Conoscere quanto accaduto alle persone con disabilità durante il nazismo, indagare ruoli e responsabilità di medici, personale sanitario, funzionari, diventati i “carnefici dell’Aktion T4”, ovvero del programma di sterminio delle stesse persone con disabilità, attuato tra gli Anni Trenta e Quaranta del secolo scorso, rende immuni dal ricadere in nuove politiche di esclusione e segregazione?
Sarà questo uno dei temi principali della giornata di studio interdisciplinare intitolata Qual è la funzione del ricordo dei crimini nazisti? Storici e psichiatri si confrontano sui processi della memoria riguardanti la persecuzione dei malati mentali e dei disabili durante il nazionalsocialismo e la loro condizione nel fascismo, in programma per il 31 marzo a Roma, in Piazza Venezia (ore 9.30-18.30), presso la Sala Conferenze del Monumento a Vittorio Emanuele II (Vittoriano, ingresso lato Aracoeli).
L’incontro – adiacente alla mostra Schedati, perseguitati, sterminati. Malati psichici e disabili durante il nazionalsocialismo (con la sezione aggiuntiva dedicata al tema Malati, manicomi psichiatri in Italia. Dal ventennio fascista alla seconda guerra mondiale), aperta fino al 14 maggio e della quale abbiamo già ampiamente riferito nel nostro giornale – è stato organizzato dall’Istituto Storico Germanico di Roma e da Netforpp Europa, il Network Europeo per la Ricerca e la Formazione in Psichiatria e Psicodinamica, in collaborazione con la Società Italiana di Storia della Psichiatria, l’AVI (Agenzia per la Vita Indipendente) di Roma, il Museo Laboratorio della Mente di Roma, l’ASL Roma 1 e l’Istituto per la Storia del Pensiero Filosofico e Scientifico Moderno.
Come spiega Silvia Cutrera, presidente dell’AVI di Roma, «ci si interrogherà anche sul tema della giustizia, evidenziando quanto è stato lungo il tempo dell’oblio, faticoso il riconoscimento delle responsabilità, poche e inique le condanne e i risarcimenti alle vittime sopravvissute. Di questo aspetto, durante la giornata di Roma, parlerò io stessa, prendendo spunto dalla figura del dottor Heinrich Gross, primario in servizio in uno dei padiglioni dell’Ospedale Psichiatrico Am Spiegelgrund di Vienna negli Anni Quaranta, responsabile della redazione di almeno nove certificati che qualificarono i pazienti come “soggetti da sottoporre alla morte pietosa”, per poi estrarre dai loro cadaveri i cervelli da utilizzare come “materiale di studio”. Nel ’48, poi, Gross venne arrestato e nel ’50 fu condannato da una Corte Popolare viennese a soli due anni di carcere per omicidio colposo, ma la Corte Suprema austriaca, nel 1951, annullò il verdetto in seconda istanza, per errori procedurali, archiviando e ritrattando i carichi penali contro lo psichiatra, che poté così riprendere il suo lavoro e, nonostante il suo passato discutibile, divenne un importante specialista neurologo, utilizzando per le sue ricerche, fino al 1995, proprio i cervelli prelevati ai bambini uccisi allo Spiegelgrund».
«Le vicende di Heinrich Gross – conclude Cutrera – si intrecciarono con quelle di Friedrich Zawrel “colpevole” di essere venuto al mondo in una famiglia povera, disagiata e con il padre alcolizzato e rinchiuso dal ’41 al ’44, quale “bambino difficile”, in quella struttura di Vienna. Il tutto è raccontato nel documentario Vite indegne: il piano “Aktion T4” e lo sterminio dei disabili, che il 31 marzo – appuntamento particolarmente significativo per la presenza tra i relatori di storici e psichiatri – fornirà elementi quanto mai utili ad evidenziare quanto sia importante la ricerca storica sul nazismo e fondamentale l’elaborazione della testimonianza». (S.B.)
È disponibile il programma della giornata di studio del 31 marzo a Roma. Segnaliamo inoltre che accedendo all’ampia ricognizione storica intitolata Quel primo Olocausto, curata per il nostro giornale da Stefania Delendati, si può anche consultare (nella colonnina a destra del testo) il cospicuo elenco di testi da noi presentati in questi anni sullo sterminio delle persone con disabilità da parte del regime nazista.
Per ulteriori informazioni e approfondimenti sulla mostra di Roma: silviacutrera@hotmail.it.