Si chiama Come rendere comprensibile un testo. Guida per educatori ed insegnanti alle prese con persone con bisogni speciali (FrancoAngeli, 2017) ed è un volume da considerarsi come un vero e proprio libro di lavoro, una guida da cui prendere spunti e consigli per un adattamento personalizzato di un testo scolastico e non.
Scritto da Maria Luisa Gargiulo e Alba Arezzo, il volume è stato presentato il 6 aprile scorso presso la Sala Aniene della Regione Lazio [se ne legga anche nel nostro giornale, N.d.R.], una singolare sala organizzata come una tavola “rotonda” o meglio “ovale”, in cui ciascun invitato è stato fortemente facilitato nell’interagire attivamente nella discussione.
L’evento, organizzato dal Consiglio Regionale del Lazio dell’UICI (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti), è stato introdotto dal presidente dellostesso, Claudio Cola, che ha mediato gli interventi e le domande dei presenti nel corso del pomeriggio. Io sono stata invitata alla presentazione in rappresentanza dell’ADV (Associazione Disabili Visivi) e ho seguito con molto interesse i vari interventi e testimonianze dei partecipanti, da Stefania Stellino, presidente dell’ANGSA Lazio (Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici), a Maria Clarice Bracci, tiflologa, educatrice professionale e docente; da Antonella Romanini, che ha proposto una testimonianza come genitore di una bambina con duplice disabilità, ad Ersilia Bosco, psicologa clinica e psicoterapeuta, presidente dell’Associazione Suoni e Immagini per Vivere.
Agli interventi dei relatori – tutti particolarmente interessanti e alcuni profondamente toccanti – si sono alternati approfondimenti proposti da Maria Luisa Gargiulo e letture di brevi brani del testo, a cura di Alba Arezzo, il tutto per introdurre via via i temi trattati.
E a proposito delle Autrici, Gargiulo è psicologa e psicoterapeuta, che lavora da oltre vent’anni con ragazzi e bambini in difficoltà, con i loro genitori e insegnanti. È consulente, formatore e supervisore di progetti per persone in età evolutiva con deficit visivo o doppia diagnosi, e si trova al suo quarto libro. Arezzo, invece, è laureata in Lettere e Scienze dell’Educazione e della Formazione e lavora in àmbito educativo come assistente alla comunicazione tiflodidattica e come educatrice per persone con disabilità visiva associata ad altri deficit, disturbi dello spettro autistico, deficit intellettivo e disturbi comportamentali.
Insieme a Maria Luisa Gargiulo abbiamo voluto conoscere approfonditamente le tematiche e le motivazioni di questo libro.
C’è un motivo particolare che vi ha indotto a scrivere Come rendere comprensibile un testo?
«Sì, l’importanza, nella crescita di ogni persona, della lettura autonoma, come mezzo per accedere alle informazioni e comprenderle al meglio. Abbiamo verificato infatti che mettere a disposizione del materiale didattico, diciamo adattato 1 a 1, ottimizza lo sforzo della persona per la comprensione del testo.
A molte persone con varie disabilità e bisogni speciali, fornire un testo non adattato impedisce la reale comprensione in autonomia e non sviluppa di pari passo anche il gusto per la lettura. Ciò accade sia in caso di deficit visivo associato a scarsa esperienza, sia di deficit psicocognitivi correlati a difficoltà di comprensione, con il risultato negativo di avere studenti dipendenti dagli assistenti, nella lettura e nello studio. La cosa, a nostro parere, è molto grave e dannosa per la crescita intellettiva e sociale».
A chi è rivolto il libro?
«Ad insegnanti, educatori, assistenti alla comunicazione, genitori di bambini con disabilità o bisogni speciali, e a coloro che producono testi o devono personalizzarli per fasce specifiche di utenti. Molti di questi erano anche presenti il 6 aprile all’incontro presso la Regione Lazio».
Qual è l’obiettivo di questo lavoro?
