Perché non dedicare una scuola a Louis Braille?

Lo ha chiesto Mario Barbuto, presidente nazionale dell’UICI (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti) al sindaco di Bari Antonio Decaro, che è anche presidente dell’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani), ricevendone un impegno formale. Il tutto durante uno dei principali eventi promossi il 21 febbraio, in occasione della Decima Giornata Nazionale del Braille, significativamente organizzato dall’UICI Regionale in una scuola statale del capoluogo pugliese

Antonio Decaro

Durante l’incontro di Bari, organizzato dall’UICI della Puglia in occasione della Decima Giornata Nazionale del Braille, il sindaco del capoluogo pugliese Antonio Decaro, che è anche presidente dell’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani), si è impegnato a dedicare a Louis Braille un luogo pubblico della propria città

«Toccare le lettere è possibile grazie all’alfabeto Braille – viene sottolineato dall’UICI (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti) -, una straordinaria invenzione per i non vedenti. È grazie al Braille che i ciechi sono in grado di scrivere, di leggere e di comunicare per iscritto tra di loro. Il Braille è, per il non vedente, condizione essenziale di una piena autonomia e di un’efficace integrazione nel tessuto sociale, scolastico, lavorativo e culturale. A due secoli dalla sua nascita, esso mantiene intatta la propria versatilità e universalità, risultando più che mai attuale».
Ogni anno, dunque, come abbiamo ampiamente raccontato in questi giorni, ricorre il 21 febbraio la Giornata Nazionale dedicata a tale sistema, istituita dalla Legge 126/07, per contribuire a dare maggiore valore all’invenzione di Louis Braille, il genio francese divenuto cieco a soli tre anni. Quella data, lo ricordiamo, è stata scelta perché coincidente con la Giornata Internazionale della Lingua Madre, promossa nel 1999 dall’Unesco.

Di numerosi eventi organizzati in occasione del 21 febbraio abbiamo già riferito in altre parti del giornale. Qui ci occupiamo dell’incontro promosso presso l’Istituto Comprensivo Statale Massari-Galilei di Bari dal Comitato Regionale Pugliese dell’UICI, alla presenza di numerosi autorevoli ospiti.
A fare gli onori di casa è stato Gino Iurlo, presidente dell’UICI Puglia, che ha dichiarato: «Visto che oggi siamo ospiti di una scuola, mi preme sottolineare come la scuola non riesca ancora a garantire ai giovani ciechi e ipovedenti pari opportunità di apprendimento e accesso alla cultura e all’informazione: spesso, infatti, i testi scolastici arrivano in ritardo, gli insegnanti di sostegno non hanno una preparazione specifica e frequentemente non conoscono neppure il Braille; inoltre, non sono state create le condizioni affinché le attività sportive e ricreative siano accessibili a tutti. Su tutto questo dobbiamo lavorare ancora e ancora, grazie anche al contributo di tutti voi presenti oggi».
«La nostra scuola – ha affermato dal canto suo Francesco Lorusso, dirigente dell’Istituto ospitante – è felice di ospitarvi in occasione di questa importante giornata. La nostra è una scuola aperta, che fa dell’inclusione uno dei suoi obiettivi prioritari. Da qualche tempo abbiamo tra i nostri docenti un insegnante non vedente e ne siamo contenti e orgogliosi».

In rappresentanza delle Istituzioni è intervenuto poi il senatore barese Luigi D’Ambrosio Lettieri, dichiarando che la Giornata del Braille «dovrebbe essere la giornata di tutti e non solo dei ciechi». Quindi, Paola Romano, assessora alle Politiche Giovanili, Educative, all’Università e alla Ricerca del Comune di Bari, ha innanzitutto ringraziato l’UICI per aver voluto organizzare l’evento in una scuola. «Vi faccio un invito – ha poi detto, rivolgendosi all’UICI Regionale e Provinciale -, vi chiedo di organizzare insieme una giornata di presentazione del Braille nelle scuole della nostra città, perché dobbiamo tutti conoscere questo sistema e come funziona».
«Stiamo lavorando insieme al vostro presidente regionale Gino Iurlo – ha aggiunto Salvatore Negro, assessore della Regione Puglia al Welfare – per risolvere le criticità dettate dalla riforma riguardante l’abolizione delle Province, come ha stabilito la Legge 56/14. Quella scolastica, ne sono convinto, è una questione che non dovrebbe riguardare i Comuni e le Regioni ma essere direttamente gestita dal Governo e dal Ministero dell’Istruzione, affinché i diritti dell’inclusione vengano assicurati sin dal primo giorno di scuola».

