Forse un “bizzarro virus” sta colpendo chi fa televisione?

di Stefania Stellino*
Vien da pensarlo, dopo l’inqualificabile utilizzo del termine “mongoloide” da parte del giornalista Marco Travaglio e di un cronista di “Sky Sport”, ciò che tra l’altro ha dato vita a un assurdo dibattito sull’opportunità di sdoganare quella stessa parola come sinonimo di “assolutamente incapace”. Ultimo episodio in ordine di tempo, quello che ha visto la giornalista e conduttrice televisiva Myrta Merlino definire “autistico” chi scrive senza riflettere. «Vorrei darle la possibilità - scrive Stefania Stellino - di farle conoscere più da vicino cosa significhi la condizione autistica»
Myrta Merlino
La giornalista e conduttrice televisiva Myrta Merlino, durante il programma di La7 “L’aria che tira”

E non si dica che stiamo tutti col dito puntato. No. Meglio dire che siamo attenti a quel che si dice, perché le parole hanno un peso, soprattutto se pronunciate in televisione, con la grande responsabilità che la conduttrice, il conduttore o l’ospite di turno ha il dovere assumersi e di conseguenza quello di risponderne.

E allora ieri, in chiusura di una puntata per altro interessante come sempre, del programma di La7 L’aria che tira, all’interno della rubrica Odiolodio. La violenza sui social, la conduttrice Myrta Merlino ha definito “autistico” lo scrivere senza riflettere, cose senza senso e di cattivo gusto, oltre che “violente” sui social…
Forse voleva dire “da automa”? Non so e non si può sempre fare l’analisi delle intenzioni. Quel che conta è che in una rubrica che pesa le parole e mette (giustamente) alla berlina i commenti offensivi e, mi permetto di dire, “da idioti ignoranti” (nel senso etimologico dei termini), la giornalista, che personalmente seguo proprio per la sua onestà intellettuale, non può permettersi di cadere esattamente nella stessa rete di ciò che combatte.

Parole usate senza il giusto valore non fanno che accrescere lo stigma/odio nei confronti di qualcosa che ancora non si conosce, nonostante le numerose campagne di sensibilizzazione.
Infatti, nell’immaginario collettivo “autistico” è ancora sinonimo di chiusura, di mancanza di sentimenti, una parola caricata di un alone di negatività, che non aiuta certo il lavoro di quanti ogni giorno cercano di rendere meno ripida la strada di quelle Persone che sono nello spettro autistico, Persone come tutte le altre, che hanno bisogno solo di una possibilità, per sentirsi parte della società.

Mi aspetto a nome di tutte le Persone con disturbi dello spettro autistico le scuse da parte della dottoressa Merlino, o quanto meno la possibilità di farle conoscere più da vicino la condizione autistica!

Presidente dell’ANGSA Lazio (Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici).

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