«La disponibilità del Ministro a partecipare a questo incontro è un fatto molto importante: la nostra organizzazione, infatti, è nata anche con questo obiettivo: incentivare e promuovere iniziative che coinvolgano il territorio: i cittadini, le istituzioni, le associazioni locali, le scuole».
Così Alessandro Manfredi, presidente della LEDHA di Lodi (Gruppo Intesa Associazioni Lodigiane Disabilità) – rappresentanza locale della LEDHA, la Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità che costituisce la componente lombarda della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) – presenta l’incontro promosso per il 17 luglio presso il Foyer della Banca Popolare di Lodi (Via Polenghi Lombardo, ore 9.30), con Valeria Fedeli, ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca.
Insieme allo stesso Manfredi, dialogherà con Fedeli anche il presidente della LEDHA Alberto Fontana, per un incontro che avrà segnatamente al centro i temi dell’inclusione scolastica per gli alunni e studenti con disabilità e in particolare le principali novità e i punti critici del Decreto 66/17, attuativo della Legge 107/15 (cosiddetta La Buona Scuola), nelle parti in cui più strettamente riguarda i diritti dei bambini e dei ragazzi con disabilità che frequentano le scuole di ogni ordine e grado.
«Uno degli elementi che ci preoccupa maggiormente – sottolinea in tal senso Alberto Fontana – è il fatto che la Legge, nella parte in cui interessa gli alunni con disabilità, garantisca il diritto all’inclusione scolastica «nel limite delle risorse disponibili» e questa è una situazione che rischia di penalizzare gli Enti Locali deputati a erogare questi servizi: infatti, il trasporto, l’assistenza alla comunicazione e ad personam sono essenziali per garantire il diritto all’istruzione, che è un diritto esigibile e che, come ha recentemente sottolineato anche la Corte Costituzionale con la Sentenza 275/16, non può essere sottoposto a vincoli di bilancio».
Un altro tema ritenuto particolarmente delicato dalla LEDHA è quello della situazione di precarietà del sostegno. Se cioè da un lato le cattedre messe a disposizione sembrano essere insufficienti, dall’altro solo la metà dei docenti di sostegno ha una specializzazione, senza dimenticare che questa categoria è segnata da un altissimo livello di precariato, che non garantisce un servizio di effettivo sostegno adeguato alle esigenze dei bambini e dei ragazzi con disabilità.
«Sul tema dell’inclusione scolastica degli alunni con disabilità – conclude Fontana – l’Italia ha una delle legislazioni più avanzate al modo. E tuttavia, negli ultimi anni questo modello mostra segni di affaticamento. Da qui la volontà delle Associazioni di stimolare un dibattito che non si limiti a toccare i temi – pur centrali – delle risorse, ma che possa avviare un ragionamento in cui al centro vi sia la scuola “di tutti e per tutti”». (S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: ufficiostampa@ledha.it (Ilaria Sesana).