Successivamente, il presidente nazionale dell’UICI Mario Barbuto si è rivolto direttamente al sindaco di Bari Antonio Decaro, che è anche presidente dell’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani), ricordandogli che «da alcuni anni chiediamo alle Amministrazioni Locali di dedicare una via o una piazza a Louis Braille. E allora, Signor Sindaco, perché non dedicare a Bari una scuola a Louis Braille?».
La risposta di Decaro – che ha esordito ringraziando il mondo dell’associazionismo per il ruolo di supplenza che spesso si trova a dover ricoprire per conto dello Stato e delle Amministrazioni Locali – non si è fatta attendere: «Io lo prendo – ha dichiarato – l’impegno di dedicare un luogo pubblico della nostra città a Louis Braille; le targhe ci insegnano infatti a ricordare e a capire quanto di buono è stato fatto. E se mandate una lettera al “secondo” Antonio Decaro, il presidente dell’ANCI, mi impegno ad inoltrarla agli ottomila Sindaci di tutta Italia affinché l’impegno sia condiviso da nord a sud del Paese. E mi impegno anche a tenere aperto il Centro Educativo Riabilitativo per Videolesi “Gino Messeni Localzo” di Rutigliano (Bari), anche in collaborazione con gli altri Amministratori Locali della Regione, a costo di dover vendere il palazzo della Provincia!».

È stata poi la volta di Antonio Giampietro, il docente non vedente dell’Istituto Massari-Galilei, citato in precedenza dal suo Dirigente Scolastico. «L’esperienza di insegnare in una scuola media – ha detto – rappresenta per me un’avventura straordinaria. Il Braille significa tantissimo. Leggere dei testi, come per esempio la poesia, in Braille ti permette non di ascoltare un testo, ma di viverlo, ti entra nella testa e anche nel cuore. E il Braille funziona benissimo anche per lo studio delle lingue straniere».
«Il Braille è più attuale che mai – ha ribadito il concetto Nicola Stilla, presidente del Club Italiano del Braille, oltreché presidente dell’UICI Lombardia – perché quei sei puntini che lo formano continuano ad essere essenziali per tutte le persone con disabilità visiva. La sintesi vocale non può sostituire il Braille. E soprattutto per apprendere lingua straniera, per imparare a suonare uno strumento bisogna studiare, e leggere direttamente è la condizione essenziale per accedere alla cultura».
«Come si può pensare – si è chiesto infatti Barbuto che le persone vivano nell’analfabetismo soltanto ascoltando? Tutti noi usiamo i computer e gli smartphone, ma sappiano anche scrivere e leggere su carta. E perché mai questa possibilità dovrebbe essere preclusa alle persone con disabilità visiva? La tecnologia non rottama ciò che c’è, ma lo rende utilizzabile attraverso un mezzo moderno. Il Braille rimane il sistema principe di accesso alla cultura per i ciechi. Invito quindi tutti quindi a stare vicini alla nostra Unione, al Club del Braille, a questa bellissima invenzione che ha cambiato la vita di tutti noi».

Gli interventi conclusivi della giornata sono stati quelli di Giuseppe La Pietra, componente della Commissione Istruzione e Formazione dell’UICI («il Braille è più attuale che mai, e non è per niente sostitutivo delle nuove tecnologie. Il Braille e l’informatica sono “gemelli” e si intendono perfettamente»), Giuseppe Catarinella, non vedente e ingegnere informatico, che ha raccontato come viene utilizzato il Braille nell’era tecnologica che stiamo vivendo, auspicando una sempre maggiore accessibilità dei prodotti tecnologici ed Enrico Palladino, docente di musica e componente della Commissione Studi musicali dell’UICI, che ha voluto ricordare come «la musica sia l’unica forma d’arte accessibile per una persona con disabilità visiva, perché si basa sul canale sensoriale uditivo; fare musica significa stare con gli altri. Il Braille è nato per la musica». (C.G. e S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Chiara Giorgi (chiagiorgi@gmail.com).

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