Ho letto recentemente in «Superando.it» l’approfondimento di Stefania Delendati dedicato alla storia, che non conoscevo, di Gabriella Bertini, figura ormai “storica” delle lotte, iniziate negli Anni Sessanta, per il riconoscimento non solo dei diritti, ma addirittura della dignità di persone e cittadini, delle persone con disabilità e in particolare di quelle con lesioni midollari (para e tetraplegici).
Penso che, come me, una larga parte di chi segue le vicissitudini delle persone con sclerosi multipla, e più in generale con disabilità, non abbia idea di quanto sia stata dura – e purtroppo anche ora in parte lo sia – la battaglia per il riconoscimento dei diritti di persone che, sicuramente non per colpa loro, si trovano in condizioni di estremo disagio e difficoltà quotidiane.
Oggi, fortunatamente, la sensibilità è molto maggiore che ai tempi delle battaglie di Gabriella Bertini, ma forse è opportuno, per non dire doveroso, ricordare chi si impegnò allora e continuò a farlo sino alla fine, per il riconoscimento della dignità umana e dei diritti della persona.
Mi sento vicino a questa figura – che pure fino ad oggi ignoravo – anche perché, grazie alla sensibilità a una serie di problematiche comuni a tutte le persone con disabilità, maturata in questi anni, da quando sono affetto da sclerosi multipla, e grazie alla mia frequentazione di un’organizzazione come la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), mi sento più sensibile alle difficoltà di tutte le persone con disabilità.