Quei portali online che calpestano i diritti

«Se un prodotto culturale non è fruibile da parte di un cieco – scrive Gennaro Iorio -, quest’ultimo è privato del suo diritto alla formazione e indirettamente al lavoro. È quanto succede con i corsi di formazione a distanza proposti da una serie di Enti riconosciuti dal Ministero, ma non accessibili ai ciechi. Si tratta quindi di una grave discriminazione, che avviene con l’approvazione dello Stato Italiano!». Su tale vicenda l’UICI (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti) avvierà un’indagine, per ottenere dal Ministero le garanzie utili a evitare simili episodi di discriminazione

Disegno di una mano che sollevo un omino tra tanti omini. Rappresenta la discriminazione

«Se un prodotto culturale non è fruibile da parte di un cieco – denuncia Gennaro Iorio -, quest’ultimo è privato del suo diritto alla formazione e indirettamente al lavoro»

Sono un docente cieco di Filosofia e Storia, nello specifico “di seconda fascia” e dunque precario. Come tutti i docenti, in particolare quelli a tempo determinato, ho la necessità di accumulare più punti possibili, sia attraverso i servizi, sia attraverso i titoli culturali. Il meccanismo è semplice: più punti hai e più possibilità hai di avere un incarico.
Accumulare i punti attraverso i titoli culturali alimenta un mercato la cui qualità e serietà è molto discutibile, ma ciò che qui voglio denunciare e l’inaccessibilità di molti di essi.

In estrema sintesi, se un prodotto culturale non è fruibile da parte di un cieco, quest’ultimo è privato del suo diritto alla formazione e indirettamente al lavoro.
Questa la mia esperienza: a giugno mi iscrivo a due corsi erogati su piattaforma online, proposti dall’Ente Solo Formazione, ignorando completamente che il loro portale era del tutto non fruibile attraverso i software che una persona cieca utilizza normalmente per gestire un computer. Per ottenere le certificazioni, dunque, sono stato costretto a chiedere a un’amica di leggermi i questionari, di selezionare le risposte, di scaricarmi il materiale e di far partire i video.
Ad agosto, poi, vengo a conoscenza di un corso di perfezionamento come mediatore culturale promosso dall’ente di formazione Icotea. Questa volta, prima di pagare, chiedo se il portale è accessibile. Offro la mia disponibilità per testarne la fruibilità in una modalità provvisoria, mi rispondono che avrebbero chiesto ai loro tecnici. Passano i giorni, scade l’offerta economica sull’iscrizione al corso e a tutt’oggi non ho ancora ricevuto una risposta!

Tutti questi corsi sono riconosciuti dal Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca e quindi il Ministero autorizza quella che è una discriminazione.
Qualcuno dirà: ma come possono saperlo? Io credo che debbano controllare e pretendere che ciò che ha l’approvazione dello Stato rispetti lo Stato stesso e le sue Leggi. Infatti, con questi sistemi, la situazione per i docenti ciechi – precari o di ruolo che siano – è drammatica: l’accesso alla formazione, al perfezionamento, al miglioramento della propria persona intraprende in questo modo una via di discriminazione ed esclusione. E la bella notizia che tutto questo sta avvenendo con l’approvazione dello Stato Italiano!

Sulla vicenda denunciata da Gennaro Iorio, anche l’UICI (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti), ha espresso una dura presa di posizione, tramite la propria Commissione Nazionale per l’Istruzione e la Formazione, come riferito su queste stesse pagine da Marco Condidorio, coordinatore di tale Commissione. In particolare l’UICI intende «avviare un’indagine, che consenta di ottenere dal Ministero le garanzie utili a evitare episodi di discriminazione come questo».

Docente cieco di Filosofia e Storia.

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