«L’obiettivo finale è l’adattamento di un testo, senza necessariamente ridurre la quantità di informazioni contenute nell’originale. È importante esplicitare gli aspetti impliciti di un testo (in relazione a deficit metacognitivi o ai disturbi dello spettro dell’autismo e della comunicazione) e operare la descrizione analitica delle immagini (in base a deficit visivo o problemi di decodifica delle illustrazioni)».
Quindi, chi sono i destinatari di un libro riadattato?
«Sono le persone con difficoltà specifiche, come i disturbi autistici ad alto funzionamento, con deficit visivo con scarsa esperienza, con deficit uditivo e difficoltà a decodificare il linguaggio e la difficoltà a comprendere gli aspetti formali e pragmatici della comunicazione. Infine, le persone con deficit intellettivo lieve».
In quali àmbiti potrebbe essere utilizzato questo testo?
«Credo che il libro possa essere utile in contesti di apprendimento e in ambiente scolastico. Vi si trovano infatti numerosi esempi sulle tecniche di esplicitazione e di descrizione, come forme di facilitazione della comprensione, attraverso la rielaborazione strutturale e formale di parole, frasi, contenuti e immagini di un testo».
Secondo lei, un libro riadattato perde in stile e fascino?
«Ovviamente sì, ma lo dichiaro con orgoglio. Infatti, se scomponiamo periodi elegantissimi, questi forse diverranno brutti, ma comprensibili e certamente meno eleganti, però la differenza sta nel comprenderli o non capirli affatto e impararli a memoria. La lingua può essere più bella se si compongono forme linguistiche piacevoli ed eleganti, anche lasciando al Lettore un po’ di mistero che affascina sempre ed intriga, ma ciò è vero quando ce lo possiamo permettere. Ci sono persone che non se lo possono permettere, magari solo per un problema di “memoria di lavoro” o a breve termine; quando ad esempio, al termine di una frase principale con tante secondarie, non ricordano più le prime parole, in quanto nel registro della memoria verbale lo “ spazio” è insufficiente. In caso di deficit intellettivo puro, accade poi che non si comprendano i nessi logici, se espressi da frasi troppo articolate e incastrate ad altre».
Com’è nata l’idea del libro?
«Prima di questo libro, Alba Arezzo ed io abbiamo ideato e realizzato dei corsi sull’argomento e sulle tecniche di cui stiamo parlando. Ammetto che il pallino dei corsi di formazione è completamente colpa mia! Ad Alba è venuta l’ottima idea di scrivere un libro che potesse essere direttamente un workbook operativo. In realtà non sapeva a cosa e a quali fatiche e vicissitudini saremmo andate incontro, ma certamente la ringrazio, perché è stata un’esperienza bellissima che ci ha arricchito tanto».
Oggi si parla molto di libri “semplificati”, che cosa ne pensa?
«Penso che possano risultare spesso ancora meno comprensibili del libro originale! Se infatti il contenuto viene “potato”, i pochi elementi che restano possono lasciare tanti dubbi e di conseguenza “umiliare” maggiormente chi non comprende.
In questo nostro libro parliamo di “esplicitazione” invece che di “semplificazione”, per non incorrere in confusione. La nostra tecnica di riadattamento di un testo consiste nel semplificare la forma linguistica, esplicitando le frasi originali in frasi via via più semplici e poi aggiungendo informazioni, piuttosto che togliendo».
C’è qualche caso in cui sconsiglierebbe di acquistare questo libro?
«La particolarità di Come rendere comprensibile un testo è che non contiene compiti già fatti, da copiare e riproporre come lezione. Vi è invece illustrata la metodologia su come adattare un testo, e quindi, se non si è intenzionati a lavorare su un testo, io sconsiglio di acquistarlo, perché non contiene lezioni precotte “da scongelare”».
Una mia curiosità: quanto tempo avete impiegato a scrivere un libro di questa portata?
