«Il dato più preoccupante per la salute delle persone è che secondo il DEF 2017 il rapporto tra spesa sanitaria e PIL (Prodotto Interno Lordo) diminuirà dal 6,7% del 2017 al 6,5% nel 2018, per precipitare al 6,4% dal 2019, una percentuale mai raggiunta in passato. In tal modo varcheremmo dunque la temuta soglia di allarme fissata dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), secondo cui sotto il 6,5%, oltre la qualità dell’assistenza e l’accesso alle cure, si riduce anche l’aspettativa di vita delle persone».
A dichiararlo in una nota, nei giorni in cui ha preso il via in Commissione Igiene e Sanità del Senato l’esame del Documento di Economia e Finanza (DEF) 2017, è Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione GIMBE, l’organizzazione costituita dall’Associazione Gruppo Italiano per la Medicina Basata sulle Evidenze, che nel 2013 ha lanciato la campagna denominata Salviamo il nostro Servizio Sanitario Nazionale (SSN).
«Nel confronto con gli altri Paesi – viene ulteriormente sottolineato da GIMBE – i dati OCSE 2016 [l’OCSE è l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo, N.d.R.] dimostrano che in Italia la Sanità continua inesorabilmente a perdere terreno: riguardo infatti alla spesa totale pro capite, siamo primi solo tra i Paesi che spendono meno (Spagna, Slovenia, Portogallo, Repubblica Ceca, Grecia, Slovacchia, Ungheria, Estonia e Lettonia), mentre tra i Paesi del G7 siamo fanalino di coda per spesa totale e per spesa pubblica, ma secondi per spesa a carico dei cittadini».
«Anche per questo dato – sottolinea Cartabellotta – la chiave di lettura non può che essere univoca: negli ultimi dieci anni la politica si è progressivamente sbarazzata di una consistente quota della spesa pubblica destinata alla Sanità, senza essere capace di rinforzare la spesa privata intermediata, con la conseguenza che la spesa a carico dei cittadini nel 2016 ha sfiorato i 35 miliardi di euro».
«Il DEF 2017 – conclude il Presidente di GIMBE – conferma dunque le perplessità già da noi espresse sulla sostenibilità dei nuovi LEA (Livelli Essenziali di Assistenza), che da grande traguardo politico rischiano di trasformarsi in illusione collettiva, con gravi effetti collaterali: dall’allungamento delle liste d’attesa all’aumento della spesa out-of-pocket [“di tasca propria”, N.d.R.], sino alla rinuncia alle cure. Infatti, la necessità di estendere oltre ogni limite il consenso ha generato un inaccettabile paradosso figlio di contraddizioni politiche e di una programmazione sanitaria sganciata da quella finanziaria, cosicché mentre sulla carta i cittadini dispongono oggi del “paniere LEA” più ricco d’Europa, al tempo stesso il DEF 2017 conferma che la Sanità italiana è agli ultimi posti per la spesa pubblica». (S.B.)
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