«A questo punto quello che vogliamo sapere è cosa intenda fare la Regione Toscana con le risorse pubbliche, che a nostro avviso – coerentemente con gli Atti d’Indirizzo Regionale – devono essere indirizzate in tutt’altra direzione»: come avevamo riferito alla fine di gennaio, era stata questa la precisa richiesta di Patrizia Frilli, Donata Vivanti, Antonio Quatraro e Gemma Del Carlo, presidenti rispettivamente di DIPOI (Coordinamento Toscano delle Organizzazioni per il “Durante e Dopo di Noi”), FISH Toscana (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), FAND Toscana (Federazione tra le Associazioni Nazionali delle Persone con Disabilità) e Coordinamento Toscano delle Associazioni di Salute Mentale, nel contestare le caratteristiche del Centro per Disabili Le Vele per il “Dopo di Noi”, inaugurato qualche giorno prima a San Giuliano Terme (Pisa).
«Inutile girarci intorno – avevano dichiarato i responsabili di quelle organizzazioni -: quel Centro è il classico esempio di re-istituzionalizzazione delle persone con disabilità. È difficile, infatti, vedere diversamente un’unica struttura che accentrerà cento persone con disabilità in una zona semirurale e periferica, una struttura figlia di un approccio culturale vecchio e superato dalla storia, in totale contraddizione sia con la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità (e con la specifica Raccomandazione n. 48 b) dell’ONU stessa all’Italia “di reindirizzare le risorse dall’istituzionalizzazione a servizi radicati nella comunità”, sia con i documenti conclusivi della Conferenza Nazionale e Regionale sulle Politiche della Disabilità dello scorso settembre a Firenze, sia con il Piano Socio-Sanitario della Regione Toscana».
Ebbene, una risposta a quanto pare assai chiara è arrivata ora anche dalla Regione Toscana, oltreché dall’Azienda USL Toscana Nord Ovest, che nei giorni scorsi hanno manifestato la loro indisponibilità a stanziare risorse per quella struttura, e ad inviarci i pazienti.
Per una ricostruzione “storica” dell’intera vicenda, ci affidiamo a quanto scritto da Simona Lancioni nel sito di Informare un’H-Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli di Peccioli (Pisa): «Nel 2009 la Fondazione Pisa, ente non commerciale di origine bancaria, individua nel “Dopo di Noi” (ossia l’esigenza di fornire supporto alle persone con disabilità nel processo di emancipazione dalla famiglia di origine, ed in sostituzione di essa quando questa – per motivi diversi – è impossibilitata a prestare assistenza) un tema di rilevante interesse sociale. Per rispondere a questa esigenza ritiene – senza tuttavia confrontarsi con l’associazionismo di settore – di progettare un centro/struttura socio assistenziale capace di ospitare, in regime diurno e residenziale, fino a cento persone con disabilità. A tal fine, nel dicembre del 2010, la Fondazione costituisce uno specifico ente a carattere strumentale, la Fondazione Dopo di Noi a Pisa ONLUS, con la missione di costruire, allestire e gestire direttamente la struttura assistenziale. Il centro viene effettivamente realizzato in una zona semirurale e periferica del Comune di San Giuliano Terme, con un investimento di circa 20 milioni di euro. L’inaugurazione avviene il 26 gennaio scorso».
Dopo le critiche di cui si è detto, quindi, provenienti dalle reti di organizzazioni che si occupano di disabilità in Toscana, riguardanti sia il metodo che i contenuti dell’iniziativa, Stefania Saccardi, assessore alla Salute della Regione Toscana, si è espressa così, come riporta «la Repubblica.it – Firenze»: «Quella struttura è stata costruita a prescindere da qualsiasi programmazione regionale, senza che ne sapessimo nulla. Lo hanno fatto come e dove gli è parso e non abbiamo intenzione di stanziare risorse pubbliche per mandare lì i pazienti».
Dal canto suo, riporta la stessa fonte, «l’Azienda USL Toscana Nord Ovest ritiene di non aver bisogno dell’aiuto del privato, visto che già garantisce quel tipo di assistenza a chi ne ha bisogno».
«Chi invece considera l’istituto anche una risorsa per il pubblico – si legge ancora in “la Repubblica.it” – è la Società della salute di Pisa (Sds, ente partecipato di Usl e Comuni). Tanto che la presidentessa Sandra Capuzzi si è esposta in prima persona per inserire i primi 9 utenti, spostandoli da una casa famiglia di Marciana. Anche in questo caso però, le famiglie si sono opposte, con l’aiuto del quartiere e della parrocchia. E l’idea è svanita».
«In base alla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità – annota Simona Lancioni -, importantissimo testo normativo che, com’è ben noto, è stata ratificata dall’Italia con la Legge 18/09, la via maestra per intervenire in tema di disabilità passa per l’autodeterminazione delle persone con disabilità, e per la loro inclusione nella società, due aspetti ai quali la Fondazione Dopo di Noi a Pisa non sembra avere prestato attenzione. L’auspicio è dunque che questo macroscopico errore serva da monito per eventuali interventi/investimenti futuri, affinché siano conformi allo spirito e ai contenuti della Convenzione ONU». (S.B.)
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