In questi anni abbiamo letto spesso su Direttive e Circolari Ministeriali e sentito altrettanto spesso recitare il “mantra”: «Perché la scuola diventi veramente inclusiva, le scuole devono uscire dall’isolamento, occorre che sviluppino sinergie con il territorio, bisogna che facciano rete tra loro». Parimenti veniva sottolineata la necessità di avere dei punti di riferimento per supportare i docenti nel processo di inclusione, i quali da un lato potessero fornire loro informazione e formazione e dall’altro favorissero il collegamento tra le scuole e il territorio.
Per dare dunque una risposta alla necessità di sviluppare le conoscenze e le competenze relative all’uso delle nuove tecnologie per l’inclusione degli alunni con disabilità, dieci anni fa il Ministero diede vita al Progetto Nazionale Nuove Tecnologie e Disabilità che, tra l’altro, prevedeva l’attivazione di Centri Territoriali di Supporto (CTS) all’uso appunto delle TIC (Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione).
La gestione amministrativa dei 107 Centri, uniformemente distribuiti sul territorio nazionale, venne data alla scuola che li ospitava, mentre per il loro coordinamento didattico – su segnalazione delle scuole interessate – si somministrò ad oltre duecento docenti una specifica formazione, tramite tredici complessive giornate residenziali a Montecatini Terme, per aggiornarli sulle nuove tecnologie e prepararli al loro uso didattico in presenza delle varie tipologie di disabilità.
Come avviene quasi sempre in questo nostro Paese, nel corso degli anni i vari CTS hanno sviluppato in modo più o meno efficace il loro lavoro, lavoro che, tuttavia, nella stragrande maggioranza dei casi è diventato importante, per favorire – sia attraverso momenti di consulenza, sia con iniziative di formazione e sia anche con la messa a disposizione delle scuole di strumenti hardware e software – il processo di inclusione degli alunni con disabilità.
Due sono stati poi gli eventi che hanno reso i CTS un’importante rete di sostegno alle scuole e per lo sviluppo e lo scambio di buone prassi: innanzitutto la creazione da parte del Ministero – tramite l’INDIRE (Istituto Nazionale Documentazione Innovazione Ricerca Educativa) – della piattaforma Handi Tecno e della specifica lista di discussione, attraverso la quale gli operatori dei CTS hanno potuto scambiarsi idee, suggerimenti, prassi operative, materiali informatici autoprodotti e sviluppare progetti condivisi; in secondo luogo, la cosiddetta “Direttiva Profumo” sui BES (Bisogni Educativi Speciali) [Direttiva Ministeriale del 27 dicembre 2012, N.d.R.], che ne ha ampliato i compiti, facendo assumere loro un ruolo sempre più attivo nel processo di inclusione.
Se è vero, dunque, che talora i CTS sono stati poco attivi, è altrettanto vero che nella maggioranza dei casi essi rappresentano un valido supporto e un punto di riferimento importante per le scuole e per il territorio, facendo rete con i Centri Territoriali per l’Inclusione (CTI), laddove questi siano presenti, e con le altre agenzie educative del territorio.
L’apertura presso i CTS degli Sportelli Autismo ha costituito poi un ulteriore fatto assolutamente positivo di collegamento tra la scuola, le famiglie e le associazioni che le rappresentano, un’esperienza, questa, che meriterebbe di essere estesa, in collaborazione con le Associazioni delle persone con disabilità, aprendo sportelli riferiti ad altre tipologie di disabilità.
Per tutto quanto detto, quindi, mi risulta difficile comprendere perché il Ministero voglia chiudere l’esperienza dei CTS, per proporne altre, “buttando a mare” un’iniziativa che a basso costo ha dato buoni risultati, ovvero azzerando una rete nata dal basso, proprio mentre cominciava a dare i suoi migliori frutti.
È un “esercizio”, questo, da “rete di Penelope”, che distrugge quello che ha appena costruito; in questo caso, però, è difficile immaginare chi arriverà per sostituirne l’operato, a salvaguardia degli attacchi di chi rimpiange le scuole speciali.
Molto più prosaicamente, credo che per rafforzare il processo di inclusione bisognerebbe piuttosto rendere ancora più organica al sistema di istruzione e formazione l’azione della rete dei CTS, anche con l’utilizzo di personale nell’àmbito dell’organico potenziato e con la promozione per l’apertura di nuovi sportelli dedicati alle diverse tipologie di disabilità. Dal canto loro, le Direzioni Regionali del Ministero, dopo avere cercato di comprendere come mai alcuni CTS siano poco attivi, dovrebbero fare in modo che si allineassero a quelli che funzionano meglio.
Ricordiamo che proprio in questi giorni (oggi, 8 marzo e domani, 9 marzo), si sta tenendo a Roma un importante convegno nazionale sull’inclusione scolastica degli alunni e studenti con disabilità, con ampio spazio dedicato proprio all’esperienza dei CTS (Centri Territoriali di Supporto). Se ne legga la nostra presentazione in altra parte del giornale.