Quando una persona con una fortissima voglia di vivere, protagonista di un lungo e straordinario impegno civile, lucidissima, ragionevole e obiettiva, decide di porre fine alla sua esistenza con dignità e determinazione, l’impatto sulle coscienze non può che essere sconvolgente. Lo è per chiunque, ma lo è ancora di più per il movimento delle persone con disabilità, visto che Loris Bertocco era uno di noi.
Loris, veneziano, prima tetraplegico poi cieco, al termine di una disperata battaglia ha preso la via, già percorsa da altri, della Svizzera, scegliendo di porre fine alla propria esistenza in modo assistito. «Proprio perché amo la vita credo che adesso sia giusto rinunciare ad essa vista la sofferenza gratuita sia fisica che spirituale».
Ma, coerente fino all’ultimo con un impegno civile che ha vissuto da protagonista per anni, ha lasciato un lungo memoriale, una testimonianza che Loris spera possa «scuotere un po’ di coscienze ed essere di aiuto alle tante persone che stanno affrontando ogni giorno un vero e proprio calvario».
La vicenda umana di Loris, l’esito della sua esistenza rappresenta una sconfitta, ma anche una denuncia fredda e impietosa dell’abbandono e della solitudine che troppe persone con disabilità vivono nel nostro Paese.
Uno scenario in cui a causa di istituzioni lente, di amministrazioni sorde e di politiche inadeguate e distratte, le persone con gravi necessità di supporti intensivi non trovano risposta e, assieme alle loro famiglie, sono costrette all’isolamento e alla perdita della stessa dignità umana.
Nelle ultime parole di Loris troviamo puntuali e non rancorosi resoconti di disagio, difficoltà, ostacoli, porte chiuse, sostegni rifiutati. Responsabilità che verosimilmente rimarranno, ancora una volta, anonime, anche di fronte ad una morte annunciata. Che non sarà né la prima, né l’ultima se questa vicenda non contribuirà a scuotere le coscienze come Loris sperava.
Chi ricopre un ruolo politico o istituzionale, chi è responsabile dei servizi, legga il memoriale di Loris e tragga da questa tragica lezione un insegnamento: non siamo una voce di costo, ma persone con dignità umana e con il diritto a vivere in modo non umiliante. E questo diritto umano non si garantisce a parole, ma con un costante e concreto impegno. Da subito.
Riceviamo dal Movimento Veneto per la Vita Indipendente delle Persone con Disabilità:
«Siamo stati vicini a Loris, abbiamo parlato con lui a lungo, abbiamo tentato in ogni modo di farlo recedere dal suo proposito, ma Loris aveva deciso che era giunto il momento di porre fine alla sua vita per tanti motivi, per la sua gravità ogni giorno più difficile da sopportare, per le sofferenze, per le tante difficoltà quotidiane, per le incomprensioni degli amministratori.
“Me ne vado e non lo faccio in silenzio”, ci ha detto, “continuo in questo modo la mia battaglia per l’assistenza personale, per la vita indipendente, per un mondo più giusto e pulito”.
Abbiamo rispettato la sua decisione. Loris sarà sempre nei nostri pensieri, difficile dimenticarlo, non mancava un appuntamento, un sit-in, una manifestazione, era il pilastro che spronava il movimento ad agire, a superare la stanchezza, a non rassegnarsi. “Dobbiamo vincere questa battaglia di civiltà”, diceva.
Addio Loris ci siamo voluti bene, non ti dimenticheremo».
Ricordiamo ancora il link a cui èpossibile leggere il memoriale di Loris Bertocco.