Vi è oggi un acceso dibattito scientifico sulla figura del tiflologo e purtroppo la confusione sul suo ruolo e sulla sua funzione regna ancora sovrana. Taluni, infatti, pensano addirittura che la Tiflologia sia una scienza “per pochi”, circoscritta a una ristretta cerchia di “eletti”. Si tende insomma a considerarla come una disciplina superata, collocata erroneamente al di fuori della stessa Pedagogia.
Proprio per dissipare il campo da tali paradossi scientifici, l’UICI (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti) e gli Enti ad essa collegati hanno dato luce l’anno scorso al NIS (Network per l’Inclusione Scolastica), che tra i suoi compiti principali ha appunto quello di far “rinascere” la tiflologia, definendo altresì il profilo e il percorso formativo delle figure necessarie al sostegno degli alunni con disabilità visiva.
Su quest’ultimo argomento va innanzitutto precisato che – anche se di apparente “marginalità” – la questione della denominazione delle due figure degli operatori necessari al sostegno degli studenti minorati della vista, che il NIS ha individuato, è di assoluto rilievo. Non ci possiamo permettere infatti di ingenerare sulla questione ulteriori fraintendimenti e caos e proprio per tale motivo, il NIS ha raggiunto una certa convergenza e una quasi unanimità sulla decisione di chiamare i suddetti operatori a supporto dell’inclusione degli allievi minorati della vista, rispettivamente “Educatore alla comunicazione per i disabili sensoriali” e “Pedagogista esperto in Scienze Tiflologiche”.
A tal proposito, il primo equivoco che vorrei sfatare è che attraverso la propria proposta formativa, il NIS dell’UICI non vuole alimentare “superfetazioni” e aumentare le figure a supporto dell’inclusione scolastica dei ragazzi con disabilità visiva o ancor peggio medicalizzarne l’educazione-istruzione. Sottolineare oggi l’importanza dell’Educatore alla comunicazione e del Pedagogista esperto in Scienze Tiflologiche significa infatti riaffermare e riproporre finalmente la necessità della specificità tiflologica per un proficuo processo di inclusione dei nostri allievi.
La dispersione delle competenze tiflologiche degli ultimi anni e la mancanza di un percorso formativo tiflologico universitario – causate dalla morte prematura di Augusto Romagnoli, il fondatore della Tiflologia italiana, nonché dalla chiusura negli Anni Novanta dell’unica scuola di metodo tiflologico del nostro Paese e cioè l’Istituto Augusto Romagnoli di Roma – ci hanno dunque indotto, al momento, a definire una proposta formativa delle due menzionate figure professionali, fondata su Master Universitari di Primo e Secondo Livello.
L’Educatore alla comunicazione per i disabili sensoriali è figura di Primo Livello del sostegno degli alunni non solo con disabilità visiva, ma anche con disabilità uditiva. Egli è un operatore “tecnico-strumentale”, con competenze tiflodidattiche e tiflopedagogiche di base, il cui percorso formativo, rispetto a quello dell’Esperto in Scienze Tiflologiche, è tutto sommato più agevole e semplice.
Il titolo sarebbe conseguibile dopo la frequenza di Master Universitari di Primo Livello di 1.500 ore, di cui almeno 300 di lezioni teoriche e pratiche in presenza e un centinaio in formazione a distanza “sincrona” e con il rilascio di 60 Credito Formativi Universitari. Tali Master dovranno essere aperti ad operatori che già abbiano competenze pedagogiche, sociologiche e psicologiche, e in particolare a coloro che siano in possesso di una Laurea Triennale in Scienze della Formazione, Scienze dell’Educazione e a Educatori Professionali.
Al riguardo, l’IRIFOR – l’Istituto per la Ricerca, la Formazione e la Riabilitazione dell’UICI – ha già avviato per il corrente anno accademico un Master Sperimentale per “Educatori per disabili sensoriali”, in convenzione con l’Università Carlo Bo di Urbino [se ne legga già anche su queste pagine, N.d.R.], la cui offerta formativa e il cui piano di studi mi sembrano congruenti e rispondenti alle proposte del NIS.
Anche la “spendibilità” di tale titolo mi sembra essere abbastanza interessante e appetibile, sia perché la funzione dell’Educatore alla comunicazione è già prevista dal nostro ordinamento (articolo 13, comma 3 della Legge 104/92), così come la definizione del suo profilo (stabilita dalla Legge della Buona Scuola), sia perché avrebbe una potenzialità di impiego molto importante, potendo lavorare non solo con i 4.000 alunni ciechi e ipovedenti, ma anche con gli oltre 5.000 allievi non udenti frequentanti le istituzioni scolastiche italiane di ogni ordine e grado.
