Bene quella Sentenza sui parcheggi, ma si punti sull’aspetto educativo

Nel sottolineare l’importanza di quella recente Sentenza della Corte di Cassazione, che ha condannato per violenza privata una persona che aveva lasciato per sedici ore la propria macchina parcheggiata sul posto riservato nominalmente a una signora con disabilità, l’Associazione ANGLAT Nazionale ricorda anche la necessità, da parte delle Istituzioni, di rivolgere «una maggiore attenzione all’aspetto educativo, sia in àmbito scolastico, sia in sede di conseguimento della patente di guida»

Da Gruppo Facebook "Fotografa l'Impostore" (foto di Cinzia Bettini)

Uno dei tanti abusi riguardanti i parcheggi riservati, documentati dal Gruppo Facebook “Fotografa l’Impostore” (foto di Cinzia Bettini)

Accogliamo con soddisfazione la recente Sentenza n. 17794/2017 della Quinta Sezione Penale della Suprema Corte di Cassazione [se ne legga già ampiamente sul nostro giornale, N.d.R.], tramite la quale possiamo dire che si sia creato un precedente importantissimo per quanto riguarda la tutela dei diritti delle persone con disabilità o con ridotta mobilità, titolari di un parcheggio (stallo) di sosta riservato personalizzato.
La Sentenza in questione, lo ricordiamo, si riferisce a un parcheggio (stallo) di sosta personalizzato, dato in concessione alla titolare del contrassegno di parcheggio per disabili (CUDE-Contrassegno Unificato Disabili Europeo) dal Comune di residenza, come previsto dalla normativa vigente (articolo 381 del Regolamento Attuativo del Codice della Strada e articolo 188 del Codice della Strada stesso).
Per quanto riguarda l’aspetto prettamente giuridico, c’è da dire intanto che la Sentenza in questione si poggia su un elemento fondamentale qual è quello della violenza privata prevista dal nostro Codice Penale all’articolo 610, quando cioè «chiunque, con violenza o minaccia, costringe altri a fare, tollerare od omettere qualche cosa».
Qui siamo di fronte a una fattispecie particolare, poiché, secondo quanto stabilito dalla Suprema Corte di Cassazione, pur non essendovi stato un comportamento attivo da parte del proprietario dell’autovettura, egli è stato ugualmente condannato per il reato di violenza privata, in base alla presunzione che il suo disinteresse («omissione») nell’avere parcheggiato abusivamente in un posto riservato, fosse consapevole.

Indubbiamente la Sentenza servirà da orientamento giurisprudenziale per tutti i casi simili che si potranno verificare e nei quali si configureranno tutti gli elementi che hanno dato origine alla violazione e di conseguenza alle pronunce giurisprudenziali che ne sono susseguite.
E per altro, è assolutamente riprovevole, a nostro avviso, il ritardo colpevole della Polizia Municipale nell’intervenire per operare la rimozione forzata dell’autoveicolo. Sedici (16) ore sono veramente tantissime per rimuovere un autoveicolo. In questo una parte di colpa ce l’ha sicuramente chi ha l’obbligo giuridico di intervenire e non lo fa. Infatti, è prassi consueta, purtroppo, quella della mancanza di intervento da parte delle autorità preposte, nella maggior parte dei casi riferiti all’occupazione abusiva degli stalli di sosta riservati alle auto munite di CUDE, siano essi stalli generici o personalizzati, come nel caso in questione.
Tuttavia, è nostro dovere morale continuare a riporre fiducia nei confronti di tutte le Polizie Municipali, in primis, e delle Forze dell’Ordine, affinché da oggi in poi intervengano prontamente, qualora investite da una richiesta da parte di un cittadino con disabilità, che ricordiamo non essere un cittadino portatore di un privilegio ma un cittadino titolare di un diritto sancito dai citati articoli 381 del Regolamento Attuativo del Codice della Strada e 188 del Codice della Strada.
Pertanto, anche alla luce di questa Sentenza, esortiamo tutti quegli automobilisti che fino ad oggi non hanno rispettato tale diritto a farlo, onde non incorrere in tale reato.

In conclusione, il mancato rispetto delle norme da parte del Cittadino e l’assenza delle Istituzioni preposte a farle rispettare, sono il risultato anche di un’assenza di quei valori sui quali si fonda una società civile che deve partire dal rispetto dell’individuo e delle regole che sono alla base della convivenza. In tal senso, riteniamo fondamentale che le Istituzioni rivolgano una maggiore attenzione all’aspetto educativo, sia in àmbito scolastico, sia in sede di conseguimento della patente di guida. Solo in questo modo, infatti, i giovani di oggi potranno essere quegli uomini di domani che daranno vita a una società realmente civile, inclusiva e rispettosa delle diverse esigenze dell’individuo.

L’ANGLAT è l’Associazione Nazionale Guida Legislazioni Andicappati Trasporti, aderente alla FAND (Federazione tra le Associazioni Nazionali delle Persone con Disabilità) (presidenzanazionale@anglat.it).

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