A riflettori appena spenti sulla Seconda Settimana Nazionale della Dislessia promossa dall’AID (Associazione Italiana Dislessia) e di cui avevamo ampiamente riferito anche sul nostro giornale, arriva una videoinchiesta realizzata dal giornalista Luca Bertazzoni, per conto dell’Ordine degli Psicologi del Lazio e in occasione della Giornata Nazionale della Psicologia del 10 ottobre, che lancia l’allarme sui tempi “biblici” di cui necessita un bimbo nel Lazio per ottenere una diagnosi di DSA (disturbo specifico di apprendimento, ovvero dislessia, disgrafia, disortografia o discalculia, di cui si legga nel box in calce).
«Fino a diciotto mesi di attesa per una diagnosi – si legge infatti in una nota diffusa dall’Ordine degli Psicologi del Lazio -: è quanto accade nella nostra Regione a un bambino con DSA che si rivolga a una struttura pubblica per ottenere il supporto che gli spetta. Lo documenta la videoinchiesta di Luca Bertazzoni che diffonderemo integralmente domani, 10 ottobre, sul nostro sito. A sette anni, dunque, dall’approvazione della Legge 170/10 [“Nuove norme in materia di disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico”, N.d.R.], che raccomandava alle Regioni di garantire una “diagnosi precoce” dei DSA, allo scopo di offrire ai bambini “il diritto all’istruzione” ed “eguali opportunità di sviluppo delle capacità in àmbito sociale e professionale”, questo servizio giornalistico dimostra come tali disposizioni siano del tutto inapplicate. E tra inefficienze delle strutture sanitarie, inerzia della politica e disagio delle famiglie, a pagare il prezzo più alto sono i bambini».
«Il Lazio – sottolinea Nicola Piccinini, presidente dell’Ordine degli Psicologi di questa Regione – è rimasta una delle due Regioni a non avere recepito la Legge 170/10, come previsto dalla stessa Legge e dall’Accordo Stato-Regioni del 25 luglio 2012. Chiediamo quindi all’Amministrazione di rimediare il prima possibile a questa gravissima mancanza. Se infatti nessuno è in grado di garantire la presa in carico di questi bambini, il loro disturbo può diventare ancora più severo, pregiudicandone seriamente la salute psicologica e l’inserimento sociale». (S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: media@ordinepsicologilazio.it (Giuliano Maria Lesca).
La dislessia, gli altri disturbi specifici di apprendimento e l’AID
Il più diffuso DSA (disturbo specifico di apprendimento) è la dislessia, cioè il disturbo specifico della lettura, che si manifesta e si evolve in concomitanza dell’inizio dell’attività scolastica, quando emergono le prime difficoltà nell’attivare in maniera fluente e senza affaticamento tutte quelle operazioni mentali necessarie per leggere, quali riconoscere le lettere singole, le sillabe e quindi le parole, associandole ai suoni corrispondenti. Frequenza degli errori e lentezza nella decodifica ne sono i tipici aspetti: il bambino può, per esempio, presentare difficoltà nel riconoscere, scambiandoli tra loro, grafemi che differiscono visivamente per piccoli particolari quali: “m” con “n”, “c” con “e”, “f” con “t”, “a” con “e”.
La persona con disortografia, invece, evidenzia la difficoltà a tradurre correttamente le parole in simboli grafici e a confondere il suono delle lettere (per esempio “f/v”, “t/d”, “p/b”, “c/g”, “l/r”).
Un terzo disturbo che impedisce alla persona di esprimersi nella scrittura in modo fluido è la disgrafia, caratterizzata da una grafia spesso illeggibile, da una pressione eccessiva sul foglio e dallo scarso rispetto degli spazi sul foglio.
C’è infine la difficoltà a comprendere simboli numerici e a svolgere calcoli matematici, conosciuta con il nome di discalculia. Stando ai dati, circa il 3% della popolazione studentesca è affetta da tale disturbo, che complica la lettura e la scrittura dei numeri e soprattutto l’elaborazione delle quantità. Gli errori collegati a questa problematica molto spesso non vengono riconosciuti nell’immediato. Diversi, infatti, sono i casi di discalculia erroneamente diagnosticati come dislessia.