Per quanto poi riguarda la figura del Pedagogista in Scienze Tiflologiche, essa consiste invece in un operatore con specifiche competenze tiflologiche, in quanto dovrebbe essere deputato alla presa in carico del progetto globale di vita della persona con disabilità visiva di ogni età e anche con disabilità aggiuntive.
Il titolo di Pedagogista esperto in Scienze Tiflologiche – o al massimo di Tiflopedagogista – sarebbe conseguibile dopo la frequenza di Master Universitari di Secondo Livello di 1.500 ore, di cui almeno 300 in presenza e un altro centinaio a distanza in modalità sincrona e con il rilascio finale di 60 Crediti Formativi.
A questi Master potranno accedere gli Educatori alla comunicazione di cui sopra, chi è in possesso di una Laurea Magistrale in Scienze della Formazione, in Scienze dell’Educazione e in Pedagogia e gli insegnanti curricolari e per il sostegno in servizio. Penserei per altro a una speciale “finestra” d’accesso anche per i consulenti tiflologici dei Centri di Consulenza Tiflodidattica (CCT) della Biblioteca per i Ciechi Regina Margherita di Monza e della Federazione Nazionale Istituzioni Pro Ciechi, con la validazione della loro esperienza lavorativa pregressa, tramite il riconoscimento di appositi crediti solo per loro. In sostanza, per tali operatori, il Master per “Esperto in Scienze Tiflologiche” rappresenterebbe una formidabile occasione di sviluppo professionale e di aggiornamento e miglioramento delle proprie competenze tiflologiche e strumentali.
A differenza dell’Educatore alla comunicazione, l’occupabilità dell’Esperto in Scienze Tiflologiche, allo stato attuale, è un po’ più tortuosa e irta di ostacoli, potendo egli trovare realisticamente impiego presso i Centri Territoriali di Supporto (CTS) (al riguardo, sempre se il Ministero non decidesse di chiuderli, sarebbe auspicabile l’apertura al loro interno di “Sportelli Tiflologici”, sul modello di quelli già costituiti per l’autismo), nei nostri Centri di Consulenza Tiflodidattica ed ex Istituti dei Ciechi, e infine nelle scuole, come figure di supporto agli organi collegiali, nella progettazione e attivazione di iniziative scolastiche ed extrascolastiche veramente inclusive per gli alunni e studenti con disabilità visiva.
Anche per il “Pedagogista in Scienze Tiflologiche”, l’IRIFOR Centrale – come si è riferito ampiamente anche su queste pagine – ha attivato un Master Universitario di Secondo Livello “ad hoc”, in convenzione con l’Università del Molise di Campobasso. Ovviamente, sia il Master in “Educatori per disabili sensoriali” dell’Università di Urbino, sia quest’ultimo dell’Università del Molise, costituiscono “esperienze pilota”, perfettibili e aperte a possibili suggerimenti migliorativi da parte del NIS dell’UICI, potendo così diventare addirittura modelli formativi nazionali, da esportare in tutti gli Atenei italiani.
E tuttavia, per avere una loro credibilità in termini occupazionali, occorre che queste due figure siano riconosciute dal sistema. Proprio per tale motivo, non bisogna “confondere” i nostri interlocutori politici e del mondo scientifico, proponendo denominazioni “aleatorie” o poco organiche rispetto al presente sistema educativo e formativo italiano. Ecco perché è fondamentale che la proposta del NIS – anche e soprattutto dal punto di vista nominale, oltreché, naturalmente, da quello formativo – sia compatibile e omogenea con quella del Disegno di Legge n. 2443 (Disciplina delle professioni di educatore professionale socio-pedagogico, educatore professionale socio-sanitario e pedagogista), già approvato alla Camera e attualmente depositato al Senato, dovendosi incardinare perfettamente al suo interno e con la proposta di esso di istituire le figure dell’Educatore socio-pedagogico e del Pedagogista.
Forse, chissà, in tal modo potremmo ritrovare quell’autorevolezza scientifica che in questi decenni ci è mancata, facendo entrare la Tiflologia a pieno titolo all’interno delle aule universitarie e ottenendo un’apposita Laurea Specialistica in Scienze Tiflologiche. Solo però facendo squadra e mettendo in comune e armonizzando le nostre proposte formative con quelle degli altri (se didatticamente valide ed efficaci), potremo vincere la difficile sfida di un’inclusione migliore per i ragazzi con disabilità visiva del Terzo Millennio.