«A seguito di una patologia neurologica – spiega Jacopo Bonavita, medico dirigente dell’Unità Spinale dell’Istituto Riabilitativo di Montecatone (Imola) – e in particolare di una lesione midollare o di un ictus, l’obiettivo della riabilitazione locomotoria non è solo quello di migliorare il recupero e la forza muscolare, ma anche in un certo senso di “riaddestrare” il sistema nervoso centrale, cercando di riattivare le connessioni neurali “spente”, e di migliorare l’equilibrio. Gli esercizi intensivi e focalizzati su compiti specifici possono dunque consentire un riapprendimento migliore e più veloce della locomozione, compatibilmente con l’entità della lesione. Oltre poi al training riabilitativo manuale convenzionale, in tempi recenti la riabilitazione del cammino si sta avvalendo anche di tecnologie e dispositivi altamente sofisticati, alcuni dei quali robotizzati. Questi ultimi appaiono sempre più promettenti, perché consentono la riabilitazione di più articolazioni contemporaneamente, permettendo quindi alla persona neurolesa l’esecuzione di un’attività funzionale completa, e dunque non solo segmentaria, e di compiere una traiettoria del cammino più precisa e ripetitiva».
In tal senso, proprio presso l’Istituto Riabilitativo di Montecatone – la nota struttura emiliana specializzata nella cura e nel trattamento delle lesioni midollari e delle gravi cerebrolesioni -, con la prospettiva di una continua attenzione all’innovazione e ai progressi della tecnologia in campo riabilitativo, si è svolto uno studio scientifico volto a testare la possibilità di utilizzare un esoscheletro robotizzato (un robot “indossabile” dalla persona), per la riabilitazione del cammino dei pazienti con lesione incompleta del midollo spinale.
«Tale studio – ricorda Vito Colamarino dell’Ufficio Comunicazione di Montecatone – è stato approvato dal Comitato Etico Scientifico della Provincia di Bologna e si è svolto attraverso una fase preliminare, con la promozione di un network fra i più rilevanti Centri Riabilitativi Italiani, che hanno adottato il più innovativo dei sistemi robotizzati disponibili sul mercato, l’EKSOGT, esoscheletro prodotto dalla società statunitense Ekso Bionics. A Montecatone il robot è stato acquisito nel 2015, con la formula del noleggio, grazie a un ingente investimento economico, sostenuto in modo cospicuo dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Imola, a favore della Fondazione Montecatone. Sotto stretta supervisione medica, quindi, questo esoscheletro permette alle persone neurolese e a quelle paraplegiche di stare in stazione eretta e di muoversi correttamente sul suolo, gestendo da sole il proprio peso corporeo, appoggiandosi con le braccia a una coppia di stampelle o a un deambulatore. Le gambe vengono governate da motori a batteria ricaricabile, in sostituzione delle funzioni neuromuscolari, e la camminata si ottiene attraverso sensori che rilevano il peso spostato e fanno scattare i singoli passi. Il tutto è controllato da un computer e la programmazione avviene attraverso un display accessibile al fisioterapista, che deve sempre assistere il paziente durante la seduta di utilizzo dell’apparecchio».
«Dal momento che l’EKSO viene indossato sopra i vestiti – aggiunge Colamarino -, il passaggio da persona a persona è di pochi minuti e quindi le sessioni di riabilitazione robotizzata, della durata di circa un’ora ciascuna, sono condotte su più individui durante una stessa giornata. Il dispositivo consente al paziente di deambulare in sicurezza già nel corso delle prime sessioni, attraverso un sistema di programmazione graduale che facilita la progressione dell’apprendimento. La versione GT dell’EKSO consente una tipologia riabilitativa definita Variable Assist, la quale che fa sì che il paziente contribuisca al movimento con il grado di forza posseduto da ogni gamba e che la forza necessaria alla camminata sia compensata attraverso l’azione dei motori. Il riabilitatore può quindi regolare il livello di forza del dispositivo in tempo reale, a seconda dei bisogni e degli obiettivi della singola terapia, controllando inoltre la frequenza e la lunghezza dei passi. L’apparecchio offre inoltre la possibilità di misurare e tracciare i deficit e i progressi della persona durante il suo percorso riabilitativo».
In sostanza, l’obiettivo dello studio – della durata di due anni e ora in fase conclusiva – era quello di delineare le risposte al training riabilitativo con l’EKSOGT in un elevato numero di pazienti mielolesi incompleti, valutandone al tempo stesso il grado di sicurezza e tollerabilità.
«Rispetto a quanto raccolto dagli altri Centri coinvolti nello studio – ha dichiarato il responsabile di esso, il già citato Jacopo Bonavita, nel corso di un incontro dedicato appunto alla presentazione dei primi risultati, già segnalato anche dal nostro giornale – i punti di forza di questa sperimentazione sono l’elevato numero di pazienti inclusi (74 sono stati sottoposti al training con EKSO, dei quali 34 reclutati all’interno dello studio) e l’alta omogeneità dei dati raccolti. I risultati dimostrano che l’esoscheletro permette una precoce possibilità riabilitativa, per chi può recuperare un cammino parziale dopo una lesione midollare. Hanno permesso, inoltre, di delineare un utilizzo ancora più appropriato ed efficace nell’àmbito del percorso riabilitativo. Infine, abbiamo riscontrato che la soddisfazione dell’utenza rappresenta un forte incentivo motivazionale in vista del recupero delle funzioni perdute».
«Questa esperienza – ha affermato dal canto suo Augusto Cavina, presidente dell’Istituto Riabilitativo di Montecatone – ha sicuramente avuto riscontri positivi e accresciuto il potenziale tecnologico e di competenze della nostra struttura. L’intento è quello di proseguire sul percorso intrapreso, sia aumentando la tipologia di pazienti che possono usufruire di questo strumento, sia presentando nuovi progetti di ricerca con finalità più specifiche, sulla base dei dati già acquisiti». (S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Comunicazione Esterna Montecatone (Vito Colamarino), vito.colamarino@montecatone.com.