Sono un docente cieco di Filosofia e Storia, nello specifico “di seconda fascia” e dunque precario. Come tutti i docenti, in particolare quelli a tempo determinato, ho la necessità di accumulare più punti possibili, sia attraverso i servizi, sia attraverso i titoli culturali. Il meccanismo è semplice: più punti hai e più possibilità hai di avere un incarico.
Accumulare i punti attraverso i titoli culturali alimenta un mercato la cui qualità e serietà è molto discutibile, ma ciò che qui voglio denunciare e l’inaccessibilità di molti di essi.
In estrema sintesi, se un prodotto culturale non è fruibile da parte di un cieco, quest’ultimo è privato del suo diritto alla formazione e indirettamente al lavoro.
Questa la mia esperienza: a giugno mi iscrivo a due corsi erogati su piattaforma online, proposti dall’Ente Solo Formazione, ignorando completamente che il loro portale era del tutto non fruibile attraverso i software che una persona cieca utilizza normalmente per gestire un computer. Per ottenere le certificazioni, dunque, sono stato costretto a chiedere a un’amica di leggermi i questionari, di selezionare le risposte, di scaricarmi il materiale e di far partire i video.
Ad agosto, poi, vengo a conoscenza di un corso di perfezionamento come mediatore culturale promosso dall’ente di formazione Icotea. Questa volta, prima di pagare, chiedo se il portale è accessibile. Offro la mia disponibilità per testarne la fruibilità in una modalità provvisoria, mi rispondono che avrebbero chiesto ai loro tecnici. Passano i giorni, scade l’offerta economica sull’iscrizione al corso e a tutt’oggi non ho ancora ricevuto una risposta!
Tutti questi corsi sono riconosciuti dal Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca e quindi il Ministero autorizza quella che è una discriminazione.
Qualcuno dirà: ma come possono saperlo? Io credo che debbano controllare e pretendere che ciò che ha l’approvazione dello Stato rispetti lo Stato stesso e le sue Leggi. Infatti, con questi sistemi, la situazione per i docenti ciechi – precari o di ruolo che siano – è drammatica: l’accesso alla formazione, al perfezionamento, al miglioramento della propria persona intraprende in questo modo una via di discriminazione ed esclusione. E la bella notizia che tutto questo sta avvenendo con l’approvazione dello Stato Italiano!
Sulla vicenda denunciata da Gennaro Iorio, anche l’UICI (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti), ha espresso una dura presa di posizione, tramite la propria Commissione Nazionale per l’Istruzione e la Formazione, come riferito su queste stesse pagine da Marco Condidorio, coordinatore di tale Commissione. In particolare l’UICI intende «avviare un’indagine, che consenta di ottenere dal Ministero le garanzie utili a evitare episodi di discriminazione come questo».