Sarà Antonio Giuseppe Malafarina, giornalista, persona con disabilità e anche nota “firma” di questa stessa testata, il protagonista di due incontri in programma domani, sabato 13 maggio a Milano (Spazio delle Culture del MUDEC, Via Tortona, 56), all’interno del Festival Internazionale di Poesia di Milano.
Innanzitutto l’incontro intitolato Diversità di genere in una parola neutra – Storie di persone che raccontano la disabilità a seconda del genere di appartenenza (ore 10.30), curato appunto da Malafarina e moderato dal giornalista del Gruppo RCS Claudio Arrigoni, altra “firma” spesso presente sulle nostre pagine. Vi parteciperanno Riccardo Aldighieri, studente e stilista, Mario Fulgaro, poeta, formatore e animatore del Progetto Calamaio della Cooperativa Accaparlante di Bologna, Martina Gerosa, architetto-urbanista, esperta di comunicazione e disability manager e Tyrone Nigretti, autore e recensore.
«La disabilità – si legge nella presentazione – viene sovente considerata come una condizione dove il genere di appartenenza è una delle tante componenti sottaciute. Con questo incontro s’intende dare voce ad alcune persone che narrano l’affrontare la disabilità al di fuori dell’incasellamento in un’etichetta neutra, come quella del termine “disabilità”».
Successivamente (ore 11.30), Malafarina presenterà insieme a Ivan, la sua antologia poetica, intitolata semplicemente Poesia (Rayuela, 2016).
Su questo libro, così si è espresso recentemente Milton Danilo Fernández, attore, regista teatrale e scrittore, direttore artistico del Festival della Letteratura di Milano: «Vorrei poter dire, senza scivolare nella banalità, che sono orgoglioso di presentare questo libro di Antonio. Non lo faccio. Non perché non lo sia, ma perché mai come in questo momento quell’orgoglio mi appare meschino, al cospetto del sentimento di gratitudine e di profonda ammirazione che provo nei suoi confronti. Per l’amicizia, della quale un giorno mi ha fatto dono. Per l’universo poetico, che ho potuto condividere in anteprima, e nel quale mi sono addentrato con un senso di imbarazzo e di rispettosa ammirazione, quelle sensazioni che si provano quando capiamo di essere in presenza di qualcosa più grande di noi, e abbiamo paura di non essere all’altezza. Per il suo amore per la vita, che trasuda da ciascuno dei suoi versi. Il suo sguardo attento e lieve. Il tocco fluente con cui prende ad accarezzare le parole, quando meno te lo aspetti. Il suo essere poesia, prima ancora che poeta. Quel colpo in piena faccia che ti scuote, quando è vero. L’impatto – alle volte crudele – della bellezza». (S.B.)
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