«Il Decreto Legislativo 151/15 – avevamo letto la scorsa settimana in una nota della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) -, attuativo della riforma del lavoro promossa tra il 2014 e il 2015, il cosiddetto Jobs Act, aveva finalmente sanato, anche su pressione della nostra Federazione, una lacuna della Legge 68/99 (Norme per il diritto al lavoro dei disabili), che disciplina il collocamento mirato delle persone con disabilità. Dal primo gennaio di quest’anno, infatti, erano state introdotte nuove regole per le assunzioni obbligatorie di lavoratori con disabilità, con la novità più rilevante consistente nell’obbligo anche per i datori di lavoro privati che occupano un numero di risorse comprese tra 15 e 35 dipendenti di assumere un lavoratore con disabilità nel proprio organico (anche non essendo in programma nuove assunzioni) e prevedendo poi il rispetto delle aliquote di riserva, sempre dal primo gennaio di quest’anno, anche per i partiti politici, le organizzazioni sindacali e le organizzazioni che, senza scopo di lucro, operano nel campo della solidarietà sociale, dell’assistenza e della riabilitazione (anche qui pure in assenza di nuove assunzioni)».
«Una prospettiva – aveva sottolineato a tal proposito Vincenzo Falabella, presidente della stessa FISH – che avrebbe aperto la concreta aspettativa di assunzione di un numero presumibile fra le 70 e le 90.000 persone con disabilità, vista la platea dei datori di lavoro interessati». «Una misura – aveva però denunciato – la cui entrata in vigore rischia di essere rinviata al 2018 dal Decreto Milleproproghe. Ci auguriamo dunque che a Montecitorio non venga posta la fiducia su quest’ultimo Decreto e che vi siano i margini per riparare al grave attacco al diritto al lavoro delle persone con disabilità contenuto in quel testo».
Così invece non è stato, dato che in questi giorni il cosiddetto Decreto Milleproroghe è stato approvato alla Camera, proprio grazie al voto di fiducia, passaggio sul quale raccogliamo oggi il commento di Daniele Regolo, ideatore e fondatore di Jobmetoo, la nota agenzia per il lavoro delle persone con disabilità.
«Questa marcia indietro rispetto alle novità definite dal Jobs Act – dichiara Regolo – dimostra con chiarezza quanto sia inefficace affidarsi alle sole disposizioni legislative per risolvere problemi cronici come quello del lavoro per le persone con disabilità. Come Jobmetoo – che per primo ha voluto dare una dimostrazione di reale parità tra Aziende e Candidati – siamo convinti che le Aziende stesse (che sono fatte di persone), grandi o piccole che siano, in obbligo o meno che siano, guarderanno sempre di più al lavoratore con disabilità come a un qualsiasi professionista, da valutare con obiettività e intervenendo con “ragionevoli accomodamenti”, affinché sia messo nelle condizioni di essere produttive».
Secondo Regolo, dunque, «dotarsi di una prospettiva culturale e non solo legata alle disposizioni di legge, risparmierebbe diktat alle Aziende costrette ad assumere anche non avendone bisogno e garantirebbe al lavoratore con disabilità il raggiungimento di un’occupazione con modalità non diverse da quelle che interessano tutti i lavoratori: questa è la parità in cui crediamo e per cui lavoriamo». (S.B.).
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: info@jobmetoo.com.