associazione Genitori Tosti in Tutti i Posti, N.d.R.] abbiamo letto, riflettuto e discusso tra noi e nell’àmbito della rete cui abbiamo aderito, confrontandoci con docenti e operatori e, presto, il frutto delle nostre riflessioni sarà disponibile sul nostro sito e diffuso attraverso i canali che abbiamo da sempre attivato (gruppo sul social network e blog).
Coloro per i quali il nostro, apparentemente buffo, monicker [Genitori Tosti in Tutti i Posti, N.d.R.] non è una novità, già sanno quanta attenzione poniamo al ruolo di genitori nell’àmbito di questo mondo che speriamo non sia a parte e che comprende una galassia di realtà. Siamo così consci del nostro ruolo, che abbiamo ideato e proposto un convegno sulla scuola, incardinato sulle figure che agiscono il processo inclusivo a scuola e se dovessimo immaginare questo processo come un’opera teatrale dopo la dischiusa del sipario, la prima figura a sfilare sul palco e a parlare sarebbero proprio i genitori: chi di loro, infatti, meglio conosce i ragazzi che stanno scuola, dato che ci vivono h24 dalla nascita? E il nostro punto di vista è rimasto invariato, quando ci siamo accostati al testo di quello Schema di Decreto.
Un altro argomento per il quale ci spendiamo sempre riguarda proprio il nostro esserci “trasformati” in Associazione e quindi avere indossato sopra alla “divisa” di genitori un ulteriore abito, che ci permette, per esempio, di partecipare ai GLHI (Gruppi di Lavoro e di Studio d’Istituto), ai GLI (Gruppi di Lavoro per l’Inclusione), ai GLIS (Gruppi di Lavoro di Istituto per l’Integrazione Scolastica) e a quanti acronimi vogliate, oppure di fare consulenze ai GLHO (Gruppi di Lavoro Operativi per l’Integrazione) o anche di essere membri di Consulte Comunali, potendo di conseguenza partecipare ai Tavoli di Lavoro Istituzionali, sia a livello locale che nazionale.
Ecco, come molti forse ignorano, le Associazioni fanno parte della cosiddetta comunità educante, devono o dovrebbero essere presenti nelle scuole: pensiamo al livello spesso molto alto di competenze possedute dai membri delle Associazioni, con i genitori che spesso fanno anche lavori molto specializzati o addirittura pertinenti allo smisurato mondo che ruota attorno alla disabilità e sovente si specializzano di loro spontanea volontà, perché non hanno scelta – e non potrebbero farne una migliore.
Se vogliamo guardare alla normativa, scopriamo ad esempio che la Circolare Ministeriale 262/88 aveva previsto la collaborazione della scuola con le Associazioni delle persone con disabilità e dei loro familiari, per quanto riguarda la scuola secondaria di secondo grado. Invece, nei gradi inferiori si può fare riferimento all’articolo 1, comma 1 della Legge 53/03 (“Riforma Moratti”), che prevedeva, tra i suoi princìpi di base, anche quello del «rispetto […] delle scelte educative della famiglia, nel quadro della cooperazione tra scuola e genitori». Pertanto la famiglia poteva scegliere come proprio assistente o delegato nei GLHO «personale appositamente qualificato, docente e non docente» (fonte: ANGSA Lazio-Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici).
Ma sono gli Accordi di Programma che stabiliscono, tra tutte le cose che contengono, anche il ruolo (e in che termini si esplica) delle Associazioni. Questo testo dovrebbe essere la “Bibbia dei Dirigenti Scolastici”, al pari del Nomenclatore Tariffario per i fisiatri. Invece succede che in certe scuole «questo Accordo di Programma cosa sarà mai?»…
E veniamo al recente Schema di Delega n. 378, che al comma 3 dell’articolo 17 recita testualmente: «L’Osservatorio è presieduto dal Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca o da un suo delegato, ed è composto dai rappresentanti delle Associazioni delle persone con disabilità maggiormente rappresentative sul territorio nazionale nonché da altri soggetti pubblici e privati, comprese le istituzioni scolastiche, individuati dal Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca». Quindi le Associazioni sono confinate in poche righe e addirittura, quando si parla dei compiti di detto Osservatorio (comma 2 del medesimo articolo), scopriamo che non ha nemmeno più quello di consulenza sui testi di legge! Per avere un’idea, si confronti ad esempio questo testo con il Decreto Ministeriale del 30 dicembre 2011 (ministro Francesco Profumo).
Mi passano davanti agli occhi tantissime persone, conosciute o praticate in questi quasi dieci anni che sto dentro questo bellissimo mondo: persone che mi hanno aperto orizzonti, dato idee, esempi e la voglia di non mollare, persone da “studiare”, assimilando il più possibile quanto trasmettono nei loro libri, articoli o relazioni alle conferenze/convegni ecc. o anche semplicemente quando ci siamo presi un caffè al bar e abbiamo parlato molto, per poi salire sui rispettivi treni che ci portavano in direzioni opposte (sì internet è un portento, ma trovarsi dal vivo e dal vero è tutta un’altra cosa. Persone che sono diventate i miei più cari amici/che).
Un “pamir” di conoscenze, saperi ecc. completamente ignorato dai signori del Governo che, con quelle poche righe quasi in fondo alla Delega, hanno svuotano un organismo così importante, fucina di buone prassi e circolazione di sapienze a gogò e l’hanno lasciato lì a terra, come un guscio inabitato.
Ma come si può addivenire a una formazione aggiornata costante e sul campo (e a costo zero, tanto per lanciare una frecciatina a questi ragionieri della cultura, che aborrono ulteriori oneri finanziari da sostenere, come se tutto fosse gratis e di buona qualità!) per dirigenti, docenti, personale ATA (Ausiliario Tecnico Amministrativo) e quanti sono a scuola, se si sottovalutano e trascurano le Associazioni?
Faccio un esempio: se per la prima volta arriva in un plesso un alunno con pluridisabilità, chi è che suggerisce le modifiche ambientali, gli ausili, o anche i piccoli stratagemmi per bypassare quelle che per i “gravemente normodotati” sembrano impasse insuperabili e tutto quanto serve alla reale inclusione dell’alunno, che poi ricade su tutti i compagni non solo di classe, ma della scuola e a effetto domino anche sui rispettivi genitori? Qualche polveroso manualetto di buone maniere cui mettere mano alla bisogna? No: ci dev’essere qualcuno che arriva dall’Associazione x o y e condivide le proprie competenze con gli altri membri del GLHO. E se necessario passa anche delle mattinate a scuola e, perché no, incontra tutti i ragazzi e i loro docenti. Questo è un processo inclusivo!
Ognuno, di quanti tra voi è membro di un’Associazione, tragga le sue conclusioni, ché noi abbiamo tratto le nostre.
Presidente Associazione Genitori Tosti in Tutti i Posti.
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