«Esprimiamo apprezzamento per il lavoro compiuto dalle Commissioni Parlamentari. Le loro proposte migliorerebbero, se adeguatamente recepite dal Ministero, gli Schemi dei Decreti ritenuti in origine largamente insoddisfacenti. Sono numerose, anche se non tutte, le nostre richieste recepite dalle Commissioni, e tuttavia, oltre alla preoccupazione sull’effettiva adozione dei suggerimenti da parte del Ministero, rimangono irrisolti alcuni elementi tutt’altro che marginali e che potrebbero inficiare l’intero impianto della riforma stessa».
Queste le conclusioni del Consiglio Nazionale della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), rispetto ai pareri espressi congiuntamente dalle Commissioni VII (Cultura, Scienza e Istruzione) e XII (Affari Sociali) della Camera dei Deputati, sugli Schemi dei Decreti Attuativi della Legge 107/15 (cosiddetta “La Buona Scuola”), licenziati in gennaio dal Consiglio dei Ministri e che tanto avevano fatto discutere, portando nei due mesi successivi a un’impegnativa attività fatta di confronti e dibattito, che ha visto in prima fila la stessa FISH, con un notevole e articolato assieme di proposte emendative.
È in particolare sugli Schemi di Decreto riferiti agli Atti di Governo n. 378 (inclusione) e n. 377 (formazione), che il Consiglio Nazionale della FISH ha puntato la propria attenzione, esprimendo a Valeria Fedeli, ministra dell’Istruzione, Università e Ricerca, la richiesta di attivare, con estrema urgenza, un confronto, per ottenere garanzie rispetto ad alcuni stringenti punti, che vengono elencati qui di seguito, così come ripresi da una nota diffusa dalla Federazione:
«1. Nel Profilo di Funzionamento e/o nel PEI (Piano Educativo Individualizzato, dovrebbero essere chiaramente indicati i sostegni (a partire da quello didattico), necessari a garantire un compiuto percorso di inclusione scolastica, anche in termini di qualità, quantità e intensità. Nei testi questo obbligo è assai aleatorio.
2. Il numero massimo di alunni per classe, in presenza di un alunno con grave disabilità, dovrebbe essere inderogabilmente di 20 persone e non, come ora indicato nel parere, «di norma 20». In ogni caso, non ci dovrebbero essere più di due alunni con disabilita per classe, ove senza grave disabilità.
3. È fondamentale che venga espressamente chiarito che agli alunni che non raggiungono gli obiettivi del proprio PEI e a quelli che non si presentino agli esami sia, in ogni caso, rilasciato l’attestato di crediti formativi.
4. La formazione iniziale per gli insegnanti di sostegno per la scuola dell’infanzia e primaria dovrebbe garantire che all’interno del percorso di laurea magistrale, dopo il terzo anno, sia reso obbligatorio scegliere l’indirizzo sul sostegno. Inoltre, per l’accesso al concorso in ruolo, per i docenti di scuola secondaria di primo e secondo grado, siano innalzati ad almeno 31 i Crediti Formativi Universitari o Accademici in Pedagogia, Pedagogia Speciale e Didattica dell’Inclusione, Psicologia, Metodologia e Tecnologie Didattiche. E ancora, nel 2° e 3° anno del contratto su posti di sostegno si acquisiscano almeno 90 Crediti Formativi.
5. Insistiamo affinché venga contrastata ogni forma di precariato sul sostegno. Esso infatti pregiudica il diritto alla continuità didattica e incide negativamente sulla valorizzazione dell’esperienza professionale dei docenti».
«Massima vigilanza, quindi, da parte nostra – è la conclusione della nota – ma anche disponibilità al confronto costruttivo con il Ministero. Il tema dell’inclusione scolastica, del resto, è da sempre centrale nell’azione della nostra Federazione». (S.B.)
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