In riferimento all’articolo pubblicato nei giorni scorsi da questa stessa testata (Anche a Como, Nulla su di Noi, senza di Noi), la nostra organizzazione [ComodalBasso – Assemblea locale del Comitato Lombardo perla Vita Indipendente delle Persone con Disabilità, N.d.R.] non ritiene rassicuranti le «ampie rassicurazioni» che i Pubblici Amministratori del Comune di Como hanno dato riguardo al rispetto del diritto alla mobilità delle persone con disabilità nelle nuove aree pedonali appena istituite nel centro storico.
Riteniamo infatti superfluo e umiliante vietare la circolazione e la sosta dei veicoli al servizio di persone con disabilità nelle nuove aree pedonali, come si è deciso di fare con i più recenti provvedimenti, poiché: non sono così numerosi da destare preoccupazione; non avrebbero un’incidenza paragonabile ai veicoli al servizio degli esercizi commerciali, per i quali invece si prevede la circolazione e la sosta, seppure a orari limitati (la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, che sanziona ogni forma di discriminazione, in questo caso la possiamo silenziare?); non è così impraticabile, dati i mezzi a disposizione, reprimere e/o prevenire l’abuso dei contrassegni invalidi per la circolazione in ZTL (Zona a Traffico Limitato): è stata questa, infatti, la motivazione fondante portata per il divieto in questione; le aree pedonali non sarebbero più rischiose nel caso di passaggio e sosta di pochi veicoli, per altro già obbligati a moderare la velocità, perché in piena ZTL.
L’espressione «ampie rassicurazioni» significa che, nei casi di comprovata necessità, verranno rilasciati permessi speciali e, comunque, temporanei: siamo pertanto più vicini alla “gentil concessione” che al “diritto”, e assai lontani dalla Convenzione ONU.
L’espressione usata dalla Presidente della Federazione LEDHA («in Italia non siamo ancora abituati a considerare le aree pedonali come un pregio e non un difetto») suona come la tiratina di orecchi all’alunno discolo che “parla troppo e disturba la classe”. Se parliamo di diritti, non possiamo permetterci nessuna confusione né, ancor meno, soggezione.
Annunciare poi che «a Como, come già è stato fatto nella non lontana Cantù, si sta finalmente iniziando a parlare di un PEBA [Piano per l’Eliminazione delle Barriere Architettoniche, N.d.R.]», come è stato fatto durante il confronto tra la Federazione LEDHA e gli Amministratori Comunali, significa rammentare che il Comune di Como è in ritardo di trentun anni riguardo all’argomento (la Legge che introduceva l’obbligo per i Comuni e le Province di adottare i PEBA risale al 1986! [Legge 41/86, N.d.R.]); e «iniziare a parlarne» dopo trentun anni non è nulla di rassicurante, anche perché il mandato dell’attuale Amministrazione Comunale comasca scadrà tra qualche settimana.
A nostro parere, dunque, l’unica via di uscita da questo sabbioso impasse è ritirare quella parte dell’Ordinanza Comunale che vieta la circolazione e la sosta dei veicoli al servizio delle persone con disabilità nelle nuove aree pedonali.