Ci risiamo. Per l’ennesima volta, la Repubblica – così come definita dall’articolo 114, comma 1 della Costituzione [«La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città Metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato»,N.d.R.] – cala la scure sulla vita delle persone con disabilità e delle loro famiglie. L’accordo tra Regioni e Governo Nazionale del 23 febbraio scorso taglia infatti il Fondo Nazionale per le Politiche Sociali e quello per le Non Autosufficienze. Come ormai consuetudine, la parte più vulnerabile della collettività viene sacrificata «per esigenze di bilancio».
Tali scelte politiche, però, contrastano profondamente con la Costituzione nata dalla Resistenza. L’articolo 2 di essa recita: «La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale». L’articolo 3, comma 2 recita quindi: «È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese».
Inoltre, la Corte Costituzionale ha più volte stabilito che sui disabili convergono i valori fondanti della Costituzione e di recente ha affermato che in materia di diritti inviolabili della persona non è l’esercizio degli stessi che deve conformarsi alla scarsità delle risorse, ma sono i bilanci a doversi predisporre e adeguare per soddisfare i diritti [Sentenza 275/16, N.d.R.].
La risposta sempre più frequente è: «Non ci sono i soldi!». E così, invece di impegnarsi per garantire quei diritti, il Governo si rimangia l’impegno di aumentare di 50 milioni il Fondo per le Non Autosufficienze, strappato dopo lotte e incontri defatiganti.
Per definizione, lo “Stato di diritto” presuppone il rispetto del principio di legalità. Ma in Italia una considerevole parte della classe dirigente compie abitualmente scelte e atti in palese contrasto prima di tutto con la Costituzione. Oltre infatti ai due articoli richiamati sopra, l’articolo 11 sul ripudio della guerra da parte dell’Italia viene violato quotidianamente bruciando risorse nell’acquisto di aerei F35 e nel finanziamento di missioni militari all’estero che ormai durano da più di dieci anni. L’articolo 53, inoltre, sulla progressività della tassazione, è violato dall’introduzione della cosiddetta Flat Tax, che favorisce spudoratamente i più ricchi.
Rispettando tali articoli della Costituzione, la Repubblica avrebbe tutte le risorse necessarie per non tagliare i diritti dei disabili e dei più deboli. Se poi si facesse anche una seria lotta all’evasione fiscale e alla corruzione potremmo permetterci di pagare meno tasse.
In particolare, le politiche sulle disabilità sono tornate ad essere palesemente in contrasto con la Costituzione, privilegiando sempre soluzioni assistenziali che perpetuano forme asfissianti di potere e di controllo sulle persone con disabilità.
L’alibi – infondato, come evinto – delle poche risorse disponibili facilita il processo di azzeramento degli interventi centrati sull’assistenza personalizzata. Altro che il tanto decantato cambio di paradigma indicato dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità! Il Nulla su di Noi senza di Noi si sta trasformando in Tutto sopra di noi senza di noi, con l’obbligo di una compartecipazione alle spese sempre più soffocante e iniqua.
Questa imposizione sta diventando una delle maggiori cause di impoverimento per le persone disabili e per le loro famiglie, generando un’ulteriore, enorme discriminazione, secondo il malinteso principio del “Sostegno Universale”.
Rispondendo a un videomessaggio inviatogli nei giorni scorsi da alcune persone con disabilità e genitori della Sicilia, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha riconosciuto: «Voi chiedete il rispetto dei vostri diritti fondamentali. Questi diritti vanno tenuti presenti in occasione delle previsioni di spesa, pur nel comprensibile dovere di tener conto di tutte le esigenze che richiedono impegni e risorse. Le istituzioni, tutte, devono essere sensibili e fare fronte a questa responsabilità. Vi è un problema di risorse di accrescere e, quantomeno, nell’immediato da non diminuire».
Ora è arrivato il momento di passare dall’eguaglianza delle possibilità all’uguaglianza dei risultati concreti.
Per questo vogliamo chiamare a raccolta le persone con disabilità e tutti coloro che credono nella giustizia dei fatti e nella libertà delle stesse persone con disabilità, per il presidio del 4 aprile prossimo davanti a Palazzo Montecitorio a Roma, volto a porre fine all’atteggiamento proditorio del Governo e delle Regioni.
Nello specifico chiederemo:
1. Il raddoppio degli importi precedenti al taglio del Fondo per le Non Autosufficienze e del Fondo Nazionale per le Politiche Sociali, disponibili in forma strutturale e proporzionata alla domanda dei diretti interessati.
2. Politiche che liberino risorse concretamente indirizzate alla vera deistituzionalizzazione e alla vera inclusione nella collettività, con la libertà per ognuno di scegliere il percorso e lo stile di vita che desidera, realizzando il diritto di una Vita Indipendente, anche attraverso l’approvazione da parte del Parlamento di una specifica Legge.