«Condividiamo la preoccupazione espressa da più parti in occasione dell’approvazione del DEF 2017 in Parlamento, relativa al rapporto tra spesa sanitaria pubblica e Prodotto Interno Lordo (PIL) nel prossimo triennio. Se si prosegue in questa direzione, la Sanità italiana rischia di scivolare sotto il livello di guardia e si mettono a rischio i Livelli Essenziali di Assistenza».
A dirlo, in una nota congiunta, sono la FIMMG (Federazione Italiana Medici Medicina Generale), e il Tribunale per i Diritti del Malato di Cittadinanzattiva, condividendo in tal senso il grido d’allarme lanciato dall’Aula del Senato durante la recente discussione sul Documento di Economia e Finanza per il 2017.
«Il livello della spesa sanitaria attuale – dichiara Silvestro Scotti, segretario nazionale della FIMMG – è già largamente inferiore a quello di altri Paesi europei, senza dimenticare che il nostro Servizio Sanitario Nazionale ha davanti a sé sfide non prorogabili, come l’applicazione uniforme dei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza), l’equità di accesso alle cure, il nuovo Piano Nazionale Vaccini, i farmaci innovativi e la sanità digitale. Se ci sono margini di risparmio nel settore, derivanti da tagli a sprechi ancora esistenti, queste risorse devono essere interamente reinvestite nel Servizio Sanitario Nazionale e il finanziamento dello stesso dev’essere fortemente riconsiderato».
«Il Servizio Sanitario Nazionale – afferma dal canto suo Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i Diritti del Malato di Cittadinanzattiva – va rafforzato e rilanciato, per rispondere meglio ai bisogni di salute dei cittadini, per contrastare le disuguaglianze che esistono nel nostro Paese e per sostenere i redditi delle famiglie. E questo si deve fare aggredendo le inefficienze, reinvestendo nella Sanità Pubblica le risorse che si recuperano e sostenendo il Servizio Sanitario Nazionale, che è un bene comune e quindi un investimento per il Paese, e non un costo».
«La difficoltà di accesso e la rinuncia alle cure, le criticità crescenti delle Regioni nel garantire uniformemente i LEA, la spesa privata dei cittadini, l’accesso alla vera innovazione, la qualità e sicurezza delle cure e dei servizi, la cronicità e la non autosufficienza, sono questioni che non possono e non devono essere affrontate portando il rapporto tra spesa sanitaria pubblica e PIL al 6,4% e cioè sotto il livello di guardia del 6,5% individuato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, superato il quale si intacca l’assistenza». (S.B.)
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