«Nel Servizio di Tutela della Salute Mentale e Riabilitazione in Età Evolutiva (TSMREE) del Distretto 12 della ASL Roma 2, viene negato ai minori con disabilità l’irrinunciabile diritto a diagnosi, cura, riabilitazione e prevenzione dei disturbi dello sviluppo neurologico. Ad oggi, infatti, ci sono oltre duecento pazienti in età evolutiva rimasti improvvisamente senza assistenza, che da mesi – in alcuni casi anche da due anni – aspettano di essere riassegnati a un neuropsichiatra infantile».
A denunciarlo è la Consulta per i Diritti delle Persone con Disabilità del Municipio IX di Roma, tramite la vicepresidente Rosaria Uccello, che spiega come, «a seguito di un pensionamento e di alcuni trasferimenti, dal 2015 ad oggi si sia passati da quattro neuropsichiatri infantili a tempo pieno e uno a tempo parziale, per complessive 171 ore settimanali, a una sola unità (38 ore), con gravissime, comprensibili ripercussioni sulla salute psicofisica dei piccoli pazienti e delle loro famiglie, tanto da fare intravvedere un caso di interruzione di pubblico servizio, da parte di chi già da tempo doveva provvedere e non lo ha fatto».
«Stiamo parlando – sottolinea la Vicepresidente della Consulta – di bambini che manifestano difficoltà di linguaggio, disturbi cognitivi, ritardi psicomotori, disturbi di tipo autistico. Bambini che necessitano, oltreché di una diagnosi e di una cura adeguata, anche di certificazioni per godere dei diritti connessi alla Legge 104/92, come l’integrazione scolastica, le prestazioni sanitarie e socio-assistenziali, le provvidenze economiche. Cosicché, in tale situazione, non potendo permettersi i tempi d’attesa imposti da tali disfunzioni, le famiglie si vedono costrette a ricorrere a prestazioni private, con costi e oneri che non appaiono compatibili con i principi di uguaglianza e equità, ispiratori del Servizio Sanitario Nazionale e preordinati a garantire a tutti i cittadini l’accesso all’erogazione equa e in tempi ragionevoli delle prestazioni sanitarie».
In seguito, quindi, al perdurare di questo stato di cose, le famiglie hanno chiesto appunto l’intervento della Consulta, alla quale hanno rappresentato tutte le attuali criticità e le ricadute anche economiche dell’inefficienza di un Servizio che a loro dire, in passato, «era stato un’eccellenza, dove la presa in carico era globale, dove le famiglie si sentivano accolte, ascoltate, sostenute anche nelle scelte non strettamente sanitarie».
«Tutto ciò – conclude Uccello – appare estremamente grave e comunque in netto contrasto con i ripetuti appelli della comunità scientifica a diagnosi e interventi quanto mai precoci, per un più sicuro e migliore recupero delle funzioni e delle possibilità e per una più completa integrazione sociale».
A quanto pare, già da tempo questa situazione di disservizio è stata ampiamente segnalata alla Direzione della ASL Roma 2, ma finora senza alcuna concreta risposta. (S.B.)
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