«Al netto di varie interruzioni, circa otto mesi, ma questo è solo il tempo materiale ed effettivo. Per scrivere queste cose ci vuole tanta esperienza e rispetto per chi le legge. C’è il timore di scrivere testi non comprensibili o di non conoscere sufficientemente la materia per considerarsi autorevoli. È inevitabile fare errori nel corso della carriera, questi però ci consentono di imparare, e noi in un certo senso siamo “pioniere”, in quanto non esiste un libro analogo – nemmeno all’estero – che tratti globalmente tutti i temi che noi abbiamo trattato, ma solo alcuni aspetti particolari. Direi che il tempo di incubazione è praticamente tutto il tempo dei nostri studi e del nostro lavoro, forse di tutta una vita».
Come possiamo acquistarlo?
«Il volume è edito da FrancoAngeli e se ne trova una versione stampata sia acquistabile in libreria che sui siti web che spediscono il libro a casa. C’è poi anche la versione e-book scaricabile sia dal sito dell’editore sia dai siti specifici da cui è possibile acquistare libri in formato .pdf.
E ancora, esiste una pagina Facebook, nella quale si trovano approfondimenti, le date delle presentazioni nelle altre città e informazioni riguardanti i corsi di formazione. Approfitto di questa intervista per chiedere a chi è interessato di inserire le proprie recensioni e impressioni sulla nostra pagina.
Tengo infine a sottolineare che la prefazione del libro è di Carlo Hanau, già docente dell’Università di Modena e Reggio Emilia e direttore del corso di perfezionamento e master Autismo e disturbi dello sviluppo, basi teoriche e tecniche di insegnamento comportamentali, fondatore e direttore responsabile del “Bollettino dell’ANGSA”».
Leggendo il libro, e in particolare il capitolo in cui si parla di deficit visivo, ho riflettuto su come si comunica e su come si dovrebbe cambiare il modo di descrivere, mettendosi nei panni di chi ascolta. Io stessa – come persona non vedente, ma non dalla nascita – generalmente valuto l’accessibilità dei testi solo dal punto di vista tecnico, mentre una vera “accessibilità universale” non dovrebbe prescindere dal contenuto. In altre parole, credo che il modo in cui a un cieco vengono descritte le immagini e le scene che lo circondano dovrebbe tener conto del fatto se sia nato cieco o se lo sia diventato. Ad esempio le allusioni alla prospettiva o alle varie gradazioni di luce e ombra possono essere poco comprensibili a chi non vede dalla nascita?
«Certamente. I deficit di cui parliamo li conosciamo professionalmente bene, ma non solo, dato che io stessa sono una persona con disabilità visiva. Spesso ci si accorge in ritardo che ogni bambino va cresciuto “mattoncino per mattoncino”, e si dà per scontato che i ragazzi capiscano tutto. Qualche genitore pensa che il proprio figlio sia sùbito perfettamente in grado di comprendere e che farà immediatamente cose difficili e astratte. Invece le spiegazioni apparentemente banali sono fondamentali e andrebbero impartite ai bambini sin da piccoli, ovviamente con opportune esperienze concrete e modalità operative».
Pur non essendo un’addetta ai lavori, ho seguito tutto il libro con interesse e ritengo che se ne comprendano con facilità metodologie e concetti anche piuttosto specifici. Complimenti, dunque, e grazie per questo lavoro che riteniamo di utilità enorme alla didattica e alla crescita personale, augurandoci che venga ampiamente diffuso.
«Grazie, mi fa veramente piacere sentire i commenti positivi sul fatto che il testo si capisca e sia scritto in maniera facile da comprendere… mi voglio proprio godere questo momento!».
Una nuova presentazione del libro di Maria Luisa Gargiulo e Alba Arezzo, Come rendere comprensibile un testo. Guida per educatori ed insegnanti alle prese con persone con bisogni speciali (FrancoAngeli, 2017), è in programma per domani, venerdì 28 aprile, all’Istituto Cavazza di Bologna (Via Castiglione, 71, ore 17-20). Nella pagina Facebook dedicata al libro sono disponibili tutte le informazioni.